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giovedì 10 gennaio 2019

IL FALSO PROBLEMA DEL BOXING DAY (ovvero, l’astinenza da calcio giocato)

Per anni abbiamo invocato il famigerato “boxing day”, il turno di campionato a Santo Stefano che in Inghilterra è ormai una piacevole abitudine. Oltremanica giocano sempre, anche il primo gennaio, riuscendo a riempire gli stadi, mentre noi passavamo interminabili giornate coi parenti senza la possibilità di riempire il buon numero di giornate festive con qualche partita che riempisse lo spazio vuoto del periodo dedicato al riposo.
E allora che boxing day sia. Due turni tra Natale e Capodanno, scorpacciata di partite e gol e poi? Sosta fino al 21 gennaio!!!
E allora di colpo ci siamo accorti che il problema non era il boxing day, il problema siamo noi tifosi. Dai, diciamocelo schiettamente, per noi si dovrebbe giocare sempre. A Natale, a Capodanno, a Ferragosto. La questione di fondo non era “giochiamo a Santo Stefano”, ma “giochiamo tutti i weekend”. Perché noi senza calcio proprio non riusciamo a stare. Già facciamo un sacrificio enorme nei mesi estivi, poi ci sono le soste per la Nazionali che ci irritano come un chihuahua attaccato alle zone basse, ora c’è pure la sosta invernale (che fino a due anni fa era sosta per le festività natalizie, quindi la sostanza è cambiata poco).
Anzi, nell’eterna insoddisfazione che ci perseguita, molti hanno scoperto che era meglio prima. Perché se è vero che nelle festività abbiamo molto tempo libero, è anche vero che molto spesso questo tempo libero lo si deve impiegare con le famigerate visite dei parenti a cui non sempre puoi sottrarti (soprattutto se sono a casa tua e non sei così maleducato da buttarli fuori di casa), pena il sorbirti la classica frase “e che palle, pure a Natale devi rompere le scatole con questo calcio”, che molto spesso viene proferita dal parente di turno (quasi sempre di sesso femminile).
Come ha sentenziato un amico qualche giorno fa “anni spesi ad invocare il calcio durante le feste per accorgersi poi che era meglio prima” (ok, il mio amico ha usato espressioni più colorite, ma il senso del discorso era questo).
Anche perché, se proprio vogliamo scopiazzare l’Inghilterra, in questi giorni nella Terra d’Albione si sta disputando la FA Cup, che, per inciso, non ha nulla a che vedere con la nostra Coppa Italia. Mentre la nostra coppa nazionale è strutturata ad hoc per le grandi che giocheranno in casa contro avversarie di livello inferiore, Oltremanica le big vanno a giocare in campi periferici riempiendo lo stadio e creando automaticamente partite leggendarie, senza escludere il brivido di una clamorosa eliminazione (è già improbabile che il Novara superi la Lazio o il Benevento elimini l’Inter, ma se si gioca a Roma o a Milano la probabilità diventa molto più alta).
L’ideale sarebbe stato fermarsi per due settimane. Abituati dalle soste per la Nazionali, il tifoso medio riesce ad assorbire abbastanza bene l’assenza di calcio per 15 giorni. Pensateci un po’, fra un paio di giorni già avremmo riassaporato aria di campionato. Invece ci toccherà aspettare ancora altri 10 giorni e nel frattempo sorbirci noiose discussioni sul calciomercato (i grandi colpi che accendono la fantasia dei tifosi si fanno in estate, a gennaio ci sono solo piccoli movimenti o al limite si gettano le basi per le operazioni future). E se proprio siamo in astinenza di calcio giocato c’è un’interessante Lazio-Novara o un’imperdibile Inter-Benevento. E poi, dico io, non vorrete mica perdervi Roma-Virtus Entella?


Qualche anno fa la pensavo in questo modo...


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3 commenti:

Lady Marianne ha detto...

Basterebbe semplicemente spalmare in modo più omogeneo il campionato. Qualche turno infrasettimanale in meno e qualche settimana di riposo in meno. A natale si è giocato 3 turni in una settimana e ora dobbiamo aspettare tre settimane. Non va bene...

Mattia ha detto...

Dipendesse da noi, vorremmo un campionato che si giochi 12 mesi l'anno. Purtroppo anche loro hanno diritto al riposo e alle vacanze (anche quelle natalizie).

Theseus ha detto...

Il problema, secondo me, è che si vuole scopiazzare il modello Inghilterra, ma sono due mentalità e due culture diverse. In Inghilterra gli stadi sarebbero tutti pieni anche il giorno di Natale perché c'è la cultura di andare allo stadio (in Italia preferiamo il cinema), mentre da noi lo stadio pieno è utopia.