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sabato 16 maggio 2020

QUEL TRICOLORE, TASSELLO SOFFERTO E DECISIVO PER LA GLORIA

Come un crescendo rossiniano, 11 giorni dopo la Coppa Italia e sei giorni prima dell’apoteosi in quel di Madrid, dieci anni fa arrivò lo scudetto, il diciottesimo della storia nerazzurra, il quinto consecutivo, ahimè, l’ultimo, per il momento. Fu un trionfo sofferto perché l’Inter, che fino a gennaio era saldamente in testa, a febbraio e marzo perse un po’ la strada e permise alla Roma di recuperare punti, fino a sorpassarci a metà aprile. Per fortuna, due settimane dopo operammo il controsorpasso e da lì non ci fermò più nessuno.
Quel fine settimana di metà maggio di dieci anni fa fu prima carico di tensione e ansia, poi l’adrenalina esplose in una grande gioia. Campioni d’Italia, ancora una volta. E ovviamente a firmare il trionfo ci pensa Diego Alberto Milito. E come sempre il racconto di quel weekend attraverso le parole del mio blog. Buona Lettura.
IL GIORNO PRIMA
Quanto manca? Cavolo, manca ancora un giorno intero. 24 ore al fischio d’inizio degli ultimi 90 minuti di questo splendido campionato. 90 minuti per celebrare la nostra bellissima stagione o mandare tutto a puttane.
Non vorrei che i ragazzi scendessero in campo con la sicurezza che i tre punti e lo scudetto siano già in tasca e giocare questi 90 minuti è solo una formalità. Questi ultimi 90 minuti bisogna giocarli intensamente, offrendo una prestazione da Grande Inter come abbiamo fatto nelle ultime settimane. La partita di Siena è tutt’altro che una formalità, anzi è una finale come quella di Madrid fra sette giorni. Una finale che non possiamo e non dobbiamo perdere.
Ecco, forse l’unico grande pericolo domani pomeriggio sarà rappresentato dai nostri giocatori. Saranno con la testa a Madrid? Giocheranno con la solita intensità? Saranno capaci di reagire ad eventuali episodi sfavorevoli? Riusciranno a restare concentrati e attenti per 90 minuti? La risposta l’avremo solo domani pomeriggio.

A POCHE ORE...
Sto cercando di auto-rilassarmi, di concentrarmi su qualcosa che distenda i miei nervi. Continuo a ripetermi di stare tranquillo. Dai, non è la prima volta che ci giochiamo una partita scudetto e, se ci pensi bene, due anni fa stavamo messi anche peggio. Purtroppo ho avuto l’ennesima conferma che a certe cose non farai mai l’abitudine. La vigilia di una sfida scudetto mi riempie di tensione e adrenalina.
Non oso pensare in che stato arriverò sabato prossimo. Mamma mia, vincere è bellissimo, inebriante, quasi estasiante. Però, porca zozza, quanta sofferenza c’è nell’attesa di una vittoria. E in fondo a pensarci bene una vittoria è resa speciale dall’attesa che la precede.
Oggi la vittoria è d’obbligo, non sono ammesse distrazioni. Non dobbiamo pensare a Madrid, né illuderci che sarà tutto facile. Dobbiamo scendere in campo affamati di vittoria e strappare questi tre punti con i denti e le unghie lottando su ogni pallone e prendendo possesso del campo. Siamo più forti dei toscani, se giochiamo come sappiamo, la vittoria non sarà in discussione.
Dai ragazzi, il traguardo è vicino, lo vedete? È lì in fondo, non molto distante da voi, Forza ragazzi, alzatevi sui pedali e piazzate lo scatto vincente per andare a conquistare il secondo trofeo di questa bellissima primavera. Madrid ci attende, arriviamoci da Campioni d’Italia.

CAMPIONI D'ITALIA !!!
Il secondo titolo è arrivato, siamo Penta-Campioni d’Italia, roba che non succedeva da ottanta anni (1930-35) quando il pallone era fatto ancora di pezza. Campioni. Non ho parole. Sono reduce dalla sfilata in centro città, dove ho lasciato tre quarti di voce, e molte energie psicofisiche ma dove ho potuto scaricare tutta la mia adrenalina di questo weekend. I ragazzi sono stati fantastici. Hanno portato a casa uno scudetto che meritavamo solo e soltanto noi. Siamo campioni, campioni d’Italia ma ora tutti concentrati verso Madrid. Abbiamo un appuntamento importante con la storia e, in caso di vittoria, con la leggenda. Ma per stasera, solo per stasera, godiamoci questa strepitosa gioia che i ragazzi ci hanno regalato.

IL GIORNO DOPO
E’ stato uno scudetto sudato e forse anche per questo ancora più bello. A gennaio eravamo saldamente in testa poi abbiamo avuto un lungo blackout, complice anche gli impegni di Champions, e la Roma ne ha approfittato per risalire la china e rendersi insidiosa. Nello sconto diretto ci è arrivata praticamente a ridosso e dopo il pareggio di Firenze è arrivato il sorpasso. In quel momento la nostra stagione è cambiata. Da preda siamo diventati cacciatori, da inseguiti siamo dovuti diventare inseguitori. Il nostro destino non era più nelle nostre mani. Ed è proprio in questo momento che l’Inter si è ritrovata, infilando 5 vittorie nelle ultime 5 giornate.
Vincere così, all’ultimo respiro, è doloroso, molto sofferto, ma la sofferenza amplifica poi la gioia per la vittoria. Vincere così trasmette una carica e un’adrenalina fantastica.
Una grande vittoria. Una vittoria di tutta la squadra. Un gruppo unito e compatto dove tutti hanno dato il loro contributo. E’ la vittoria di capitan Zanetti, un ragazzino 37 anni, di bomber Milito, principe acclamato di tutta la platea nerazzurra, di Eto’o che da fuoriclasse si è adattato a fare anche il terzino, di Sneijder che ha illuminato la manovra nerazzurra, di Thiago Motta che ha dato qualità a centrocampo, di Lucio e Samuel, insuperabili muri difensivi, di Julio Cesar che rimane un grande portiere nonostante un paio di sue incertezze potevano costarci care, di Cambiasso, elemento insostituibile in mezzo al campo, di Balotelli, che forse ha capito una volta per tutte cosa deve fare per diventare un fuoriclasse, e ancora di Chivu, di Pandev, di Muntari, di Stankovic, di Materazzi, di Cordoba. Tutti hanno contribuito al successo finale.
Ma grande, grandissimo merito va a lui, a Josè Mourinho. Questo scudetto è anche suo. Perché ha formato un gruppo molto affiatato, perché è stato capace di operare scelte coraggiose lasciando fuori all'occorrenza gente come Eto’o, perché è stato bravo a dare un’anima alla squadra e rendendola capace di essere camaleontica e di poter passare dal 4-4-2 al 4-2-3-1 o al 4-3-3, perché è stato bravo a caricarsi addosso tutte le pressioni lasciando tranquilla la squadra. Il 18esimo, quello della maturità, quello del sorpasso sui cugini del Milan. Il quinto sigillo nerazzurro consecutivo. Roba da rimanere negli annali, nemmeno la Grande Inter di Herrera vinse 5 titoli consecutivi. Siamo nella storia ma non bisogna cullarci troppo negli allori. E’ una primavera indimenticabile ma c’è un ultimo piccolo passo da fare per entrare nella leggenda. Sabato abbiamo un appuntamento con la gloria. E non vogliamo assolutamente dargli buca.

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6 commenti:

Matrix ha detto...

Mamma mia, che weekend. Ricordo l'ansia e la tensione. Se ci penso sono ancora teso. Ma al triplice fischio finale esplose la gioia!!!

Winnie ha detto...

Bello rileggere le tue emozioni del momento. E come tornare indietro e rivivere quelle stesse emozioni personali. In fondo le tue sensazioni furono anche le nostre. L'ansia, la tensione, l'adrenalina, la gioia, le urla. Tutti abbiamo vissuto le stesse emozioni.

Brother ha detto...

E chi se le scorda certe emozioni. Ricordo che la notte prima dormii malissimo, ero in preda a tensione e brutte sensazioni, temevo in una beffa atroce all'ultimo momento. Mamma mia che incubi...

Brother ha detto...

Per fortuna tutto è bene ciò che finisce bene...

Nerazzurro ha detto...

Ho sempre pensato (forse erroneamente) che se avessimo perso lo scudetto, non avremmo vinto la Champions League. Quella vittoria di Siena fu fondamentale per il nostro cammino.

Entius ha detto...

Il "guaio" mio caro Nerazzurro è che eravamo così caricati a pallettoni che in quel momento avremmo vinto qualsiasi cosa. La finale dei Mondiali, il Sei Nazioni di rugby, il Roland Garros di tennis, il Superbowl di football americano. Qualsiasi cosa passasse dalle nostre mani.