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venerdì 9 gennaio 2015

Tanti auguri "Ringhio", dalla Calabria con furore

Rino Gattuso nasce a Corigliano Calabro il 9 gennaio 1978. Ha da sempre il cuore e la passione che caratterizzano il suo territorio di nascita, al quale è legato da un invisibile cordone. Cresce in mezzo a un popolo di pescatori, giocando in mezzo alla strada con i ragazzini della sua età, tornando a casa completamente sporco e con le scarpe rotte.
E' un uomo senza fronzoli, diretto, che crede nel lavoro, nella fatica e nel sudore. Solo così si possono raggiungere gli obiettivi. Perchè nella vita, come nel calcio, i palloni gonfiati fanno poca strada.

Da piccolissimo, a 12 anni, va via dalla sua amata Calabria, direzione Perugia, per provare a inseguire il suo sogno, nonostante le lacrime della madre che vedono il suo piccolo correre via. Rino però non è un tipo che si scoraggia, al contrario. Dà il meglio di sè in ogni cosa e, a Perugia, si fa notare sin dal primo momento per la sua fame e l'aggressività con cui rincorre ogni singolo avversario come se fosse l'ultimo minuto di una finale di Coppa del Mondo.

Vince lo scudetto primavera nel 1997 e viene premiato come miglior giocatore della competizione. Nel corso dello stesso anno fa anche il suo esordio in Serie A e inizia, inevitabilmente, ad attirare su di sè le attenzioni di molte squadre.
La sua avventura perugina finisce dopo poco, a causa di alcuni diverbi con la dirigenza. Rino decide così di cimentarsi in una nuova avventura che provvederà a forgiargli ulteriormente il carattere, rendendolo ancora più forte. Il piccolo furetto vola in Scozia, ai Rangers di Glasgow.
Nonostante la giovane età, diviene ben presto un idolo della tifoseria. Come si fa a non amarlo? Gioca nell'unico modo che crede possibile, lottando con il cuore su ogni pallone. L'unico modo di intendere il calcio per gli scozzesi.
La prima stagione scorre via al meglio ma, con l'avvento di Advocaat, che lo vede in un altro ruolo, sorgono i problemi che lo porteranno al rientro in Italia, sponda Salernitana.
Qui disputa 25 partite con la sua solita grinta ma la squadra retrocede nella serie cadetta. Trattenere un giovane di quelle prospettive e pressochè impossibile: Rino viene acquistato dal Milan, fresco campione d'Italia.
Dimostra il suo carattere e la sua tenacia sin dai primi giorni. Arriva agli allenamenti anche due ore prima dell'inizio per prendere confidenza con l'ambiente e colmare le lacune tecniche con ulteriori esercizi volti a irrobustire la struttura fisica e a migliorare la capacità polmonare.
Questi suoi accorgimenti lo porteranno a vincere tutto, a diventare un'icona e un esempio per i più piccoli.
Non mancano, tuttavia, le delusioni, come la finale di Champions del 2005 contro il Liverpool. Una partita difficile da digerire. Solo la rivincita del 2007 riuscirà ad addolcire la pillola. Ma alla fine si sa, ciò che non ti uccide ti rende più forte.
Capitolo Nazionale. Nel 2006 si laurea Campione del Mondo, e lo fa da assoluto protagonista.
Pensare che aveva rischiato di non partecipare alla spedizione a causa di uno strappo muscolare. "Mi sarei legato con una corda al pulmino se avessero deciso di non farmi partire" dichiarerà alla fine del Mondiale.
In finale contro la Francia ha il compito di marcare Zidane, magnifico numero 10 transalpino.
Tutte le volte che giocavamo contro la Francia dovevo marcare Zidane. La notte prima della partita non dormivo e pregavo perché accadesse qualcosa di magico.
Per sua fortuna accadde realmente una magia e gli azzurri riuscirono a portare a casa il trofeo. Ha coronato il suo sogno. Partendo da un piccolo comune della Calabria è riuscito a salire sul tetto più alto del mondo. Senza esser dotato di grande talento, ma di un grande cuore e di un'eccellente applicazione.
Verso la fine della carriera, Rino è stato colpito da un male agli occhi, che lo ha fatto pensare al ritiro. Un male difficile da curare. Lui non si è arreso! Prendendo ogni giorno il treno per Bologna è riuscito a superare l'ennesimo ostacolo, rientrando in campo gonfio per i medicinali ma aggressivo e voglioso come sempre.
Un grande esempio che servirebbe in un periodo contrassegnato dalla presenza di falsi modelli.
Perchè chi nasce tondo non muore quadrato!
 Francesco Del Bono 

1 commento:

Stefano ha detto...

Era uno di quei giocatori che in campo metteva l'anima, con grinta e cuore. Avercene di giocatori così...