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sabato 29 novembre 2014

Palla al Centro. WEEKEND DA ALTA QUOTA

PALLA AL CENTRO – Discussioni e commenti aspettando il fischio d’inizio
Menù quanto mai ricco ed interessante quello che offre questo weekend. Dal derby della Mole tra Juventus e Torino all’interessante sfida tra Roma e Inter passando per lo scontro al vertice in Serie B (Carpi-Frosinone), in Austria, in Belgio e in Svizzera. E occhio anche a Siviglia-Barcellona in Spagna e Psv-Feyenoord in Olanda.
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 SERIE A (Italia) – 13^ Giornata 

Sabato 29 Novembre ore 18

SASSUOLO-VERONA


Sabato 29 Novembre ore 20.45

CHIEVO-LAZIO

giovedì 27 novembre 2014

QUALIFICAZIONE E PRIMO POSTO: CHE REGALO PER IL MANCIO!!

Europa League 2014-2015 – Girone F Quinta Giornata
INTER - DNIPRO 2 - 1
16’ Rotan – 30’KUZMANOVIC – 50’ OSVALDO

INTER (4-4-2): Handanovic; Nagatomo (dal 37’ p.t. Campagnaro), Ranocchia, Juan Jesus, Dodò; Hernanes (dal 16’ s.t. Obi), Guarin, Medel, Kuzmanovic; Osvaldo, Icardi (dal 10’ s.t. Andreolli).
Panchina: Carrizo, Palacio, Krhin, Bonazzoli.
All. Mancini (in panchina Nuciari).
DNIPRO (4-2-3-1): Boyko; Fedetskiy (dal 25’ s.t. Matheus), Douglas, Mazuch (dal 37’ s.t. Seleznyov), Vlad; Kravchenko (dal 28’ s.t. Bruno Gama), Cheberyachko; Luchkevych, Rotan, Konoplyanka; Kalinic .
Panchina: Lastuvka, Leo Matos, Shakhov, Politylo.
All. Markevych
ARBITRO: Madden.

Missione compiuta. L’Inter batte il Dnipro (non senza qualche affanno) grazie ai gol di Kuzmanovic e Osvaldo che hanno ribaltato l’iniziale vantaggio ucraino e conquista in un solo colpo la qualificazione al turno successivo e la certezza matematica del primo posto.
Rispetto al derby ci sono Medel, Hernanes e Osvaldo al posto di Obi, Kovacic e Palacio. Queste le scelte di mister Mancini che festeggia proprio oggi i suoi 50 anni ma che deve accomodarsi in tribuna per una squalifica rimediata la scorsa stagione col Galatasaray (in panchina, in attesa della nomina del vice, ci è andato il preparatore dei portieri Nuciari).

La partenza nerazzurra è molle e nella prima mezzora si vede quasi solo il Dnipro. Gli ucraini trovano il vantaggio dopo un quarto d’ora. Palla strappata di Rotan, apertura per Konoplyanka, che scaraventa un sinistro su cui Handanovic mette le mani per deviare, sulla ricaduta però Rotan è più rapido di Juan Jesus e mette dentro il vantaggio ospite.

mercoledì 26 novembre 2014

11+11 = 6, L'equazione del calcio zemaniano.


L’ultimo 3-3 in campionato della squadra sarda, racchiude l’equazione matematica del prototipo del calcio zemaniano : 11+11=6. Due squadre che si fronteggiano a viso aperto, agonismo estremo, zero tatticismi, tensione sportiva, emozioni impagabili. Un percorso adrenalinico con minutaggio prestabilito, 95 minuti di teatralità visiva. 11+11 = 6; L’addizionale per le statistiche del calcio, per le quotazione dei bookmakers; la fenomenologia dell’ estasi per tutti coloro i quali incappano in uno stadio roboante, inconsciamente consapevole di quanto si può inscenare sul rettangolo verde. Zednek Zeman, il giocoliere del calcio italiano, dallo stile unico nel suo genere.
L’equazione dell’espressione ha la sua massima espressività per rappresentare il calcio del boemo ed è : “Il risultato è casuale, la prestazione no.”
Tanti gol, una rimonta quasi impossibile da effettuare, disattenzioni difensivi, spettacolo in attacco ed infine giovani interpreti che modellano gli insegnamenti ricevuti e dettati da un maestro, oltre che un mister. Una panoramica dell’universo Zeman. In passato molte sue partite hanno rispettato questi canoni, canoni di una poetica bellezza, tratti distintivi, norme rigorose che hanno lo scopo di ottenere un equilibrio compositivo in modo da giungere ad prestazioni che rasentino la perfezione e armoniosamente proporzionate nell’ irrazionale, se vogliamo. Un concetto evolutivo di calcio che ha influenzato la società del pallone e difficilmente ne subisce gli influssi degli avventori più diffidenti.

martedì 25 novembre 2014

Le Coq Sportif, partnership vincente.



Le tradizioni risalgono ad epoche remote, ma poiché perdurano nel tempo, acquisiscono un carattere duraturo e di piena credibilità; andando a ripescare dagli albori della civiltà europea, creiamo un ponte di collegamento tra un peculiare popolo dell’Impero Romano e la storia contemporanea di tratto distintivo di una nazione intera e di uno dei suoi brand maggiormente iconico.Il bene che sconfigge il male, il candore della luce contro le tenebre dell’oscurità. Una rappresentazione sicuramente filosofica del simbolo dell’orgoglio francese; in questa credenza popolare si colloca la figura del gallo del logo che caratterizza l’emblema transalpino.
Originariamente si attinge dalle origini galliche della nazione, per giustificare le origini di tale simbologia, ma in passato si è anche adottata un’interpretazione linguistica a causa dell’assonanza tra gallus(gallo) e Gallus (colui che abita nella Gallia).  Sin da allora, gli acerrimi nemici  della Francia sparsi per il mondo,credevano che fosse  solo un atto irrisorio,ma proprio quella sfrontatezza che contraddistingue il popolo transalpino ha suggellato il simbolo d’effige francese.
Ora troviamo il punto di contatto odierno. Contestualizziamo la virtù più importante dell’essenza del “galletto” francese alle leggi del marketing e delle politiche economiche – sportive ed il gioco è fatto.

lunedì 24 novembre 2014

SI', LA STRADA E' QUELLA GIUSTA MA...

Alzi la mano chi sotto sotto non sperava che ieri sera si riuscisse a portare a casa il derby. Tre punticini per iniziare alla grande la nuova gestione Mancini. Sarebbe stato perfetto, ma sarebbe stato anche chiedere troppo. Non che vincere ieri sera fosse utopia.
Se Icardi avesse buttato dentro una delle tre occasioni che gli sono capitate o se l’arbitro avesse sventolato qualche cartellino in più (il giallo/rosso a Mexes in apertura ma anche un rosso a Muntari e un giallo a Rami) magari la partita avrebbe preso una piega diversa.
Insomma ieri sera si sarebbe potuto anche vincere, ma probabilmente rientrava nella categoria del “troppo perfetto per poter succedere”.

Ci accontentiamo dunque delle indicazioni che la sfida ci ha dato. Abbiamo ritrovato gioco ed entusiasmo, tanto per iniziare. I nostri ragazzi andavano sulla palla con convinzione, facevano pressing, creavano gioco (o perlomeno ci provavano), tentavano di rendersi pericolosi. Insomma si sono dati da fare con un spirito diverso, uno spirito che non ricordavamo di avere.

domenica 23 novembre 2014

IL DERBY FINISCE IN PARITA' MA E' UN'ALTRA INTER

Serie A 2014-2015 – 12^ Giornata
MILAN - INTER 1 - 1
23’ Menez - 61’ OBI

MILAN (4-2-3-1): Diego Lopez; Rami, Mexes, Zapata, De Sciglio; Essien, Muntari (dal 30’ s.t. Poli); Bonaventura, Menez, El Shaarawy; Torres (dal 28’ s.t. Honda)
A disposizione: Agazzi, Abbiati, Saponara, Pazzini, Albertazzi, Montolivo, Niang, Van Ginkel, Armero, Zaccardo.
All. Inzaghi.
INTER (4-3-3): Handanovic; Nagatomo, Ranocchia, Juan Jesus, Dodò; Guarin, Kuzmanovic, Obi (dal 28’ s.t. Hernanes); Palacio, Icardi (dal 44’ s.t. Osvaldo), Kovacic (dal 49’ s.t. M’Vila)
A disposizione: Carrizo, Berni, Andreolli, Campagnaro, Vidic, D’Ambrosio, Khrin, Donkor, Bonazzoli.
All. Mancini.
ARBITRO: Guida di Torre Annunziata

Finisce in parità il derby che segna l’inizio della nuova era della gestione Mancini. Obi risponde a Menez in una partita in cui finalmente si sono visti sprazzi di nuova Inter ma in cui abbiamo anche avuto la conferma che la strada è ancora parecchio lunga.
Mancini conferma la formazione della vigilia con l’unica eccezione di Obi al posto di MVila e Kovacic spostato sulla linea degli attaccanti per una sorta di 4-3-3.
Pronti, via e dopo nemmeno un minuto su un lancio perfetto Palacio fa la sponda per Icardi che al limite dell’area viene strattonato da Mexes. A rigor di regolamento sarebbe punizione ed espulsione per fallo da ultimo uomo ma Guida non se la sente di incidere così pesantemente sul derby e lascia correre.
E’ un’Inter più attiva e più in palla quella scesa in campo. Al minuto 8 grandissima occasione per Icardi. Muntari perde malamente palla sulla trequarti, Icardi raccoglie l’invito e si invola in solitaria verso la porta ma al momento del tiro tenta un colpo d’eterno che Diego Lopez devia con la punta del piede.

INTER, CARICA MANCINI PER SCONFIGGERE IL DIAVOLO

Due settimane fa, dopo il pareggio casalingo contro il Verona per colpa della pioggia, guardavo al derby con preoccupazione e con quella insana consapevolezza di essere preparato al peggio. Non che il Milan fosse (o per meglio dire è) uno squadrone imbattibile. Ma nel gioco del “chi sta messo peggio” noi eravamo decisamente in netto vantaggio.
Dopo due settimane e soprattutto dopo un cambio di allenatore, il mio (anzi il nostro) umore pre-derby è sicuramente in netta crescita. Non ho la pretesa di pensare che vinceremo sicuramente la stracittadina (guai ad esserne convinti, potrebbe portare male), ma rispetto a quindici giorni fa ho la convinzione e la quasi certezza che possiamo giocarcela alla pari e, complice il ritrovato entusiasmo, che venderemo cara la pelle nei 90 minuti di gioco.
I rossoneri questa sera si ritroveranno un’Inter ben diversa rispetto a quella che ha pareggiato in casa col Verona e anche se nessuno lo ammetterà apertamente, nel popolo rossonero c’è sicuramente qualcuno che sta maledicendo questo cambio di allenatore in casa nerazzurra.

sabato 22 novembre 2014

Palla al Centro. MILAN-INTER, UN DERBY PER LA RISCOSSA

 PALLA AL CENTRODiscussioni e commenti aspettando il fischio d’inizio 
Luci a San Siro per un derby che promette emozioni e sorprese con l’Inter che si affida di nuovo a Mancini per potersi rilanciare dopo un inizio di stagione in chiaroscuro. Da non perdere anche Lazio-Juventus (i tifosi romanisti tiferanno per gli odiati cugini?), Arsenal-Manchester United in Premier League e Marsiglia-Bordeaux in Francia.

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 SERIE A (Italia) – 12^ Giornata 
Sabato 22 Novembre ore 18
ATALANTA-ROMA
52 i precedenti archiviati nella cornice dell’Atleti Azzurri d’Italia con i padroni di casa che hanno fatto bottino pieno in ben 18 occasioni, due in più rispetto alle vittorie dei giallorossi, mentre il pari è maturato complessivamente in 18 occasioni.

Sabato 22 Novembre ore 20.45
LAZIO-JUVENTUS
Sono 70 i precedenti tra biancocelesti e bianconeri con i padroni di casa che hanno fatto bottino pieno in 24 occasioni, contro i 28 centri della Juventus, mentre il pari, un po’ meno frequente, è maturato complessivamente in 18 occasioni.  

venerdì 21 novembre 2014

VERSO IL DERBY DELLA MADONNINA. COME GIOCHERANNO?

Il derby di Milano ha avuto grandi protagonisti. Da Baresi-Bergomi a Maldini-Zanetti, da Shevchenko-Vieri a Ibrahimovic-Milito.
Le stracittadine che vengono ricordate con maggior nostalgia sono, per il Milan, il 6-0 inferto nella stagione 2000/2001 con doppiette di Shevchenko e Comandini e il doppio pari in Champions che garantì ai rossoneri l'accesso alla finale del 2003, poi vinta ai rigori contro la Juventus.
Per la compagine interista, sicuramente il recente 4-0 del 2009. Altra partita da segnalare è la vittoria per 2-1 nel 2006/2007. In quell'occasione, il grande ex Ronaldo mise a segno l'unico gol per il Milan, in un clima a dir poco ostile nei suo riguardi da parte degli interisti, che lo avevano eretto a idolo indiscusso durante la sua permanenza nella sponda opposta del Naviglio.
A causa della situazione economica in cui si trovano i due club, le squadre non sono più a lottare per i posti al vertice nel campionato, ma la partita conserva ancora il suo fascino.
L'esonero di Walter Mazzarri, accolto con grande entusiasmo dai tifosi nerazzurri ha portato all'avvento in panchina di Roberto Mancini.

Il Parma e la spensieratezza degli errori virtuosi

Hernan Crespo, Sebastian Veron, Faustino Asprilla, Luigi Apolloni, Enrico Chiesa, Lilian Thuram, Dino Baggio, Hristo Stoichckov, Tomas Brolin, Lorenzo Minotti e Massimo Crippa. Non è certamente l’undici iniziale della squadra allenata dal mister Donadoni, ma vecchie glorie che hanno costellato il firmamento dei ducali. La storia moderna della squadra parmense, inizia in un clamoroso derby contro la Reggiana nel 27 Maggio 1990. A stagione in corso, dopo un brillante avvio della squadra, l ’ indimenticato presidente Ernesto Ceresini, viene meno sconvolgendo l’intera compagine locale. Il contraccolpo dura qualche gara, ma la squadra rimonta e coglie nella partita più significativa,proprio il sopracitato derby,il tanto desiderato quarto posto, utile per la prima promozione in Serie A della sua storia, con una giornata di anticipo. Dopo la promozione in serie A, la società diviene proprietà della multinazionale di Collecchio, la Parmalat di Calisto Tanzi. Alla presidenza della squadra viene chiamato Giorgio Pedraneschi.
Da neopromosso, il Parma esordisce in Serie A con un sesto posto finale che gli consentirà di esordire in Europa nella Coppa U.E.F.A.. La stagione successiva conquista il primo trofeo nazionale della sua storia: la Coppa Italia. L'anno dopo il Parma conquista il primo trofeo europeo: la Coppa delle Coppe, vincendo in finale per 3-1 contro l'Anversa a Wembley (reti di Minotti, Melli e Cuoghi). Gli acquisti di Faustino Asprilla prima e di Gianfranco Zola poi, confermano la voglia di vincere del club e della proprietà. Il Parma conquista nel febbraio del 1994 la sua prima Supercoppa europea, battendo a San Siro il Milan 2-0, con gol vittoria nei tempi supplementari di Massimo Crippa, dopo aver perso all'andata 1-0 in casa.

giovedì 20 novembre 2014

INTER, SOGNANDO MESSI... (ma anche no)

Qualche giorno fa Leo Messi ai microfoni del quotidiano argentino Olè ha dichiarato "Tutte la vita al Barcellona? No, oggi vivo alla giornata. Penso a fare un buona stagione e a vincere i titoli che vogliamo al Barcellona. E nulla più. Dopo si vedrà".
In Spagna i quotidiani sportivi continuano ad interrogarsi su quale possa essere la squadra futura della Pulce argentina. Nel caso di un clamoroso addio di Messi al Barcellona il club favorito dovrebbe essere il Paris Saint Germain dello sceicco Nasser al Khelaifi, che di certo non ha problemi di risorse economiche. Il Real Madrid avrebbe il budget necessario per effettuare il re di tutti gli sgarbi al Barcellona, ma difficilmente Messi accetterebbe questa soluzione. Altro possibile acquirente potrebbe essere il Manchester City.

Ma ha fatto scalpore quanto dichiarato da “Sport”, il secondo quotidiano di Barcellona (dopo El Mundo Deportivo) che a sorpresa inserisce anche l'Inter nel lotto delle pretendenti alla Pulce con questa motivazione: "La crisi economica ha castigato duramente il calcio italiano. Tuttavia, l'affetto che Messi prova per Milano non è un segreto per nessuno. Con Moratti la stima e il feeling sono notevoli. Ora, con Thohir, non è chiaro se potranno esserci i milioni necessari per comprare Messi. Ma con Mancini in panchina, è logico pensare che ci saranno cospicui investimenti alle porte".

mercoledì 19 novembre 2014

CONTE HA RAGIONE MA SI FACCIA UN'ESAME DI COSCIENZA

Finalmente Antonio Conte ha scoperto che in Italia importa della Nazionale soltanto in occasione delle fasi finali di Mondiali e (nemmeno sempre) Europei. Il fatto che lo abbia scoperto dopo oltre 20 anni di calcio vissuti da professionista non depone certo a suo favore.
Sono passati tre mesi e comincio ad avere le cose abbastanza chiare. Tutti dicono che il momento è difficile e bisogna cambiare, poi ti giri e vedi che sei solo. La Nazionale è vista solo come un fastidio. Il prodotto sta andando in estinzione. Con tutti i problemi che abbiamo, siamo qui ancora a parlare di Balotelli. Inizio a sentire troppe parole e pochi fatti. E' cambiato l'allenatore della Nazionale, ma i problemi che c'erano sono rimasti tutti. Io non sono venuto per perdere tempo, sono qui con grande entusiasmo e passione per fare qualcosa di importante. Questa è una pietra lanciata e chi vuole capire, capisca. Cerchiamo di avere più amore nei confronti della Nazionale". Queste le parole del commissario tecnico azzurro al termine dell’amichevole vinta ieri sera contro l’Albania (per la cronaca, 1-0 gol dell’esordiente Okaka al 82esimo).

martedì 18 novembre 2014

18 NOVEMBRE 1989 – 18 NOVEMBRE 2014: PER NON DIMENTICARE DENIS

Il 18 novembre di 25 anni fa moriva Donato Bergamini, centrocampista del Cosenza Calcio, morto sulla Statale 106 jonica all’altezza di Roseto Capo Spulico in circostanze tuttora misteriose.
Per ricordare Denis (come veniva e viene tuttora chiamato l’ex giocatore rossoblu) e la sua incredibile vicenda vi voglio riproporre alcuni passaggi dell’intervista che sua sorella Donata mi ha concesso quasi due anni fa (L'INTERVISTA INTEGRALE LA TROVATE QUI)
(…) Che ragazzo era Denis?
Denis era un ragazzo molto solare, amava scherzare, era felice, sempre con il sorriso.
Ci racconta un aneddoto che ci aiuti a capire che tipo era Denis?
Al sabato sera quando era presente Denis, gli amici preferivano sempre una serata in casa con cene perché con Denis si sapeva che il divertimento era assicurato, scherzi a non finire, rispetto a serate in discoteca.
Da quello che le raccontava, era felice di vivere a Cosenza? Gli piaceva la città e la gente?

Denis gli piaceva ed era felice di vivere a Cosenza, diceva sempre che gli volevano un gran bene. Lo ha dimostrato il fatto che dopo il primo anno che arrivò a Cosenza, rimase. Se non si fosse trovato bene sarebbe tornato al Nord.

lunedì 17 novembre 2014

WELCOME BACK, MANCIO (a volte ritornano...)

Finalmente. Scrivevo all’alba del weekend appena trascorso. Finalmente, perché mi ero scocciato di vedere l’Inter, la nostra Inter, in mano ad un allenatore che in 16-17 mesi non aveva ancora dato una mezza idea di gioco, che si fossilizzava sul suo schema base (il 3-5-2) senza trovare valide alternative, che in conferenza stampa si inventava mille scuse banali per non ammettere i propri errori.
Ok, forse il mio giudizio è “drogato” dal fatto che non abbia mai amato Mazzarri, ma se quasi la totalità dei tifosi nerazzurri ormai non lo sopportava più (e quei pochi che lo sopportavano ancora era perché consapevoli della situazione economicamente disastrosa dell’Inter o per mancanza di valide alternative) un motivo forse c’era.
Contrariamente a quello che si possa pensare non sono felice dell’esonero di Mazzarri. E’ comunque una sconfitta per l’Inter che dopo pochi mesi deve rivedere una scelta fatta a giugno. Senza considerare che è un’operazione che inciderà parecchio sul lato economico. Ma cavolo, siamo l’Inter, non potevamo andare avanti con uno che dà la colpa alla pioggia se si pareggia in casa col Verona.

venerdì 14 novembre 2014

FINALMENTE !!!!! (Goodbye Walter, Bentornato Mancio)

MILANO - F.C. Internazionale comunica che Walter Mazzarri è stato sollevato dall'incarico di allenatore della prima squadra.
La società ringrazia Mazzarri per l'impegno, la dedizione e la serietà con cui ha guidato la squadra in questi diciassette mesi.
L'odierna seduta di allenamento sarà condotta da Giuseppe Baresi. (Inter.it)

NEW YORK FC, IL NUOVO PROMOTER DEL SOCCER NEGLI STATES

«Mi innamorai del calcio come mi sarei innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé», scriveva Nick Hornby in “Febbre a 90°”.
Oggi è un popolo intero che si sta innamorando dello sport più seguito al mondo, che negli Stati Uniti aveva sempre faticato a decollare, surclassato dal football, dal baseball, dal basket e dall’hockey. Sono passati vent’anni da quando il calcio è sbarcato nuovamente in America. Di fatti, nella capitale newyorkese qualcosa si sta muovendo.
Il New York City FC ha rivelato la nuova maglia per il prossimo anno di MLS e ad un primo impatto la divisa ufficiale è molto familiare, se non quasi identica, alla tradizionale casacca dei Citizen in Premier League. Questioni di sponsorizzazioni? È facile da ipotizzare. Il club, di proprietà in collaborazione con il Manchester City ed i New York Yankees, hanno deciso di adottare il classico celeste con rifiniture di bianco andando cosi a richiamare una sorprendente somiglianza con la maglia della città di Manchester, sponda City.

mercoledì 12 novembre 2014

I CAMPIONI CHE HANNO FATTO GRANDE L'INTER

Cento personaggi raccolti in un caleidoscopio d'immagini e parole: questo è I campioni che hanno fatto grande l'Inter, l'ultima fatica del giornalista e scrittore tarantino Vito Galasso, edita da Newton Compton Editori (Grandi Manuali Newton n. 262, 9.90 euro cartaceo, 4.99 euro ebook), da pochi giorni in tutte le librerie e gli e-store specializzati.
Grandi campioni, grandi dirigenti e grandi allenatori animano le pagine di quello che è un racconto corale e appassionante della storia nerazzurra. Dagli albori, con Ermanno Aebi, Virgilio Fossati e Giuseppe Meazza, fino ai fuoriclasse del memorabile Triplete come José Mourinho, Javier Zanetti, Diego Milito e Samuel Eto'o. Senza dimenticare i protagonisti della Grande Inter, quali Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola, Mario Corso, Luis Suárez, Armando Picchi e Tarcisio Burgnich, e la formazione dello scudetto dei record allenata da Giovanni Trapattoni sul finire degli anni Ottanta.
Cento storie, alcune commoventi e altre divertenti, tutte con un minimo comune denominatore: l’Inter, l’unica compagine italiana che può vantare di non essere mai retrocessa in serie B.

martedì 11 novembre 2014

PAOLO MONTERO, IL CAUDILLO DEL PENAROL

Gli uruguagi non sono come gli argentini, i tedeschi, i brasiliani, gli spagnoli o gli inglesi. Gli uruguagi sono uruguagi, somigliano solo a sé stessi, anche se a volte vorrebbero essere diversi.
Mangiano asado, giocano al “truco”, amano il calcio e sognano cose impossibili. I loro orizzonti sono stati e saranno lo sforzo e i miracoli; e la loro passione era, e saranno le sfide.
Sono contraddittori, ingiusti, immaturi, sognatori, testardi. Molto testardi. Non si danno mai per vinti, sono combattenti. Sono piccoli ma sognano di essere giganti.
Vogliono vincere le partite facili che però fanno diventare difficili, e a volte facili le rendono un po’ (solo un po’) più difficili. Le giocano tutte, però quando vincono, dicono “abbiamo vinto”; quando perdono, dicono “abbiamo perso”.
Parafrasando le parole di Diego Lugano, capitano dell’Uruguay, si può rimarcare l’indomita filosofia di uno degli ultimi guerrieri della Celeste, tornato alla ribalta delle cronache sportive.

Paolo Ronald Iglesias Montero.

lunedì 10 novembre 2014

TUTTA COLPA DELLA PIOGGIA

“Abbiamo fatto un gran primo tempo, abbiamo creato diverse palle gol, e siamo stati sfortunati a non fare il 3-1 con Vidic. Certo, quando siamo rimasti in 10 abbiamo sofferto, però non dimentichiamo che siamo in emergenza e poi ha iniziato a piovere…”
Ho riletto questa dichiarazione più volte per essere sicuro di aver letto bene, di aver afferrato perfettamente il senso, per non avere il dubbio di aver frainteso le parole del mister.

E invece non c’è trucco e non c’è inganno, Mazzarri ha proprio dato colpa alla pioggia per le difficoltà incontrate dalla sua squadra nella seconda parte di gara. Al netto di scelte discutibili, di mancanza di gioco e di una squadra che dopo 16 mesi non ha né capo né coda, credo che una affermazione del genere sia più che sufficiente per decidere di esonerare un allenatore. Già il nostro mister ci aveva abituato alle motivazioni più disparate per giustificare la mancanza di risultati della squadra, ma questa la supera di gran lunga tutte. Credo che il prossimo step sarà “purtroppo la squadra avversaria è scesa in campo”. Non capisco come si possa andare in conferenza stampa e sparare queste stronzate con una naturalezza assoluta.

domenica 9 novembre 2014

NON BASTA UNO STREPITOSO ICARDI, LOPEZ BEFFA L’INTER

Serie A 2014-2015 – 11^ Giornata
INTER - VERONA 2 - 2
10’ Toni - 18’ ICARDI - 48’ ICARDI - 89’ Nico Lopez

INTER (3-5-2): Handanovic; Ranocchia, Vidic, Juan Jesus; Nagatomo, Kuzmanovic, Medel, Kovacic (19’st Khrin), Dodò; Icardi (dal 48’ st Osvaldo), Palacio (dal 42’ st Obi).
A Disposizione: Carrizo, Berni, Mbaye, Andreolli, Donkor, Hernanes, Bonazzoli.
All. Mazzarri.
VERONA (4-3-3): Rafael; Martic, Marquez, Moras, Agostini; Ionita (dal 36’ st Nico Lopez), Obbadi, Hallfredsson (20’st Campanharo); J. Gomez (dal 36’ st Saviola), Toni, Christodoulopoulos.
A Disposizione: Benussi, Gu. Rodriguez, Luna, Marques, Gonzalez, Valoti, Brivio, Jankovic, Nené.
All. Mandorlini.
ARBITRO: Rocchi di Firenze.

Dopo 24 anni il Verona esce da San Siro con un punto al termine di una gara in cui i nerazzurri non hanno giocato male ma pagano a caro prezzo delle eccessive disattenzioni difensive.

Mazzarri recupera Nagatomo sull’out destro, tutto confermato per il resto. Ci si aspetta un’Inter vogliosa di riscatto e invece è il Verona a fare la partita e a creare pericoli. Ed ad andare in vantaggio dopo 10 minuti. Cross di Ionita, sponda di Lazaros e toni fredda Handanovic. Il gol subito scuote l'Inter che inizia a farsi vedere dalle parti di Rafael. E arriva anche il meritato pareggio con un’azione molto simile a quella del vantaggio ospite. Lancio profondo di Ranocchia, sponda di Palacio per Icardi che non sbaglia. I nerazzurri sfiorano quasi subito il vantaggio con una bella conclusione da fuori di Kuzmanovic che trova soltanto il palo pieno. Il Verona è in grossa difficoltà e va nuovamente vicino al tracollo grazie ad un colpo di testa su azione d'angolo da parte di Vidic, sul quale Rafael è reattivo.

QUELLA VOLTA CHE CONCESSERO QUATTRO RIGORI ALL’INTER…

Era il 15 settembre 1991 (ricordavo la stagione ma non la data precisa, confesso di averla trovata su Internet) e allo stadio San Siro si giocava Inter-Verona. Sulla panchina nerazzurra sedeva Corrado Orrico, in campo molti dei protagonisti che pochi mesi prima avevano conquistato la prima Coppa Uefa della storia dell’Inter più qualche nuovo innesto.
Una partita qualsiasi in una domenica qualsiasi. Il risultato? Scontato: 2-0 per l’Inter, doppietta di Desideri, arrivato in estate dalla Roma. Eppure…

Eppure quella partita è in qualche modo entrata nella storia (sebbene in molti non lo ricordino). L’arbitro (mi pare di ricordare si chiamasse Pezzotti, Pezzella o roba del genere) nel primo tempo concesse un rigore all’Inter. Matthaeus se lo fece parare. Poi il direttore di gara assegnò un altro penalty ai nerazzurri. Questa volta sul dischetto andò Brehme. Ma l’esito fu uguale: Gregori neutralizzò il tiro. Per fortuna sulla respinta del portiere veronese Desideri fu svelto a ribattere a rete e a portare in vantaggio i nerazzurri.

sabato 8 novembre 2014

Palla al Centro. LIVERPOOL-PARIGI: CHE SFIDE!!! BOLOGNA: CHE DERBY!!!

 PALLA AL CENTRODiscussioni e commenti aspettando il fischio d’inizio 
La sfida di Liverpool tra i Reds e il Chelsea e lo scontro al vertice in Francia sono i match più interessanti di un weekend che prevede anche la rivincita dell’ultima finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli e l’atteso derby di Bologna in Serie B.
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 SERIE A (Italia) – 10^ Giornata 
Sabato 8 Novembre Ore 15
SASSUOLO ATALANTA
Sono solo 2 i precedenti tra Sassuolo e Atalanta in Serie A, i due incontri disputatisi nel corso della scorsa stagione. In entrambi i casi i neroverdi si sono imposti per 2-0.

Sabato 8 Novembre ore 20.45
SAMPDORIA-MILAN
Nei 56 incontri disputati a Genova tra Sampdoria e Milan i rossoneri sono in vantaggio con 21 vittorie a 17, al netto di 18 pareggi.

venerdì 7 novembre 2014

REAL, UN SANTIAGO BERNABEU DA SCEICCHI

Sono i ‘nuovi magnati’ del calcio, gli sceicchi, i quali a suon di ingenti capitali, improponibili per la maggior parte dei classici proprietari, stanno saccheggiando il vecchio continente calcistico.
Un’onda lunga che sta invadendo l’Europa e che ne destabilizza i parametri di compravendita, inquinando un mercato dettando tempi, nomi e soprattutto prezzi.

Oggi, il panorama è stato totalmente stravolto : in Italia ci si costringe alla filosofia della spendig review (in primis l’Inter, ma una strada battuta anche da Milan, Roma, Napoli, Lazio, Juventus); in Bundesliga il rigore economico è attivo da tempi non sospetti, da quel 2006 in cui la Germania ospitò i Mondiali che si trasformarono in un ponte perfetto per la ricostruzione di un sistema calcistico oggi vincente e virtuoso; in Spagna la crisi è appena iniziata anche se si fa di tutto per nasconderla dietro le strepitose vittorie della Nazionale spagnola del Triplete, Europei-Mondiali-Europei, copertina un po’ troppo corta seppur di pregio visti i debiti economici in cui resta la Liga oramai sommersa da oltre 5 milioni di euro di debiti (interessi inclusi) nei confronti dello Stato e, soprattutto, delle banche.

giovedì 6 novembre 2014

INTER, PARI E SOFFERENZA (ma la qualificazione è vicina)

Europa League 2014-2015 – Girone F Quarta Giornata
SAINT ETIENNE - INTER 1 - 1
33' DODÒ – 50’ Bayal Sall

SAINT ETIENNE (3-4-3): Ruffier; Perrin, Bayal Sall, Pogba; Théophile-Catherine, Lemoine, Clément, Tabanou; Hamouma (22' st Van Wolfswinkel), Erdinç (11' st Diomande), Gradel.
A disp.: Moulin, Grison, Baysse, Mollo, Monnet-Paquet.
All.: Galtier
INTER (3-5-2): Carrizo; Andreolli, Vidic, Juan Jesus; Mbaye, Kuzmanovic (37' st Palazzi), Medel, Kovacic (29' st Osvaldo), Dodò; Palacio, Bonazzoli (20' st Obi).
A disp.: Handanovic, Ranocchia, Donkor, Icardi.
All. Mazzarri
Arbitro: Vincic (Svn)

L’Inter torna dalla trasferta francese con un punto che le permette di rafforzare il primo posto nel girone a quota otto punti. Ai nerazzurri ora basterà un pareggio in casa col Dnipro per qualificarsi ai sedicesimi mentre con una vittoria sarebbe certa anche della prima posizione.
Mazzarri lancia finalmente Bonazzoli dal primo minuto al fianco di Palacio. A centrocampo Mbaye e Dodò sono gli esterni con Kovacic, Medel e Kuzmanovic mentre in difesa, davanti a Carrizo, Vidic, Juan Jesus (stasera in veste di capitano) e Andreolli compongono il terzetto difensivo.
L'Inter parte subito forte, intenzionata ad imporre in gioco. Kuzmanovic e Palacio provano ad impensierire Ruffier ma senza grossi risultati.

Poco dopo la mezz'ora arriva il meritato vantaggio nerazzurro: Mbaye crossa dalla destra per la testa di Palacio che impegna Ruffier ad uno straordinario intervento; il pallone carambola però sui piedi di Dodò che lo colpisce al volo trovando il gol grazie anche all'aiuto del palo interno che fa da sponda.

mercoledì 5 novembre 2014

BECKENBAUER, INTERISTA MANCATO "AVEVO GIA' FIRMATO. POI..."

La Grande Inter di Helenio Herrera che negli anni ’60 dettò legge in Italia e in Europa avrebbe potuto annoverare tra le sue fila anche uno dei più forti difensori del mondo: Franz Beckenbauer, leggendario Kaiser del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca. La vicenda risale al 1966 ed è lo stesso Beckenbauer, all’epoca poco più che ventenne, a rivelarlo ai microfoni della Bild:
Prima dei mondiali in Inghilterra avevo firmato un precontratto con l’Inter. Avrei guadagnato una cifra incredibile. La ricordo ancora: 900 mila marchi tedeschi. Offerte del genere, all’epoca, potevano arrivare solo dall’Italia. L’Inter era una squadra leggendaria. C’erano giocatori come Facchetti e Mazzola, e in panchina c’era un totem come Herrera, con cui avevo parlato più volte e che mi convinse a lasciare il Bayern Monaco”.

Il Kaiser parla anche della differenza fra i bavaresi e i nerazzurri, che a sentirla oggi fa impressione: “Era gigantesca. Noi giocavamo al “Grünwalder Straße Stadion”, che aveva una capienza di circa 12.000 spettatori, loro invece a San Siro. L’atmosfera di quello stadio mi affascinava. Volevo giocarci ad ogni costo”.

martedì 4 novembre 2014

CITY VS UNITED: STORIA DI UN DERBY SEMPRE MOLTO ACCESO

C’è una maglia rossa, appoggiata in un angolo, in un chiassoso spogliatoio, che è stata da poco scagliata con fervore. Questa maglia un tempo era sinonimo di orgoglio, passione, sacrificio e successo.
In un uggiosa e gelida giornata di Manchester, è il giorno del derby. La più classica delle rivalità cittadine dal secondo dopoguerra a quest’oggi.
I “Citizen” i veri tifosi e padroni della città di Manchester, sono fieri di distinguersi come tali al cospetto dei “Red Devils”, i quali originariamente provenivano in prevalenza dalla periferica Newton Heath.
I due spicchi di tale città, a dispetto di altre realtà più infuocate e sanguinarie, hanno anche una lunga collaborazione sportiva nel secolo scorso. A ridosso della Seconda guerra mondiale la squadra che giocava in casa univa le due fazioni sotto un unico tifo. All’incirca per un decennio, l’Old Trafford fu inagibile per i bombardamenti e cosi obbligo lo United (dietro cospicuo corrispettivo, 5mila sterline annue) giocava al Maine Road, il vecchio stadio del City.
Dal 6 febbraio 1958, una buona parte dei tifosi del City e molti di quelli ancora indecisi su quale squadra della città tifare, cominciarono a sostenere lo United. Il motivo fu un incidente aereo accaduto quel giorno a Monaco di Baviera, in Germania, nel quale persero la vita 23 passeggeri, tra cui otto giocatori dei Red Devils.

lunedì 3 novembre 2014

CARPI, UNA FAVOLA DA CAPOLISTA

 LATO BAppunti sulla Serie Cadetta 
Dopo dodici giornate la Serie B ha una sola capolista. Basta un gol del solito Jerry Mbakogu al Carpi per avere ragione sul Vicenza e lanciarsi, così, in solitaria al comando della Serie cadetta.
Come nella leggenda dell'Araba Fenice anche il Carpi rinasce dalle proprie ceneri e anche più forte di prima. E' l'estate del 2000, infatti, quando il Carpi calcio segna la sua fine per bancarotta: nuova proprietà e nuove ambizioni costituiscono il nuovo Football Club Carpi calcio 1909, iscrizione al campionato emiliano di eccellenza ed inizio di una dura ma entusiasmante risalita.
Nell’estate del 2001 il Carpi torna a sorridere grazie alla promozione in serie D, ci vogliono però altri nove anni prima che il Club venga ripescato tra i professionisti della Lega Pro seconda divisione, per completamento organici della categoria.

L'anno successivo arriva la promozione in Lega Pro prima divisione. Manca il doppio salto nel 2011/2012 quando, raggiunti i playoff, perde per 3-1 il ritorno della finale contro la Pro Vercelli. Carattere e voglia di rivalsa non mancano a questo Carpi. Infatti il sogno viene realizzato la stagione seguente sconfiggendo, contro ogni pronostico, il Lecce di Chevanton, conquistando la promozione in serie cadetta.

domenica 2 novembre 2014

IO L’AVEVO DETTO (Mazzarri è l’allenatore giusto per l’Inter?)

Mi dà molto fastidio dire “Ecco, io l’avevo detto” quando si tratta di cose negative. In quei casi preferisco ammettere i miei errori e chiedere scusa per essermi sbagliato.
Io l’avevo detto. Fin dal primo giorno ho sempre sostenuto che Mazzarri non fosse allenatore da Inter e che la dirigenza nerazzurra avesse fatto una scelta sbagliata. Ora che il partito degli anti-mazzarriani si sta sempre più affollando ci tengo a sottolineare che io sono stato uno dei pochi (anzi pochissimi) che aveva visto giusto fin dall’inizio e mi piacerebbe pescare uno per uno quelli che all’epoca mi criticarono aspramente per vedere cosa mi direbbero adesso. Ma, ovviamente, non lo farò perché sono più preoccupato dello stato di salute della nostra Inter che di sbandierare il fatto che un anno e mezzo fa avevo visto giusto.
Qualcuno dirà “non è solo colpa di Mazzarri”. Ed è anche vero. Non è colpa del tecnico se Palacio sbaglia gol clamorosi, non è colpa del tecnico se i difensori si addormentano in area, non è colpa del tecnico se gli avversari giocano con il coltello tra i denti mentre i nostri passeggiano in campo.

sabato 1 novembre 2014

BENEFICIENZA INTER: "RESUSCITA" ANCHE IL PARMA

Serie A 2014-2015 – 10^ Giornata
PARMA - INTER 2 - 0
5' De Ceglie - 75' De Ceglie

PARMA (3-5-2): Mirante; Costa, Felipe (dal 7’ s.t. Santacroce), Lucarelli; Rispoli, Acquah, Lodi, Mauri, De Ceglie (dal 46’ s.t. Gobbi); Cassano, Coda (dal 18’ p.t. Ghezzal). 
A Disposizione: Iacobucci, Coric, Ristovski, Mendes, Mariga, Souza, Sarr, Palladino, Jeraldino. 
All.: Donadoni.
INTER (3-5-2): Handanovic; Ranocchia, Vidic, Juan Jesus; Obi (dal 7’ s.t. Hernanes), Kovacic, Medel (dal 44’ s.t. Camara), Kuzmanovic (dal 28’ s.t. Bonazzoli), Dodò; Icardi, Palacio. 
A Disposizione: Carrizo, Berni, Andreolli, Donkor, Krhin, Mbaye, Camara, Puscas. 
All.: Mazzarri.
ARBITRO: Rizzoli
Non sempre giochiamo in 10 contro 11 per un’ora, non sempre Handanovic fa i miracoli, non sempre gira tutto in modo positivo. Basta una serata normale e ritroviamo la solita Inter che non combina nulla e rimedia due pappine dall’ultima un classifica senza nessuna reazione. Il Parma infatti vince meritatamente 2-0 e porta a casa i tre punti, mentre l’Inter rimanda ancora una volta l’appuntamento con la terza vittoria consecutiva.
Mazzarri schiera la formazione ipotizzata all’inizio con Kuzmanovic al posto di un acciaccato Hernanes, Kovacic leggermente avanzato e Palacio-Icardi in avanti.
Neanche il tempo di accomodarsi in poltrona che il Parma è già in vantaggio. Rispoli prende possesso della fascia destra, disegna un cross che trova Vidic e Ranocchia mal posizionati e serve a De Ceglie un pallone su cui Obi non fa in tempo a rientrare. Sono passati appena quattro minuti e l’Inter è già sotto 1-0.

UNO… DUE… TRE??? (cercando la famigerata terza vittoria consecutiva)

Ridendo e scherzando (sempre ammesso che qualcuno abbia voglia di ridere e scherzare) sono ormai due anni che l’Inter non riesce a portare a casa tre vittorie consecutive. Sembra una sciocchezza e invece è una questione abbastanza preoccupante perché vuol dire che non riusciamo ad essere continui, a infilare un filotto di vittorie consecutive che possa rilanciarci. Facciamo due vittorie consecutive e poi la terza la cicchiamo. E questo la scorsa stagione è successo almeno 4-5 volte. Un dato che dovrebbe far riflettere e che potrebbe essere utile per giudicare l’operato del nostro tecnico. Per una squadra che punta in alto vincere tre gare consecutive dovrebbe essere un gioco da ragazzi.
E adesso ci riproviamo. Per la prima volta in questa stagione. Di fronte un Parma in piena crisi, ultimo in classifica con soli 3 punti conquistati. Sulla carta non potremmo chiedere di meglio, di fatto può succedere di tutto e non sarebbe certo una novità il fatto che una squadra riesca a rilanciarsi proprio contro di noi.