E per il quinto anno consecutivo portiamo a casa il tricolore. L’abbiamo cucito sulle nostre maglie in una torrida giornata di luglio di 4 anni fa quando la giustizia ci restituì un millesimo di quello che Calciopoli ci aveva tolto e da allora lo scudetto tricolore non si è più mosso.
E’ stato uno scudetto sudato e forse anche per questo ancora più bello. A gennaio eravamo saldamente in testa poi abbiamo avuto un lungo blackout, complice anche gli impegni di Champions, e la Roma ne ha approfittato per risalire la china e rendersi insidiosa. Nello sconto diretto ci è arrivata praticamente a ridosso e dopo il pareggio di Firenze è arrivato il sorpasso. In quel momento la nostra stagione è cambiata. Da preda siamo diventati cacciatori, da inseguiti siamo dovuti diventare inseguitori. Il nostro destino non era più nelle nostre mani. Ed è proprio in questo momento che l’Inter si è ritrovata, infilando 5 vittorie nelle ultime 5 giornate. La Roma si è distratta in una sola occasione, in casa con la Sampdoria. Ma è stato un errore che gli è costato caro. L’Inter si è impossessata di nuovo della vetta e non l’ha più mollata. Come due anni fa la Roma ha assaggiato l’illusione per 38 minuti di essere campione d’Italia ma poi Milito ha spento i sogni giallorossi.
I campioni siamo noi e, come sto ripetendo fino alla nausea, è un trionfo meritato. Nessuno meritava questo scudetto più di noi, nemmeno la Roma che si è ritrovata a sperare nel tricolore più per demeriti nostri che per meriti suoi.
Vincere così, all’ultimo respiro, è doloroso, molto sofferto, ma la sofferenza amplifica poi la gioia per la vittoria. Vincere così trasmette una carica e un’adrenalina fantastica.
Una grande vittoria. Una vittoria di tutta la squadra. Un gruppo unito e compatto dove tutti hanno dato il loro contributo. E’ la vittoria di capitan Zanetti, un ragazzino 37 anni, di bomber Milito, principe acclamato di tutta la platea nerazzurra, di Eto’o che da fuoriclasse si è adattato a fare anche il terzino, di Sneijder che ha illuminato la manovra nerazzurra, di Thiago Motta che ha dato qualità a centrocampo, di Lucio e Samuel, insuperabili muri difensivi, di Julio Cesar che rimane un grande portiere nonostante un paio di sue incertezze potevano costarci care, di Cambiasso, elemento insostituibile in mezzo al campo, di Balotelli, che forse ha capito una volta per tutte cosa deve fare per diventare un fuoriclasse, e ancora di Chivu, di Pandev, di Muntari, di Stankovic, di Materazzi, di Cordoba. Tutti hanno contribuito al successo finale.
Ma grande, grandissimo merito va a lui, a Josè Mourinho. Questo scudetto è anche suo. Perché ha formato un gruppo molto affiatato, perché è stato capace di operare scelte coraggiose lasciando fuori all'occorrenza gente come Eto’o, perché è stato bravo a dare un’anima alla squadra e rendendola capace di essere camaleontica e di poter passare dal 4-4-2 al 4-2-3-1 o al 4-3-3, perché è stato bravo a caricarsi addosso tutte le pressioni lasciando tranquilla la squadra. Quasi certamente dopo Madrid andrà via e per il popolo nerazzurro sarà una grave perdita. Ma intanto godiamoci questo scudetto. Il 18esimo, quello della maturità, quello del sorpasso sui cugini del Milan. Il quinto sigillo nerazzurro consecutivo. Roba da rimanere negli annali, nemmeno la Grande Inter di Herrera vinse 5 titoli consecutivi. Siamo nella storia ma non bisogna cullarci troppo negli allori. E’ una primavera indimenticabile ma c’è un ultimo piccolo passo da fare per entrare nella leggenda. Sabato abbiamo un appuntamento con la gloria. E non vogliamo assolutamente dargli buca. FORZA INTER.
E’ stato uno scudetto sudato e forse anche per questo ancora più bello. A gennaio eravamo saldamente in testa poi abbiamo avuto un lungo blackout, complice anche gli impegni di Champions, e la Roma ne ha approfittato per risalire la china e rendersi insidiosa. Nello sconto diretto ci è arrivata praticamente a ridosso e dopo il pareggio di Firenze è arrivato il sorpasso. In quel momento la nostra stagione è cambiata. Da preda siamo diventati cacciatori, da inseguiti siamo dovuti diventare inseguitori. Il nostro destino non era più nelle nostre mani. Ed è proprio in questo momento che l’Inter si è ritrovata, infilando 5 vittorie nelle ultime 5 giornate. La Roma si è distratta in una sola occasione, in casa con la Sampdoria. Ma è stato un errore che gli è costato caro. L’Inter si è impossessata di nuovo della vetta e non l’ha più mollata. Come due anni fa la Roma ha assaggiato l’illusione per 38 minuti di essere campione d’Italia ma poi Milito ha spento i sogni giallorossi.
I campioni siamo noi e, come sto ripetendo fino alla nausea, è un trionfo meritato. Nessuno meritava questo scudetto più di noi, nemmeno la Roma che si è ritrovata a sperare nel tricolore più per demeriti nostri che per meriti suoi.
Vincere così, all’ultimo respiro, è doloroso, molto sofferto, ma la sofferenza amplifica poi la gioia per la vittoria. Vincere così trasmette una carica e un’adrenalina fantastica.
Una grande vittoria. Una vittoria di tutta la squadra. Un gruppo unito e compatto dove tutti hanno dato il loro contributo. E’ la vittoria di capitan Zanetti, un ragazzino 37 anni, di bomber Milito, principe acclamato di tutta la platea nerazzurra, di Eto’o che da fuoriclasse si è adattato a fare anche il terzino, di Sneijder che ha illuminato la manovra nerazzurra, di Thiago Motta che ha dato qualità a centrocampo, di Lucio e Samuel, insuperabili muri difensivi, di Julio Cesar che rimane un grande portiere nonostante un paio di sue incertezze potevano costarci care, di Cambiasso, elemento insostituibile in mezzo al campo, di Balotelli, che forse ha capito una volta per tutte cosa deve fare per diventare un fuoriclasse, e ancora di Chivu, di Pandev, di Muntari, di Stankovic, di Materazzi, di Cordoba. Tutti hanno contribuito al successo finale.
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2 commenti:
Ma come?? L'Inter gioca una finale di Champions League dopo 38 anni e tu hai un'appuntamento con gloria? Ma poi chi è sta gloria? eh eh eh
FORZA INTER !!!
Sono daccordo con te. E' la vittoria del gruppo. L'anno scorso fu lo scudetto di Ibrahimovic, quest'anno invece tutti hanno contribuito alla vittoria finale, ognuno ha portato un pezzo di mattone per costruire lo scudetto.
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