Il ruolo di portiere mal si sposa con quello dell’allenatore? A giiudicare dalla lista di estremi difensori passati dal campo alla panchina, si direbbe di sì. Con il suo rientro in Italia, Walter Zenga sarà l’unico ex portiere a guidare una compagine di Serie A. Nella massima serie, Zenga ha già allenato Catania e Palermo, e all’estero diverse squadre girovagando tra Usa, Romania, Serbia, Turchia e Medioriente. Per l’Uomo Ragno, l’avventura alla Sampdoria sarà un ritorno: difese i pali blucerchiati tra il 1994 e il 1996, quando arrivò dall’Inter, con Pagliuca che compì il percorso inverso e salutò la Samp per andare a Milano.
In Italia, se dobbiamo pensare a un portiere divenuto allenatore, andiamo d’istinto e diciamo subito Dino Zoff. Dinomito ha allenato la Juventus, vincendo una Coppa Italia e una Coppa Uefa, la Lazio in tre differenti mandati, intervallati anche dal ruolo di presidente, e ovviamente la nazionale italiana, con cui ha sfiorato la vittoria di Euro 2000, fermandosi a pochi secondi dal traguardo.
Poi c’è Pietro Carmignani, portiere degli anni Settanta tra le altre di Juve, Napoli e Fiorentina, e in seguito vice di Sacchi al Parma, al Milan, all’Italia, ma anche allenatore “in proprio” al Livorno nel 1999-00 e al Varese nel 2008, per una manciata di partite.
Attualmente in giro per l’Europa non è che le cose siano differenti. Un portiere era lo spagnolo Julen Lopetegui, attuale tecnico del Porto e negli anni Novanta estremo difensore di Real Madrid, Barcellona, Logroñes e Rayo Vallecano. E anche l’allenatore del Club Brugge, Michel Preud’homme, icona del calcio belga degli anni Ottanta (quando difendeva i pali di Standard Liegi e Malines) e Novanta (quando passò al Benfica). In Belgio un tempo c’era anche Raymond Goethals, una Coppa delle Coppe con l’Anderlecht nel 1978 e soprattutto una Champions League vinta con il Marsiglia nel 1993 (1-0 al Milan in finale).
Qualche altro esempio ce lo offre l’Inghilterra con Nigel Adkins, attuale tecnico dello Sheffield United ed in passato al Southampton, o Bryan Gunn, scozzese di nascita ma legato al Norwich come giocatore e per un anno, nel 2009, anche come tecnico. Ha allenato per un po’ anche Peter Shilton, storico portiere della nazionale inglese dal ‘70 al ‘90 (conquistò le due Coppe Campioni col Nottingham Forest), che al Plymouth interpretò il ruolo di allenatore-giocatore, prima di svestire la giacca e la cravatta e tenere solo i guanti. E per rimanere ai calciatori inglesi, va segnalata l’esperienza dello scorso anno di David James agli indiani del Kerala. Altro esempio è lo statunitense Bruce Arena, tecnico dei L.A. Galaxy e Ct della nazionale a stelle e strisce dal 1998 al 2006.
Qualche portiere divenuto allenatore, qua e là lo possiamo trovare. Ma sono per lo più casi sporadici. Come mai? La risposta più spontanea, ma probabilmente anche quella esatta, è quella che ha dato Dino Zoff al Secolo XIX: «Semplice, i portieri sono pochi, solo uno su undici». E in una rosa di ventiquattro-venticinque giocatori, sono appena tre. Anche numericamente, dunque, è più probabile vedere emergere giocatori di campo.
(Blog Guerin Sportivo)
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2 commenti:
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Al di là della banale considerazione di Zoff è probabile che il portiere non lavorando mai sulla tattica non sviluppi di conseguenza le conoscenze e la "passione" necessaria per intraprendere la carriera di allenatore ma anzi la maggior parte di loro una volta appesi i guanti al chiodo diventano preparatori dei portieri stessi...ciao!
Tolti i preparatori dei portieri e qualche raro allenatore, spesso i portieri intraprendono ben altre attività. Così ad occhio non mi pare che ci siano molti ex portieri tra i dirigenti, per esempio.
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