“(...)..Se il Calcio è nostro, i Mondiali sono di tutti. Se il Calcio divide, i Mondiali lacerano, ci separano fino a rimescolarci tra chi tifa la Nazionale e chi la detesta, finendo per riunirci ancora in un miscuglio di contraddizioni planetarie che hanno segnato la storia delle nostri estati e del nostro paese. (…) I Mondiali sono i Mondiali perché fanno tuffare nelle fontane delle nostre città le nostre madri, fanno bestemmiare sul divano i nostri padri, fanno prendere le multe ai nostri amici e fanno issare sui tetti delle utilitarie le nostre amanti. I Mondiali sono il Calcio tagliato male, coinvolgono ogni fascia d’età e di genere, anche chi vorrebbe evitarli. (..)”
Una settimana, anzi meno, sei giorni. Poi Brasile-Croazia darà il via ai Mondiali di calcio 2014. La definizione che ho pescato un po’ di giorni fa dal blog Someone still loves you, Bruno Pizzul (spero di averlo scritto giusto..) dà l’idea perfetta di cosa è un Mondiale di calcio, di come ogni quattro anni anche il nonno che non capisce di calcio diventi un acceso sostenitore dei colori azzurri, della strana alchimia che si crea in famiglia o tra gli amici che spinge a seguire tutti insieme le gesta dei nostri beniamini.
Ogni quattro anni per un mese è come se il mondo cambiasse faccia e assumesse un altro aspetto. Poi tutto tornerà come prima ma non importa perché noi aspetteremo i prossimi Mondiali e poi quelli successivi, e poi quelli dopo.
E’ colpa di un Mondiale se io sono qui stasera (come quasi ogni sera degli ultimi sette anni) a scrivere e a raccontare di calcio. Quel Mondiale disputatosi 24 anni fa in Italia ha cambiato la mia vita. L’ho scritto un sacco di volte e probabilmente lo scriverò ancora (purtroppo tra i miei difetti c’è quello di ripetere sempre le stesse cose…).
Ma se tutto cominciò in quella estate italiana, il resto non fu da meno. Avrei mille ricordi e cose da raccontarvi di ognuno degli appuntamenti mondiali degli ultimi 20 anni. Come quando ad inizio ripresa di Nigeria-Italia, ottavo di finale di Usa ’94, sul risultato di 1-0 per gli africani dissi “secondo me prima della fine ci sarà un altro gol e un’espulsione” e arrivò il cartellino rosso per Zola e il gol di Baggio, come quando per Francia-Italia del Mondiale del 98 iniziammo a vederla in tre e al momento dei rigori eravamo in 16, come quando non mi persi nessuna sfida di Corea-Giappone 2002, come quando per vedere Repubblica Ceca-Italia nel 2006 ci fermammo con due colleghi in un albergo popolato di vecchietti scatenati, fino ad arrivare a Spagna-Olanda, prima finale Mondiale che ho guardato da solo. Ho pescato nella mia memoria i primi ricordi che mi sono venuti in mente ma con un po’ più di calma e pazienza sono molti gli aneddoti che riuscirei a tirar fuori. Anzi, che tutti riusciremmo a tirare fuori. Perché un Mondiale è qualcosa di collettivo, che coinvolge chiunque e alla fine in questa onda veniamo trascinati tutti, senza distinzione. E di conseguenza chi non sarebbe capace di tirare fuori un aneddoto legato direttamente o indirettamente ai Mondiali?
E per noi che viviamo di calcio tutto l’anno il Mondiale è l’apoteosi, la massima espressione del nostro sport preferito. E ogni quattro anni per un mese continuiamo a sognare “notti magiche”. Come quelle di 24 anni fa…
Se si va potete leggere anche:
NOTTI MAGICHE (inseguendo un gol...)
NOTTI MAGICHE INSEGUENDO UN GOL. 20 ANNI DOPO
4 commenti:
Mi dispiace, ma non tiferò Italia questa volta.
Io non ho tifato Italia nemmeno negli ultimi due Mondiali con la merda juventina sulla panchina azzurra.
Il mio era un discorso generico, che riguardava l'evento calcistico. Indipendentemente se si tifa Italia, Nigeria o Honduras, non si può negare che ogni quattro anni per un mese tutti ci riscopriamo appassionati di calcio.
bell'articolo entius.purtroppo c'è chi non ha capito una beata...cippa ed ha riversato la bile traboccante.il bello è che si credono intelligenti....
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