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lunedì 8 giugno 2020

30 ANNI DOPO ITALIA '90 E QUELLE NOTTI MAGICHE INSEGUENDO UN GOL

“Notti magiche, inseguendo un gol, sotto un cielo di un’estate italiana.” La voce di Edoardo Bennato e Gianna Nannini mi rimbomba ancora nelle orecchie, come se fosse ieri, anche se sono passati 30 anni. Non uno, non dieci, non venti. 30 anni. Più ci penso e più mi rendo conto che sono tanti, tantissimi. Eppure, come detto, sembra che tutto sia successo ieri.
Otto giugno 1990. Era un venerdì. Ma non era un venerdì come tanti, non era un giorno come tanti. E, almeno per quanto mi riguarda, non sarà mai più un giorno come tanti. Era il giorno di Argentina-Camerun, partita inaugurale dei Mondiali di Italia ’90.
Ho sempre pensato che i primi Mondiali che un appassionato segue, poi rimangono nel cuore. Non saprei dirvi con esattezza il motivo. Forse perché quasi sempre arrivano in quella fase fine infanzia-inizio adolescenza in cui tutto sembra fantastico, circondato da una misteriosa aria di fascino e magia.
Forse per questo rimango impressi nella mente. Sembrerà strano, ma mi ricordo tutto, come se non fossero passati 3 decenni. Il gol di Omam Biyik nella partita inaugurale tra Argentina e Camerun, l’esordio azzurro contro l’Austria decisi da un gol di Schillaci, il gol di Baggio contro la Cecoslovacchia, Azeglio Vicini (il mio commissario tecnico azzurro preferito), il gol di Serena agli ottavi contro l’Uruguay (e io felice per lui perché segnò nel giorno del suo trentesimo compleanno), gli occhi sgranati di Schillaci, la semifinale contro l’Argentina di Maradona a Napoli, Schillaci che porta in vantaggio i nostri, Zenga che esce a vuoto e Caniggia (Dio solo sa, quanto l’ho odiato, sportivamente parlando) che pareggia, i rigori sbagliati da Donadoni e Serena, le lacrime per l’eliminazione, la finalina di consolazione contro l’Inghilterra.
E poi il trio tedesco dell’Inter Matthaus-Klinsmann-Brehme, il portiere Higuita (che agli ottavi contro il Camerun nei supplementari si spinse fino a centrocampo, perse palla e subì gol), Germania-Olanda (tedeschi nerazzurri da un lato, olandesi rossoneri dall’altro), Brasile-Argentina agli ottavi, Tomas Brolin, Enzo Francescoli, il bomber stagionato Roger Milla, le capriole di Thomas Shuravy, la figurina di Klaus Augenthaler (tra tante figurine mi è rimasto impresso lui, non so perché), la zazzera di Valderrama, i rigori di Argentina-Jugoslavia ai quarti, Dragan Stojkovic, la finale Germania-Argentina, Lothar Matthaeus che alza la coppa, Lubos Kubik, Jorge Burruchaga, Marius Lacatus, Olanda-Egitto, Germania-Jugoslavia, David Platt, Paul Caligiuri.
E potrei andare avanti tranquillamente fino a domani. Pensate che (probabilmente l’ho già scritto un'altra volta) ricordo a memoria tutti i ventidue azzurri e saprei dirvi anche i numeri di maglia. Dall’1 di Walter Zenga al 22 di Gianluca Pagliuca, passando per il 3 di Giuseppe Bergomi, il 6 di Riccardo Ferri, il 7 di Paolo Maldini, il 9 di Carlo Ancelotti, il 10 di Nicola Berti, il 15 di Roberto Baggio, il 19 di Totò Schillaci, il 20 di Aldo Serena (ne ho citato alcuni a caso, ma giuro di sapere a memoria tutti e 22).
Credo di aver scritto fino allo sfinimento cosa abbiano rappresentato i Mondiali di Italia ’90 per me, di come siano stati una pietra miliare della mia esistenza e di quanto abbiano influito sulla mia passione calcistica nel trent’anni successivi e di come sfoghi questa passione nel giornalismo prima e nel blog dopo (ebbene sì, se sono qui a scrivere cose più o meno serie da 13 anni è anche merito/colpa di quei Mondiali italiani di 30 anni fa). Non voglio tediarvi ulteriormente su questo argomento (che se proprio volete approfondire potete trovare nei primi tre post che suggerisco a fine articolo).
Fu un’esperienza bellissima e irripetibile (credo non solo per me) e credo che lo dimostri il fatto che a distanza di 30 anni ancora mi emoziono quando ne parlo, quando rivedo vecchi filmati, quando ascolto “Un’estate italiana”, quando guardo una vecchia foto riguardante quel Mondiale. Sì, gli anni passano, le cose cambiano, le persone cambiano, ma quelle “Notti magiche, inseguendo un gol, sotto un cielo di un’estate italiana” rimangono sempre uguali.


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8 commenti:

Brother ha detto...

Un'estate bellissima ed indimenticabile. E se fossimo riusciti a portare a casa quel Mondiale sarebbe stata ancora più bellissima ed indimenticabile.

Lady Marianne ha detto...

Ricordo anche io quella estate con un alone di magia. Sembrava tutto fantastico ed eccezionale. Ma probabilmente, come ho scritto anche in un'altra occasione, non c'era niente di speciale in tutto questo, forse l'unica magia consisteva nel fatto che fossimo bambini.

Theseus ha detto...

Calcisticamente non fu un gran Mondiale (ricordo alcune partite particolarmente noiose), ma il fatto di giocare in Italia gli diede quell'alone magico di cui parlate voi.
Non so se l'avremmo meritato noi, di sicuro la Germania non demeritò.

DenisBergamini ha detto...

@Entius. Lo hai scritto già un paio di volte che ti ricordi a memoria i 22 azzurri con tanto di numeri.
Dimostralo: snocciola nomi e numeri.

Simone ha detto...

@Theseus. In effetti fu bruttino come Mondiale...

Entius ha detto...

@DenisBergamini. Eccoti accontentato:
1. Walter Zenga
2. Franco Baresi
3. Giuseppe Bergomi
4. Luigi De Agostini
5. Ciro Ferrara
6. Riccardo Ferri
7. Paolo Maldini
8. Pietro Vierchwood
9. Carlo Ancelotti
10. Nicola Berti
11. Ferdinando De Napoli
12. Stefano Tacconi
13. Giuseppe Giannini
14. Giancarlo Marocchi
15. Roberto Baggio
16. Andrea Carnevale
17. Roberto Donadoni
18. Roberto Mancini
19. Salvatore Schillaci
20. Aldo Serena
21. Gianluca Vialli
22. Gianluca Pagliuca

Matrix ha detto...

@Entius. Wow che memoria!!! Si vede che sti Mondiali ti hanno segnato profondamente.

Entius ha detto...

@Matrix. Segnato profondamente mi sembra la definizione più giusta…