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giovedì 9 febbraio 2017

BERGAMINI, FINO ALLA VERITA': CHIESTA LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI

Il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla ha chiesto al gip la riapertura delle indagini sulla morte di Donato Denis Bergamini e la riesumazione della salma del calciatore del Cosenza deceduto sotto un camion in circostanze misteriose il 18 dicembre 1989 lungo la statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico e la cui morte fu archiviata in un primo momento come suicidio.
Dopo l'ennesima inchiesta archiviata nel dicembre 2015, la Procura di Castrovillari prova a riaprire le indagini su un mistero rimasto incredibilmente irrisolto e fumoso, tra inimmaginabili colpi di scena, ipotesi affiorate e smontate, personaggi scomparsi misteriosamente e poi riapparsi, come Raffaele Pisano, l'autista del veicolo ritenuto morto e poi rintracciato dal Quotidiano della Calabria nella sua abitazione di Rosarno.
Proprio Pisano, già imputato e assolto nel 1992 in un primo processo che ipotizzava l'omicidio, era stato iscritto ancora nel 2011 nel registro degli indagati. E insieme a lui Isabella Internò, la fidanzata di Bergamini che era presente al momento della morte del ventisettenne ferrarese.
Suicidio, come scrissero i giudici nella sentenza di 25 anni fa, o omicidio? E nel secondo caso: per quale ragione? Il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla ritiene ci siano gli elementi per tornare ad esaminare i fatti. Sarebbero emersi, afferma, "elementi diversi e attività nuove in parte emergenti nei mesi e negli anni scorsi, una serie di elementi che però non erano stati valutati completamente". E, aggiunge "C'è anche la possibilità di utilizzare nuove tecnologie per gli accertamenti medico-legali che dovrebbero consentire di dare elementi nuovi per dirimere tutti i dubbi che si trascinano da troppo tempo, per sapere se si tratti di suicidio o di altro".
La richiesta della Procura di riaprire il caso arriva dopo l'istanza avanzata dai legali della famiglia Bergamini che non ha mai accettato la prima versione, secondo la quale Denis, dopo aver abbandonato il ritiro del Cosenza a bordo della sua auto in compagnia di Isabella, sarebbe arrivato fino a Roseto Capo Spulico, sulla costa jonica calabrese, avrebbe accostato la vettura a bordo strada e si sarebbe lanciato sotto al camion che arrivava sulla statale 106. Una ricostruzione che lascia molti punti oscuri e che è stata contestata da numerose perizie. A partire da quelle che non ritengono credibile il fatto che il centrocampista rossoblù sia stato trascinato per 60 metri, come riferiscono testimonianze e verbali, anche se il suo volto, i mocassini, l'orologio e la catenina che Denis aveva indosso, non presentavano segni. E un'altra relazione medico legale afferma invece senza dubbi che il calciatore era già morto quando il camion lo investì.
Elementi che non erano bastati due anni fa quando, il gip, su richiesta della Procura, dispose l'archiviazione perché "dall'esame del copioso materiale investigativo e dalla disamina dei vari accertamenti eseguiti, è emersa l'infondatezza della notizia di reato, da intendersi come assoluta mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi della sussistenza del delitto". Ma la verità sulla fine di Denis Bergamini potrebbe essere ancora da scrivere.

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2 commenti:

Pakos ha detto...

Forse è stato scritto più di una volta, ma mi piace ribadire la caparbietà della sorella del giocatore. Dopo 27 anni i molti avrebbero mollato, lei invece non molla di un centimetro.

Entius ha detto...

Sono pienamente daccordo. Mi è capitato un paio di anni fa di intervistarla e ho avuto la stessa sensazione. Grandissima donna.