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sabato 18 agosto 2012

STORIE DI BIDONI - RENATO PORTALUPPI

Giocatori acquistati con la fama di campioni e finiti presto nel dimenticatoio. Sono tanti i bidoni arrivati in Italia seguiti da grandi titoli di giornali e grandi aspettative dei propri tifosi e andati via senza troppo rimpianti. Elencarli tutti è impossibile ma in questa settimana proveremo a ricordarne qualcuno.

RENATO PORTALUPPI
Luogo di Nascita: Guaporè (Brasile)
Data di Nascita: 09/09/1962
Ruolo: Centrocampista
Squadra: Roma

“E’ secondo solo a Gullit”. Con queste poche e semplici parole Nils Liedholm presenta Renato Portaluppi che, insieme ad Andrade, arriva a Roma nell’estate del 1988.
Il “Barone” ci aveva visto giusto, anche se molto probabilmente non si riferiva alle doti calcistiche. Come l’olandese del Milan, il brasiliano è un vero mandingo e non c’è donna che non si porterebbe a letto, come confessò apertamente anche il diretto interessato: "Più che i terzini, dovranno essere le loro mogli a stare attente a me".
Fisico da culturista, chioma fluente e temperamento assai caliente, Renato si getta a capofitto nella “dolce vita” romana. Tra l’altro, entra nel giro di Maradona e consuma le sue nottate brave tra femmine e droga. Bacco, tabacco e venere: il rendimento sul campo è la diretta conseguenza, ovvero una pena. In campionato 23 presenze e nessun gol, 3 partite e 1 rete in Coppa Uefa, 6 partite e 3 reti in Coppa Italia.
Non contento della propria fama di indomito playboy e nottambulo, si mette in mostra anche per il carattere assai collerico: fa a botte con Daniele Massaro, rilascia interviste polemiche contro il calcio italiano, a un giornale brasiliano confida che un giocatore come Giannini lì non giocherebbe neanche in terza divisione. Insomma, Renato in Italia non si diverte abbastanza (almeno giocando a calcio), non si sente capito, anzi ha la sensazione di subire un boicottaggio.
I tifosi per un po’ lo fischiano e si incazzano, poi passano agli sfottò. All’Olimpico appare uno striscione con la scritta: «A’ Renato, ridacce Cochi». La sua presenza diventa in poco tempo assai ingombrante (e anche abbastanza inutile dal punto di vista calcistico), pertanto viene rispedito al mittente a fine stagione.
Torna in Brasile e inizia la classica peregrinazione della promessa fallita alla ricerca disperata di un ingaggio: gioca nel Flamengo nel 1990, passa al Botafogo nel 1991, nel 1992 al Cruzeiro, nel 1994 all’Atletico Mineiro, nel 1995 al Fluminense e nel 1997 torna nuovamente al Flamengo. Nel 1999 strappa un ultimo contratto con il Bangu. Finita la carriera di calciatore è diventato allenatore e nel 2003 è stato esonerato dalla Fluminense. La “dolce vita” romana per lui è ormai solo un ricordo da archiviare.

Articolo tratto da: www.calciobidoni.it/

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buen jugador. En Italia fue desafortunado, pero es uno de los mejores jugadores brasileños.

Anonimo ha detto...

Giocatore con ottime potenzialità ma col cervello di una lumaca. Uno dei tanti che ha gettato al vento la carriera.