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martedì 23 aprile 2024

IL TRIONFO (e il dominio) DI UN'INTER STELLARE


“Seconda stella a destra, questo è il cammino 
E poi dritto fino al mattino 
Poi la strada la trovi da te 
Porta all'isola che non c'è.” 
Domenica sera scrivevo “Immagino fra 30-40 anni, seduti su una panchina ai giardinetti pubblici, chiacchierare con un amico, ovviamente interista, “Eh, ti ricordi quella volta che vincemmo lo scudetto della seconda stella proprio nel derby. Eh, bei tempi”. O magari seduti sul divano, bevendo un sorso di vino rosso, raccontare questa stagione ai nipotini che ti chiedono “Nonno, raccontaci di quella volta che l’Inter vinse lo scudetto della seconda stella nel derby”.” 
Sì, un giorno lo potremo raccontare. Potremo raccontare di questa straordinaria stagione, di come abbiamo monopolizzato il campionato, di come abbiamo battuto record su record (27 partite vinte su 33, 79 gol fatti, 18 subiti, e ancora mancano 5 giornate). Tutti dicono, anzi diciamo, abbiamo vinto il campionato. No, miei cari, il campionato non lo abbiamo vinto lo abbiamo STRAvinto. 
La Juventus ha retto fino a febbraio, ha pure accarezzato il sogno di sorpassarci e di andare in fuga, poi anche lei si è sciolta come neve al sole (ho perso il conto dei punti di distacco, saranno 20-22, mi pare). Il Milan ha provato a fare tabelle e a sognare per qualche settimana, ma era un sogno remoto, lontano, inafferrabile. Questo campionato, di fatto, non è mai stato veramente in discussione. 
Credo che sia sempre importante ricordarsi da dove siamo partiti. Vi ricordo che questa estate abbiamo perso Lukaku, Dzeko, Skriniar, Onana, Brozovic, Handanovic. Ad un certo punto avevamo solo Di Gennaro come portiere, poi sono arrivati il 36enne Sommer e Audero, in attacco Thuram, grandissima incognita, e due giocatori sul viale del tramonto come Arnautovic e Sanchez. Certo sono arrivati anche Frattesi e Pavard, ma ad inizio stagione, è bene ricordarlo, non eravamo proprio ottimisti. Diciamocelo sinceramente, speravamo e puntavamo alla qualificazione in Champions League, nulla più. 
Poi però la parola è passata al campo, abbiamo vinto le prime partite, abbiamo superato il Milan con un netto 5-1, ma subito dopo sono arrivati i primi intoppi. La sconfitta col Sassuolo a fine settembre, il pareggio col Bologna in casa. Poco male, ogni volta ci siamo rialzati e abbiamo continuato la nostra corsa. Fino a chiudere il girone d’andata da Campione d’Inverno
A gennaio poi la Supercoppa Italiana permetteva alla Juventus di sorpassarci in campionato e di sognare in grande. Ma lo scontro diretto rimetteva le cose a posto e il filotto di 10 vittorie consecutive ad inizio 2024 davano l’accelerata definitiva per andare a vincere lo scudetto in scioltezza. Mancava solo la matematica. Che è arrivata nella serata e nella notte più bella, quella che sognavamo da tempo. 
Quando si vince così è difficile, se non impossibile, eleggere il migliore o i migliori della stagione. Tutti hanno dato il loro contributo, tutti hanno messo un piccolo mattoncino per costruire questo fantastico scudetto. 
I titoloni se li prende giustamente Lautaro Martinez, perché leader, capitano e bomber di questa squadra, ma altrettanto prezioso in attacco è stato Thuram, una autentica sorpresa, in pochi immaginavamo che potesse avere un impatto così positivo sulla stagione dell’Inter. Mente e regista di questa squadra è Calhanoglu. Il turco è cresciuto esponenzialmente nelle ultime due stagioni fino a reinventarsi regista. Preziosissimo a centrocampo anche Mkhitaryan, preso come rincalzo due stagioni fa, è diventato un tassello fondamentale di questa Inter a tal punto che Inzaghi raramente rinuncia a lui. Ma quando si parla di centrocampo non bisogna dimenticare Niccolò Barella, sempre prezioso con la sua grinta. Sulle fasce ecco Darmian, l’uomo ovunque, capace di giocare da esterno destro, esterno sinistro, in difesa, dappertutto, e dall’altro lato Dimarco, l’Andy Brehme del 2000, segna, crossa, spinge e soprattutto nerazzurro doc, tifoso sfegatato prima che giocatore. In difesa Acerbi (quanti hanno criticato il suo acquisto due stagioni fa?) è diventato imprescindibile in mezzo con Pavard e Bastoni ai lati. Il francese ha dimostrato di valere tutti i soldi spesi per il suo acquisto e il difensore italiano è ormai uno dei migliori nel suo ruolo. In porta infine il vecchietto Sommer. Arrivato tra mille critiche e scetticismi, ha chiuso la saracinesca della porta nerazzurra come non succedeva da un po’ di tempo, non facendo rimpiangere la partenza di Onana o l’Handanovic dei tempi migliori. 
Ma la differenza quest’anno l’hanno fatta anche le riserve. Lo scorso anno troppe volte dicevamo che Inzaghi non avesse alternative valide. Detto, fatto. Ecco Frattesi, preziosissimo con i suoi gol (pochi, ma tutti decisivi per il risultato finale), De Vrij, tornato ad alti livelli dopo un paio di stagioni opache, Carlos Augusto, fondamentale sia come esterno sinistro che come difensore, Dumfries, titolare sicuro se non ci fosse Darmian davanti a lui, Bisseck, la vera sorpresa di questa Inter, soprattutto per come è cresciuto nell’arco della stagione, Asslani, finalmente maturato e diventato validissima alternativa a Calhanoglu, Sanchez e Arnautovic, che il loro piccolo contributo lo hanno comunque dato, e ancora Cuadrado, Klaassen, Sensi, Audero, anche Di Gennaro, il terzo portiere, nonostante non sia mai sceso in campo. Questo scudetto è di tutti loro, senza distinzioni. 
Ma soprattutto questo scudetto è di Simone Inzaghi. La scorsa primavera era più fuori che dentro il progetto Inter, gli #inzaghiout fiorivano alla grande, tutti ne invocavano l’esonero. Lui è andato dritto per la sua strada, ci ha riportato in finale di Champions League dopo 13 anni e da lì è ripartito alla conquista dello scudetto nerazzurro, l’unico trofeo che mancava nella sua personale bacheca. Gli elogi ormai si sprecano per il tecnico piacentino, a cui, forse, dovremmo chiedere scusa per non aver creduto in lui lo scorso anno. Se questa Inter è diventata una macchina perfetta, che vince, diverte, gioca in modo sublime (nonostante qualche “esperto” dica il contrario), può giocarsela alla pari con le big europee, il merito è solo e soltanto di Simone Inzaghi. È lui l’uomo della seconda stella. Senza ombra di dubbio. 
Grazie Ragazzi, Grazie Simone, Grazie Inter. Amala. FORZA INTER!!!
ENTIUS. Giornalista mancato, tifoso nerazzurro, blogger per passione. Appassionato di calcio da quando i Mondiali di Italia ’90 gli cambiarono la vita. Ha deciso che scriverà un libro prima o poi.


4 commenti:

Brother ha detto...

Dopo cinque giorni non siamo ancora riusciti a realizzare in pieno ciò che abbiamo combinato. Questo campionato e questa vittoria resterà nella storia, potete contarci. Forza Inter!!!

Brother ha detto...

Peccato per come è andata nelle coppe. Questa squadra avrebbe potuto tranquillamente infilare un altro Triplete.

Entius ha detto...

@Brother. Sono daccordo con te, ma in Coppa Italia abbiamo beccato una serata storta e la Champions League è la competizione dei dettagli. Per dire, ai quarti il City ha dominato contro il Real, ma alla fine è uscito ai rigori. Accontentiamoci di questo scudetto, andrà meglio l'anno prossimo.

Stefano ha detto...

Bisogna rendere merito ad una squadra che ha monopolizzato il campionato e lo ha fatto con prestazioni davvero eccellenti. Il fatto che la concorrenza lasciasse a desiderare é solo un particolare secondario.