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lunedì 8 giugno 2015

OTTO GIUGNO 1990. TUTTO INIZIO’ IN QUELLE NOTTI MAGICHE…

Otto giugno 1990. Avevo 11 anni. L’età di mio cugino. E del nipote della mia ragazza. Avevo appena finito il mio primo anno di scuola media. Ero un bambino, forse per la stazza direi che ero più un ragazzino. Un ragazzino robustello.
Stavo per vivere una lunga estate che avrebbe cambiato la mia vita. Ma a 11 anni certi pensieri non ti sfiorano nemmeno la mente. Pensi solo a giocare, a divertirti e a goderti le cose belle della vita. Il lavoro, le donne, i soldi, erano pensieri lontani (anche se a quell’età inizi a guardare già le ragazzine…).
Otto giugno 1990, dicevamo. Era venerdì. Ma non era un venerdì qualsiasi. Era il grande giorno. Era il giorno in cui stavano per iniziare i Mondiali di calcio, stava per iniziare quello che per sempre ricorderò come Italia ’90.

Gli anni passano, i ricordi sbiadiscono. Dopo 25 anni sono poche le immagini che restano. E magari ti restano in mente sciocchezze, cose banali. Per dire, la prima immagine che ho di quel 8 giugno è la macchina di mio padre parcheggiata davanti casa (una mitica Ritmo bianca che anni dopo diventerà la macchina con cui porterò in giro i miei vent’anni), con gli sportelli aperti e la radio accesa.

Cosa stessimo facendo non lo ricordo. E vagamente mi pare di ricordare che stessimo ascoltando qualcosa riguardante i Mondiali.

La seconda immagine è il colpo di testa di Omam Biyik con cui il Camerun batte l’Argentina campione in carica all’esordio. Da lì in poi è un vortice di ricordi, di maglie, di giocatori, di gol, di emozioni. Gli occhi sgranati di Schillaci, Azeglio Vicini (l'unico ct azzurro che ho amato), il gol di Baggio contro la Cecoslovacchia, il gol di Serena contro l’Uruguay, la semifinale contro l’Argentina di Maradona a Napoli, Schillaci che porta in vantaggio i nostri, Caniggia (Dio, quanto l’ho odiato…) che pareggia con la complicità di Zenga che esce a vuoto, i rigori sbagliati da Donadoni e Serena, le lacrime per l’eliminazione. E poi il trio tedesco dell’Inter Matthaeus-Klinsmann-Brehme, il portiere Higuita, Germania-Olanda (tedeschi nerazzurri da un lato, olandesi rossoneri dall’altro) e Brasile-Argentina agli ottavi, Roger Milla, le capriole di Thomas Shuravy, la figurina di Augenthaler, la zazzera di Valderrama, i rigori di Argentina-Jugoslavia, Enzo Francescoli, la finale Germania-Argentina vista all’aperto con tutti i vicini, i mille gadget che mi ero comprato per l’evento (uno dei quali fa ancora bella mostra nella mia stanza dopo 25 anni, mentre una polo bianca con il logo dovrebbe essere sepolta in qualche cassettone in soffitta). E potrei andare avanti ad oltranza.
Poi ti volti indietro e ti accorgi che sono passati 25 anni. Un quarto di secolo. Tanti, forse troppi. Nel frattempo sono passati altri sei Mondiali, l’Italia ha vinto in Germania quel Mondiale che avrebbe dovuto vincere in casa, c’è stata un’altra finale Germania-Argentina e c’è sempre un argentino che con le sue giocate manda in estasi gli appassionati di calcio.
E tu sei ancora qui. A seguire il calcio, a scriverne quasi tutti i giorni e a ricordare di come tutto iniziò. A ricordarti di quelle “notti magiche inseguendo un gol sotto il cielo di un’estate italiana” in cui nacque la passione per il calcio e, successivamente, per il giornalismo sportivo.
E a pensare che senza quelle notti magiche, probabilmente la tua vita avrebbe preso un'altra piega. O magari a convincerti che con o senza quelle notti magiche tu saresti comunque appassionato a questo fantastico gioco fino a farlo diventare parte integrante della tua vita.
Otto giugno 1990. Un venerdì come tanti, un giorno e una data che non saranno mai uno dei tanti.

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4 commenti:

Stefano ha detto...

Era un altro calcio e soprattutto un'altra Nazionale. L'Italia dell'epoca raccoglieva le simpatie di tutti e si tifava per gli azzurri a prescindere.

LadyMarianne ha detto...

Era un'altra Italia. Sotto tutti i punti di vista. Anche io ero una ragazzina e ricordo con emozione quella estate.
Ricordo che tutti erano presi da questa manifestazione e non capivo il perché.
Ricordo le partite viste con i parenti, le fette d'anguria a fine partita, i miei zii che fumavano sul balcone.
Forse non c'era niente di speciale in tutto questo, forse l'unica magia consisteva nel fatto che fossimo bambini.

Entius ha detto...

Mi trovi pienamente daccordo. A 11 anni sembra tutto così splendido, così fantastico. Ti illudi che veramente quelle fossero "notti magiche". Sono arrivati altri Mondiali e di conseguenza altri ricordi, ma Italia '90 rimane per quelli della mia/nostra età qualcosa di speciale e unico.

Mattia ha detto...

Il primo Mondiale è sempre qualcosa di unico e di speciale per tutti. Per te è stato Italia '90, per me Usa '94, per altri magari Spagna '82 o Germania 2006. Ognuno ha il proprio Mondiale nel cuore.
Anche per me l'estate del 1994 fu magica, tra un gol di Baggio agli ottavi con la Nigeria e l'adorazione per Stoichkov.