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martedì 19 ottobre 2010

IL CALCIO AL TEMPO DI ABETE

Voglio proporvi questo articolo perchè l'ho trovato molto interessante ed esauriente. Soprattutto perché mette in luce i molteplici fallimenti della gestione Abete. Buona Lettura e... aspetto le vostre opinioni.
Questa è la cronaca di una deriva annunciata. Il calcio italiano attraversa uno dei periodi più bui della sua storia. Sulla poltrona di vertice della Federcalcio siede il presidente Giancarlo Abete. Il massimo dirigente del mondo pallonaro del Belpaese sta collezionando un fallimento dietro l’altro. Si parte dalla madre di tutti i disastri, l’eliminazione al primo turno della Nazionale di Marcello Lippi al Mondiale in Sudafrica. Una Caporetto, dalla quale Abete riesce a salvarsi in calcio d’angolo. Grazie all’assenza di una vera opposizione all’interno del Consiglio Federale, si vede confermare il mandato senza arrivare alla temuta resa dei conti.
A ruota si consuma, in Francia, l’eliminazione della Nazionale Under 19 del ct Piscedda (esclusa dal Mondiale di categoria in Centro America).
Non finisce qui. Prima delle vacanze Abete deve certificare la cancellazione dal calcio professionistico di un club di serie B (l’Ancona) e altri venti di Lega Pro (tra Prima e Seconda Divisione). Grazie a benevoli ripescaggi, utilizzati in quantità paraindustriale, la Figc ripristina un format (pseudo)conforme alle norme statutarie federali. La Lega Pro arriva comunque ai nastri di partenza monca di quattro club.
Consapevole della disperazione nella quale sono precipitate così tante tifoserie (alcune di grande blasone), Abete affida allora ai vicepresidenti federali Tavecchio (LDN), Macalli (Lega Pro) e Albertini (Aic) il compito di dare una scossa al sistema. Urgono la riforma dello statuto federale, quella del format dei campionati professionistici e la riorganizzazione del Club Italia. Solo l’ultima delle tre prende il via. Le altre due non sono ancora pervenute, a distanza di quattro mesi dall’incarico.
Secondo Abete urge anche un rilancio in grande stile dei vivai, cuore pulsante del sistema calcio. A distanza di quattro mesi dalla conferma sulla poltrona della Figc dopo la debacle sudafricana, nessun serio programma risulta ancora avviato in questa direzione. La nomina di tre personaggi aulici (ma finora di facciata) come Baggio, Rivera e Sacchi non ha prodotto frutti.
Nel frattempo la Procura Federale di Stefano Palazzi continua a sfornare deferimenti alla Commissione Disciplinare Nazionale (CDN). In Lega Pro si è arrivati a quota dieci, ma è prevedibile raggiungere livello diciannove. Le conseguenti penalizzazioni stravolgeranno le classifiche dei vari gironi, falsando il regolare andamento sportivo della stagione.
L’elenco si chiude con il martedì nero in cui sono incappate la Nazionale maggiore e quella Under 21. Comincia la rappresentativa di Casiraghi che, nel pomeriggio, si fa estromettere in un colpo solo dalla finale del campionato Europeo di categoria 2011 e dalle Olimpiadi di Londra 2012 (l’Italia non mancava la partecipazione ai Giochi da trenta anni). Nello stadiolo di Borisov, in Bielorussia, ci sono Abete e il presidente del Coni Gianni Petrucci. Tutti e due arcisicuri di festeggiare il passaggio del turno, dopo il 2-0 inflitto ai modesti avversari nella gara di andata a Rieti. Accade invece che gli Azzurrini si fanno mettere imprevedibilmente sotto di tre reti, restano fuori da tutto e lasciano trasecolata la coppia di dirigenti italiani al seguito.
Neppure il tempo di metabolizzare l’ennesimo disastro che in prima serata, al Ferraris di Genova, mezza Europa assiste allo spettacolo vergognoso di un omaccione con passamontagna d’ordinanza e un paio di taglienti cesoie in mano che si diverte a beffare un apparato di controllo apparso quanto meno inadeguato. Nella folle notte di Marassi Ivan Bogdanov e il suo gruppuscolo di ultranazionalisti serbi prendono in ostaggio un intero stadio (compresi mille bambini vestiti di azzurro ospiti del Comune di Genova), dove si sarebbe dovuto osservare un minuto di silenzio per commemorare i nostri alpini morti in Afghanistan. I teppisti impedisco che Italia-Serbia venga giocata.
La Uefa di Platini esce fuori dai gangheri. A Nyon saranno (purtroppo) costretti a dare partita vinta all’Italia, come vuole il regolamento. Ciò non toglie che la rabbia monta pericolosamente, dalle parti di Ginevra. In ossequio alla tolleranza zero, la Commissione Disciplinare potrebbe prendere aspri provvedimenti anche a carico della Federcalcio italiana. Si tratta, paradossalmente, di quella stessa Figc che avrebbe voluto organizzare Euro 2016 (dopo essere stata già malamente bocciata per Euro 2012) e che poi riesce nella quasi impossibile impresa di farsi mettere nel sacco da meno di cinquecento ultras.
A rendere ancora più agitati i sonni del numero uno della Figc ci pensa il suo omologo serbo. In conferenza stampa parla di organizzazione catastrofica dell’evento da parte italiana e annuncia che chiederà (senza ottenerla, ndr) la ripetizione della partita. Uno smacco nello smacco. Il prestigio del nostro calcio, già ridotto ai minimi termini in ambito internazionale, non avrebbe avuto francamente bisogno di questa ennesima buriana.
La cronaca della deriva annunciata si ferma qui. Per carenza di spazio, per non abusare ulteriormente della pazienza dei lettori, per carità di patria. Stia pure tranquillo, il numero uno della Figc. In mancanza di opposizione (non c’è ne è la minima traccia in Consiglio federale, e fuori) e con un presidente del Coni sempre pronto a intervenire in sua difesa, Abete non ha davvero da temere per la sua poltrona. Restano i fatti, elencati a futura memoria. Altrove sarebbero sufficienti, da soli, a consigliare lo scatto etico delle dimissioni.
Il futuro prossimo venturo è già scritto. A livello di nazionali giovanili siamo praticamente fuori da tutto. La riforma dei vivai è di là da venire. Quella dei campionati professionistici pure. I club di Lega Pro continueranno a fallire. I ripescaggi saranno l’unica ancora di salvezza cui aggrapparsi per tenere a galla una barca che fa acqua da tutte le parti. Le classifiche di Prima e Seconda Divisione nazionale verranno falsate da deferimenti a cascata in corso di campionato. Gli stadi saranno sempre più vuoti. I tifosi sempre più distratti. La Lega di Serie A se ne resterà polemicamente fuori dal Consiglio federale, trasformato in una specie di scatola vuota.
(Calciopress.net)


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2 commenti:

Mattia ha detto...

E il giornalista ha dimenticato anche gli errori fatti in sede di canidatura alle prossime due edizioni degli Europei.
Solo quelli bastavano per dimettersi.

Entius ha detto...

Probabilmente si è limitato solo ai fatti degli ultimi mesi. Come vedi in così poco tempo ne ha fatte un bel pò.