Un’altra importante pagina dell’infinita vicenda Calciopoli è stata scritta ieri. Sono state, infatti, depositate le motivazioni della sentenza di secondo grado nel processo a carico di Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus. Motivazioni che aggiungono ulteriori conferme su quello che continuiamo a ripetere da otto anni (e che, vorrei aggiungere, da otto anni il popolo bianconero continua a negare).
"Dagli atti processuali emerge il suo ruolo preminente sugli altri sodali: non solo ha ideato di fatto lo stesso sodalizio, ma ha anche creato i presupposti per far sì di avere un'influenza davvero abnorme in ambito federale". Nella sentenza si fa riferimento alla "peculiare capacità di Moggi di avere una molteplicità di rapporti a vario livello con i designatori arbitrali fuori dalle sedi istituzionali, ai quali riusciva a imporre proprie decisioni e proprie valutazioni su persone e situazioni coinvolgendoli strettamente così nella struttura associativa e nel perseguimento della comune illecita finalità. Appaiono eclatanti le diverse incursioni di Moggi, assieme a Giraudo, negli spogliatoi di arbitri e assistenti".
Il sodalizio che avrebbe condizionato l'esito dei campionati di calcio, nella sentenza d'appello del processo a Calciopoli appare più esteso rispetto a quello delineato dal verdetto di primo grado. Infatti, pur concordando con la sentenza del tribunale laddove individua un sodalizio che fa capo a Moggi, la Corte d'Appello "dissente sulla esatta individuazione dei membri con funzioni non meramente partecipative all'associazione: emerge con chiarezza un ruolo affatto secondario, ma anzi di rilievo nel sodalizio, ricoperto dagli imputati Pairetto, Bergamo e Mazzini, i quali in forza della funzione loro attribuita (i primi due designatori arbitrali, Mazzini vicepresidente Figc) hanno di fatto rafforzato il contesto e l'incidenza del sodalizio che, proprio per la loro funzione e per il loro contributo apicale, ha potuto operare per un lasso di tempo cospicuo con metodiche altrimenti assolutamente irraggiungibili, ovvero la scelta degli arbitraggi delle partite di campionato di serie A, e in parte di serie B, condizionata per precostituire griglie ed in parte per sorteggi indubbiamente ambigui".
Ma l’esito positivo delle partite non era l’unico obiettivo del sistema Calciopoli: secondo i giudici di Napoli le stesse gare assumevano un ruolo determinante per raggiungere altri obiettivi come quello di acquisire un potere di controllo dei vertici federali (in riferimento agli imputati Pairetto, Mazzini e Bergamo) oppure di maggiore visibilità mediatica al fine di una progressione di carriera (arbitri e assistenti).
Insomma un quadro molto chiaro sul grande sistema che Moggi era stato capace di mettere in atto. Troppe volte ed erroneamente abbiamo ridotto Calciopoli ad un sistema per condizionare l’esito delle partite. Da questa sentenza invece di evince che l’obiettivo principale era avere in pugno il potere su tutto il calcio. Una sorta di burattinaio che muoveva i fili a suo piacimento. E ovviamente tutti erano condizionati da questa situazione. Non a caso nella motivazione si cita anche il famoso episodio di Paparesta (“appaiono eclatanti le diverse incursioni di Moggi, assieme a Giraudo, negli spogliatoi di arbitri e assistenti”) che lascia intendere come l’arbitro si guardò bene dal denunciare l’accaduto.
Un quadro davvero triste dello stato penoso in cui era finito il nostro calcio. Quadro che, ahimé, non possiamo negare e di cui dobbiamo prendere atto a prescindere dalle simpatie (o antipatie) di tifo. O dobbiamo continuare a far finta che sia solo una Farsopoli?
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7 commenti:
Niente di nuovo sotto questo cielo. Solo conferme. In un paese civile certe questioni sarebbero chiuse da tempo e gentaglia come Moggi sarebbero a spaccare pietre in miniera. Ma purtroppo siamo in Italia. Qui c'é ancora gente che considera Moggi un dio e rinnega l'esistenza di Calciopoli.
Trovo ridicola questa vostra ostinazione nei confronti di Moggi e di un sistema che non esiste. Tutti intrattenevano relazioni con arbitri e designatori. Dove sono gli altri condannati?
può darsi che sia come dici tu nerazzurro,ma in un paese civile il proprietario della telecom non fa spionaggio industriale per ricattare concorrenti e politici.perchè questo faceva il vostro caro tronchetti provera.
in un paese civile le indagini erano a 360 gradi come ha ben illustrato il giudice casoria nelle motivazioni di primo grado.in un paese civile non si tiene una relazione del procuratore federale chiusa nel cassetto fino a che non scatta la prescrizione.perchè è questo che ha fatto il signor abete.in un paese civile uno condannato per calciopoli non torna immacolato a fare il vicepresidente di lega.in un paese civile il presidente federale non rimane sempre ad alti livelli in politica e nello sport(mi riferisco neturalmente a carraro).in un paese civile(ammesso che ne esistano)succedono tante cose...ma come dici tu siamo in italia....moggi non era un santo ma nemmeno il capro espiatorio.si era fatto solo troppi nemici...potenti.prima di tutto,sia chiaro,a...torino.
Ho letto le motivazioni, queste giudici non hanno voluto nemmeno ascoltare ciò che le difese hanno trovato, sono rimaste praticamente alle prove monche del 2006, questa o è malafede o pregiudizio, scegliete voi, ma a parte Moggi come si può condannare Dattilo che ammonisce 3 giocatori che poi potevano giocare la domenica successiva con tro la Juve e si scopre dai fantomatici abbinamenti delle schede svizzere che la acquisisce (sempre secondo Di Laroni) 2 mesi dopo quella partita inquisita...
Concordo con quasi tutto il commento di BlackWhite, tranne quando afferma che il sistema "non esiste".
Il sistema per me esisteva ed era questa cosa qui: un gruppo di dirigenti sportivi spregiudicati e con manie di potere che si intromettevano in associazioni e consorterie dalle quali si sarebbero dovuti tenere fuori. Una cosa del tutto simile alla politica e ai rapporti ambigui che sempre si instaurano tra enti controllanti e controllati.
La cosa che trovo ridicola, e che mi fa approvare il termine "Farsopoli" (anche se non lo uso spesso, perché sembra che voglia negare e minimizzare tutto e non è così), e che UNA SOLA squadra ha pagato per tutte al termine di un processo sommario di 15 giorni.
L'ho già detto in molti altri commenti: dedicate 5 minuti della vostra vita ad andare su Youtube ad ascoltare le telefonate tra Facchetti e Bergamo, poi gentilmente tornate qui e ditemi se un tifoso juventino, dopo averle sentite e dopo aver considerato che uno degli scudetti revocati è andato all'Inter, ha o meno il diritto di pensare che non sia stata fatta giustizia.
@ Carlo Sandri. No, non è stata fatta giustizia.
Perché la Juventus che aveva una responsabilità "oggettiva" in tutta la vicenda ha pagato (una pena ridicola rispetto al reato ma pur sempre una pena) mentre il signor Moggi che ha avuto un ruolo assolutamente attivo continua a scrivere sui giornali, ha dire la sua su questa o su quella vicenda e ad influenzare alcune società di calcio.
Più che Facchetti e l'Inter sarebbe interessante capire il ruolo di Galliani e del Milan in tutta la vicenda, visto che i rossoneri sono stati tra quelli che hanno beneficiato di più dal sistema Moggi.
@ Stefano :
non definirei la pena ridicola: so che poteva andare peggio (come era infatti il primissimo grado di giudizio), ma parliamo di una retrocessione con penalizzazione e revoca di 2 scudetti. Non è proprio uno scherzo.
Moggi dal canto suo è stato radiato. Che poi lo intervistino o invitino ovunque a fare l'esperto, ti dirò, dà fastidio persino a me che sono juventino... ma come pena ha avuto il massimo.
Concordo che il Milan di Galliani ci fosse dentro più di tutti. Il problema è che il proprietario del Milan sa come si fa a delinquere sul serio, per cui ha avuto l'accortezza di far commettere tutti gli atti più compromettenti al signor Meani, inquadrandolo nella società come semplice consulente, il che ha aiutato moltissimo in sede di processo.
E, altra cosa non secondaria, il Milan ha difeso (giusto o sbagliato che fosse eticamente) i suoi dirigenti, mentre la Juve dell'estate 2006 li ha mandati al macello per logiche interne di ricambi, che molti tifosi non hanno perdonato (da cui la grande devozione per Andrea Agnelli, obiettivamente anche sproporzionata rispetto al valore del personaggio).
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