Giocatori acquistati con la fama di campioni e finiti presto nel dimenticatoio. Sono tanti i bidoni arrivati in Italia seguiti da grandi titoli di giornali e grandi aspettative dei propri tifosi e andati via senza troppo rimpianti. Elencarli tutti è impossibile ma in questa settimana proveremo a ricordarne qualcuno.
IAN JAMES RUSH
Luogo di Nascita: Flint (Galles)
Data di Nascita: 20/10/1961
Ruolo: Attaccante
Squadra: Juventus
Nel 1987 la Juventus, rimasta orfana di Michel Platini, ritiratosi l’anno precedente. Per sostituire Le Roi
Il club bianconero pensò bene di ingaggiare dal Liverpool quello che oggi definiremmo un top player: Ian James Rush.
In quegli anni il bomber gallese segnava in ogni competizione e vinceva tutto quello che c’era da vincere (tra cui anche una Scarpa d’Oro). Basti pensare che fu capace di realizzare ben 140 reti in sette stagioni con la maglia dei “Reds”. Dal 1980 al 1996 ha collezionato anche 73 presenze e realizzato 28 reti con il Galles; per questo invidiabile score è tuttora il miglior realizzatore nella storia della sua Nazionale.
Con queste credenziali Boniperti si convinse facilmente di aver fatto un ottimo affare (e obiettivamente era impossibile convincersi del contrario).
Tuttavia, il gallese dimostrò quasi subito di trovarsi a disagio nella nostra Serie A: non riuscì ad ambientarsi, si intestardì a non imparare l’Italiano, oltre a patire oltremodo le “mazzolate” dei difensori italiani, ben più duri e decisi di quelli visti all’opera nel campionato inglese, suo habitat ideale. Inoltre, dimostrò anche di preferire le birrerie, piuttosto che le sedute d’allenamento. Il risultato fu una lunga serie di brutte figure che lo portarono a deprimersi sempre di più: dimostrò infatti di avere nostalgia per le abitudini e i Pub d’oltremanica.
In tutto, realizzò appena 7 reti in 29 presenze in campionato, più qualche gol (6) nelle altre competizioni, tra tocchi di palla approssimativi, palleggi imprecisi e grandi difficoltà ad inserirsi nell’area avversaria. Tra tanto grigiore, un’unica nota positiva (se così si può definire): l’unica squadra che ebbe la sfortuna di conoscere le vere doti di realizzatore di Rush fu il Pescara contro il quale, tra campionato e Coppa Italia, il gallese ne bucò la rete in ben 7 occasioni. Considerando anche che quell’anno i bianconeri riuscirono solo in “Zona Cesarini” a qualificarsi per la Coppa Uefa (a seguito di uno spareggio vinto contro i “cugini” del Toro, dove Ian segna su rigore il suo ultimo gol bianconero), si può dire che il fiasco fu completo. A fine stagione venne quindi rispedito in Patria, e tornò nel “suo” Liverpool, dove però ritroverà solo in parte il fiuto per il gol: nella sua seconda avventura con i “Reds” giocò sostanzialmente lo stesso numero di gare della sua prima esperienza inglese: 216 contro 226. Ma se in precedenza il baffuto centravanti riuscì a segnare ben 140 gol, in seguito ne realizzerà solo 80, poco più della metà. Poi, lasciata Liverpool, giocò ancora per qualche stagione, dimenticando però di essere un attaccante: dal 1996 al 2000 – anno del suo ritiro – segnerà solo 3 gol, tutti con la maglia del Leeds. Sembra quasi che la sua triste e disastrosa esperienza italiana lo abbia profondamente segnato, compromettendone la carriera. Ma rimane l’incognita sul perché bomber tanti prolifici in campo europeo (è anche il caso di Pancev di cui abbiamo parlato qualche giorno fa) si siano rivelati dei bidoni nel nostro campionato.
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1 commento:
Grandi bomber che diventano bidoni. E' questione secondo me di adattamento. Altrimenti non si spiega come mai Rush o lo stesso Pancev che tu citi, arrivarono con tutti gli onori e si rivelarono incredibili flop.
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