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mercoledì 9 settembre 2015

CALCIOPOLI, CASSAZIONE "STRAPOTERE ESTESO DI MOGGI SU FIGC E MEDIA"

La Corte di Cassazione ha ufficialmente depositato le motivazioni della sentenza che ha concluso lo scorso 23 marzo il processo di Calciopoli, che vedeva tra gli imputati principali l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Moggi è stato riconosciuto colpevole per i reati di associazione a delinquere e frode sportiva, ma i reati sono caduti in prescrizione dopo 9 anni di indagini e dibattimenti.
Ecco quali sono le motivazioni che hanno portato alla sentenza di condanna per Moggi e gli altri imputati illustri: "Più che di potere si deve parlare di uno strapotere esteso anche agli ambienti giornalistici ed ai media televisivi che lo osannavano come una vera e propria autorità assoluta. Moggi esercitava un'irruenta forza di penetrazione anche in ambito federale, in favore della società di appartenenza (la Juventus) e di vantaggi personali in termini di accrescimento del potere (già di per sè davvero ragguardevole senza alcuna apparente giustificazione)".
Nelle sue "incursioni negli spogliatoi degli arbitri, al termine delle partite, non solo non lesinava giudizi aspramente negativi sull'operato dei direttori di gara, ma esercitava un potere di interlocuzione aggressiva e minacciosa, frutto soltanto di un esercizio smodato del potere - scrive la Cassazione -. Emblematici gli episodi che riguardarono l'arbitro Paparesta e il guardalinee Farneti".
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Sulla sua influenza su certi giornalisti: "Dai giudizi che l'ex dg bianconero esprimeva in tv e sui media potevano dipendere le sorti di questo o quel giocatore, di questo o quel direttore di gara con tutte le conseguenze che ne potevano derivare per le società calcistiche di volta in volta interessate. L'associazione per delinquere diretta da Moggi era ampiamente strutturata e capillarmente diffusa nel territorio con la piena consapevolezza per i singoli partecipi, anche in posizione di vertice (come Moggi, il Pairetto o il Mazzini), di agire in vista del condizionamento degli arbitri attraverso la formazione delle griglie considerate quale primo segmento di una condotta fraudolenta".
L'influenza di Luciano Moggi si estendeva anche su Il processo del lunedì - trasmissione condotta all'epoca da Aldo Biscardi -. Ad esempio, affinché nel corso della trasmissione sportiva specializzata "venisse espresso un giudizio tecnico favorevole", dal commentatore ed ex arbitro Fabio Baldas, sul conto dell'arbitro Tiziano Pieri che aveva diretto Bologna-Juventus, partita contestatissima e vinta uno a zero dai bianconeri il 12 dicembre del 2004. I supremi giudici rilevano che sono emerse "conversazioni significative" tra le quali una tra Moggi e Baldas e l'altra tra Baldas e l'ex designatore Pierluigi Pairetto "in cui il primo chiarisce al secondo la tecnica di applicazione della moviola per evitare di far risaltare i gravi errori commessi dall'arbitro in quella partita, a favore della Juventus". C'era un "interesse del Moggi verso il Pieri al momento della formazione delle griglie e dopo, - scrive la Cassazione - per consentire al Pieri di proseguire senza intoppi la sua carriera arbitrale in vista del raggiungimento di ulteriori e più prestigiosi traguardi". I tabulati telefonici dimostrano i "numerosi contatti in coincidenza con le partite per le quali era stato designato" tra l'ex arbitro internazionale Massimo De Santis e l'ex dg della Juve Luciano Moggi, "a riprova degli strettissimi rapporti tra la sudditanza e la complicità intercorrenti tra i due".
La Suprema Corte conclude così su Moggi: "Aveva una poliedrica capacità di insinuarsi, 'sine titulo', nei gangli vitali dell'organizzazione calcistica ufficiale (Figc e organi in essa inseriti, quali l'Aia). Aveva una incontroversa abilità di penetrazione e di condizionamento dei soggetti che si interfacciavano con lui".
Dopo una esposizione così chiara dei fatti mi sembra superfluo aggiungere altro. Siamo tutti abbastanza intelligenti da capire le motivazioni della Cassazione e di trarne le dovute conclusioni.
 

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9 commenti:

Brother ha detto...

Dopo tre gradi di giudizio stiamo ancora a discutere e a confermare quello che già si sapeva dal 2006. Nel frattempo i reati sono andati in prescrizione e... Tanti Saluti!!!
E ovviamente nel frattempo Moggi è stato fatto passare per martire vittima di un complotto. Presto il popolo bianconero gli farà la statua e adorerà "San Luciano".
E sorvoliamo su assurde richieste di scudetti da restituire e risarcimenti da parte della Figc.

Mark della Nord ha detto...

I have a dream (cit.): che sui nomi dei protagonisti di questa triste e squallida vicenda venga sparso sale e zolfo.
E non se ne parli più.

Nicola ha detto...

"Siamo tutti abbastanza intelligenti da capire le motivazioni della Cassazione e di trarne le dovute conclusioni."
Ovviamente tranne i juventini, convinti che Calciopoli sia una farsa e che Moggi sia innocente perché "così facevan tutti".

Entius ha detto...

Sono convinto che in fondo anche i juventini siano consapevoli che Calciopoli non era una farsa, che Moggi era colpevole fino al midollo e che gli è andata fin troppo bene.
Difendono la loro squadra per partito preso, come è normale che sia, ma sanno di essere in torto.

Winnie ha detto...

L'atteggiamento dei tifosi bianconeri è a dir poco ridicolo. Lo difendono e lo adorano senza rendersi conto che se la Juventus nel 2006 è andata in Serie B ed è stata costretta a svendere tutti i suoi campioni è solo colpa di questo soggetto. Dovrebbero essere i primi ad accusarlo e ad esultare per la sua condanna.

Carlo Sandri ha detto...

Oh, che bello.
Vedo che si è schierato un autentico plotone di persone integerrime dal punto di vista etico-sportivo, che giustamente hanno pronunciato commenti inflessibili ai danni di Moggi che, anziché occuparsi solo di sport come avrebbe dovuto, si è macchiato certamente di colpe, e (sia pur più discutibilmente - ma così hanno deciso i tribunali) anche di reati.
Pare anche che la radiazione del soggetto in questione, nonché la disintegrazione sportiva per svariate stagioni della società da lui gestita (centinaia di milioni di euro di danni, passaggio dalla prima - sia pur non primissima - fascia dei top club europei ad una serie B con penalizzazione) non sia ritenuta sufficiente.
Bene, ad essere sincero secondo me siete un po' esagerati, ma amo lo sport pulito, quindi nella sostanza sono con voi!

Parliamo ora un po' della società che l'ha clamorosamente sfangata grazia ad alcune incredibili (ma certo fortuite) omissioni nel corso delle indagini, che è stata anzi premiata, e che indossa quel premio con immutato orgoglio dopo che sono uscite su Youtube le prove evidenti del fatto che esercitasse a sua volta pressioni su designatori ed arbitri?
Credo che la conosciate meglio di me.

Mark della Nord ha detto...

Questa storia delle telefonate di Facchetti è divenuta oltremodo stucchevole e pretestuosa (nonché strumentale), e pertanto è bene fare alcune precisazioni, se non operare una vera e propria igiene mentale (anche se, temo, servirà a ben poco, almeno per i negazionisti intransigenti e integralisti).
Le intercettazioni in questione, depositate nel corso del processo di primo grado, nel (vano quanto disperato e inutile) tentativo di dimostrare il teorema del "così fan tutti", furono ritenute PENALMENTE IRRILEVANTI dal presidente del collegio giudicante (tale Teresa Casoria da Napoli che, è bene non dimenticarlo, era ritenuta dai bianconeri la loro paladina, colei che aveva capito tutto, unica depositaria della verità assoluta), altrimenti la stessa avrebbe trasmesso gli atti ad esse relativi alla procura di competenza, stante l'obbligatorietà di tale gesto in presenza di una notizia di reato.
Qualcuno potrebbe obiettare (giustamente) che, seppure IRRILEVANTI SOTTO L'ASPETTO PENALE, quelle telefonate avrebbero potuto riguardare quello sportivo e costituire un illecito.
Questo, però, nessuno potrà mai saperlo o dirlo con certezza poiché non esiste
alcun pronunciamento al riguardo.
Perché, se qualche immemore negazionista-revisionista l'avesse casualmente dimenticato, le cose, in Italia e nel mondo (civilizzato) funzionano così: in presenza di un ipotetico reato (illecito) si istruisce un processo, si dà luogo ad un dibattimento, viene emessa una sentenza.
PROCESSO-DIBATTIMENTO-SENTENZA: soltanto attraverso questi tre passaggi,
fondamentali e imprescindibili, si può arrivare a delle certezze.
In assenza di essi è possibile dire tutto e il contrario di tutto.
È possibile, in buona sostanza, che ognuno possa esprimere riguardo ai reati-illeciti in ipotesi, soltanto il proprio parere.
Senza dimenticare, però, che qualunque parere, per sua stessa natura è OPINABILE, e che è possibile esista qualcuno che la pensi diversamente, con uguale grado di credibilità e attendibilità.
Le telefonate di Facchetti, pertanto, per alcuni possono costituire prova inconfutabile dell'esistenza di un illecito sportivo, per altri (me compreso) sono assolutamente irrilevanti a tale scopo.


N.B.:ad onor del vero c'è stato chi (un solerte e irreprensibile procuratore federale) ha ritenuto che in quelle telefonate si potesse configurare la fattispecie di un illecito sportivo. Però, in assenza di un dibattimento che abbia potuto asseverare la fondatezza delle proprie ipotesi, la sua famosa relazione al riguardo non è altro che carta straccia. E sto adoperando un eufemismo per non dire, nudo e crudo, l'uso che è opportuno farne del suo capolavoro; uso certamente più consono e indicato.
Mi riferisco alla sua consistenza cartacea, naturalmente, che circa quella professionale è meglio stendervi sopra un velo di misericordia.




Carlo Sandri ha detto...

Mark, che quelle intercettazioni fossero state considerate irrilevanti in sede processuale mi era noto (quante volte ne abbiamo discusso ormai :D), come mi sono note le conseguenze di quella decisione.
E questo chiude il capitolo su come la Giustizia si sia pronunciata al riguardo.
Ora, però... è lecito in un mondo civilizzato che delle persone esprimano considerazioni su un processo già definitivamente chiuso, chiedendosi se la Giustizia sia riuscita ad appurare la Verità (secondo quello che sarebbe il suo scopo), o se vi sia stato invece qualche errore umano lungo il percorso? Credo proprio di sì, ed è questo che sto facendo.
In particolare, non sono le mie modeste opinioni, ma è l'Evidenza (da millenni considerata come principale fonte di Verità) a sbatterci davanti quelle che "sembrerebbero proprio" (eufemismo) delle prove del fatto che si sia commesso un grossolano errore nel non considerare quelle famose intercettazioni. E' possibile girarsi dall'altra parte e rifiutarsi di considerarle? Sì, lo è, però a ben guardare, quanto è diverso questo atteggiamento da quello di quegli juventini che (diversamente da me) rifiutano di leggere le sentenze e considerano Moggi innocente?

Mark della Nord ha detto...

@Carlo Sandri

Perché non venga fatta confusione è necessario distinguere i due ambiti:
penale e sportivo.
Il processo penale si è concluso con una sentenza di condanna e le intercettazioni depositate dalla difesa di Moggi nulla hanno aggiunto o tolto all'impianto accusatorio essendo state giudicate, a ragione, penalmente irrilevanti: ciò che è risultato determinante per la condanna sono state non tanto le cene conviviali con i designatori quanto le schede svizzere (distribuite da Moggi non solo ai designatori, Bergamo e Pairetto, ma anche ad alcuni arbitri).
Diverso il discorso in ambito sportivo: qui è possibile ipotizzare illeciti.
Premesso che le intercettazioni di cui si parla coinvolgono praticamente tutta la serie A di allora (presidenti, dirigenti, tesserati), non soltanto l'Inter (attraverso la figura dell'allora presidente Giacinto Facchetti), supponiamo che tutta la documentazione ad esse relativa fosse giunta per tempo sul tavolo del procuratore federale e che, quindi, alla sua relazione fossero seguiti una serie di deferimenti.
Come si sarebbe conclusa la vicenda?
Condanne? Assoluzioni? Chi condannato e chi assolto? Ammissioni di colpe? Appelli?
Nessuno può dirlo con certezza, siamo nell'ambito delle mere congetture.
Faccio le mie ipotesi, dopo aver letto attentamente la relazione.
Ipotesi che riguardano esclusivamente la mia società.
Secondo me, se fossero stati provati gli illeciti ipotizzati dal procuratore federale, all'Inter (e questo l'ho già scritto in altra circostanza) non sarebbe stato assegnato uno dei due scudetti revocati, e la società avrebbe ricevuto al massimo una forte multa e/o qualche punto di penalizzazione nel campionato successivo.b
Però questo è soltanto il mio pensiero, che naturalmente potrebbe non corrispondere a quello che, eventualmente, sarebbe accaduto realmente.


N.B.: non è vero che le telefonate (poi esibite da Moggi) non vennero prese in considerazione: vennero semplicemente ritenute, a ragione, irrilevanti dal punto di vista penale (l'aspetto sportivo non interessa alle forze dell'ordine: è oggetto di indagini federali. Ciò che può costituire illecito sportivo potrebbe non essere un reato penale); circostanza poi confermata durante il giudizio di primo grado. Se i carabinieri fossero stati in malafede, come alcuni ritengono, tali intercettazioni sarebbero state distrutte e non archiviate come ininfluenti per l'esito delle indagini.
Indagini che, è bene ricordarlo, avevano lo scopo di accertare se nel calcio esistesse o non una cupola facente capo a Moggi.