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mercoledì 23 marzo 2011

BOSMAN, LA TRISTE FINE DELL’UOMO CHE HA CAMBIATO IL CALCIO


Nel 1995 vinse una battaglia legale che rivoluzionò per sempre il mondo del calcio liberalizzando il mercato dei giocatori in scadenza di contratto e permettendo loro di guadagnare soldi a palate.
Ma lui, Jean-Marc Bosman, il vincitore di quella battaglia legale, che fine ha fatto? È caduto nel tunnel dell'alcolismo e della depressione dimenticato da tutto e da tutti, a partire dal mondo del calcio a cui tanto ha dato. Non ci sono più i due mega appartamenti e le due Porsche, ora vive grazie al sussidio statale in una casa alla periferia di Liegi, dove però l’attuale compagna Carine e i due figli Martin e Samuel non possono stare per non rischiare di perdere l’aiuto economico.
Dopo aver militato nello Standard Liegi, la sua squadra del cuore, nel 1988 Bosman passò all’RFC Liegi, ma alla fine del contratto, due anni più tardi, si ritrovò a piedi e tentò perciò di andare a giocare in Francia, nel Dunkirk, ma i belgi rifiutarono di concedergli il trasferimento. A quel punto il giocatore decise di portare il caso in tribunale e nel frattempo giocò nelle serie francesi minori e pure sull’isola di Reunion, nell’Oceano Indiano. Al suo ritorno in Belgio, lo Charleroi gli diede un posto in squadra, pagandolo però appena 650 sterline al mese ("sapevano chi ero e cosa avevo fatto e per loro ero a rischio"). Due anni dopo, i soldi sparirono. Bosman continuò a giocare per divertimento, ma senza stipendio non poteva permettersi di pagare l’affitto di Charleroi. Da qui il ritorno a Liegi, dove trasformò il garage della casa dei suoi genitori in monolocale, vivendoci per due anni.
La pressione attorno al mio caso è stata enorme. – racconta nell’intervista - La Comunità Europea non voleva accusare il sistema, il mio avvocato sapeva che mi avrebbero fatto sputare sangue e mi disse che potevo fermarmi quando volevo, ma era una faccenda importante e sono andato avanti. In genere, quando vinci in tribunale ti senti libero, ma la stampa belga mi si è scatenata contro: sono finito in depressione e ho cominciato a bere sempre di più. Alla fine, stavo sempre in casa e bevevo di tutto, birra o vino.”
Dovrei essere il giocatore più famoso del Belgio, ho il mio posto nella storia e ho combattuto a lungo per conquistarlo, ma nessuno mi conosce. Non voglio aver fatto tutto questo per niente. Sono felice che ora i miei colleghi guadagnino un sacco di soldi, non sono geloso di questo e ho dato la mia carriera affinché non fossero più trattati come degli schiavi. Voglio solo che il merito mi sia riconosciuto e che la gente sappia che come esiste una legge Bosman esiste anche un ragazzo che per quella legge ha dato tutto e che per questo è diventato un alcolizzato.”
Un finale che probabilmente nemmeno lui si aspettava. "Non sarò David Beckham, ma il mio nome resterà nella storia", ha detto qualche anno fa in un'intervista a Le Monde. E aveva ragione, anche se il mondo del calcio s'è dimenticato di lui.


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3 commenti:

Stefano ha detto...

Ma non gli hanno fatto la domanda più importante: "Rifaresti di nuovo quella battaglia legale?". Non lo dice esplicitamente ma secondo me se potesse tornare indietro dubito che rifarebbe nuovamente tutto.

Rudy ha detto...

Mi dispiace molto per lui e per i problemi che ha avuto e che ha tuttora, ma guardiamo in faccia la realtà. Perchè invece di non piangersi addosso non si è dato da fare per cercare un lavoro?
Non è il primo e non è l'unico ad essere in questa situazione. Con la differenza che un operaio o un impiegato si rimboccano le maniche e si danno da fare mentre i calciatori preferiscono piangersi addosso.

Nicola ha detto...

E che dire della legge? Ha distrutto i vivai (soprattutto in Italia), ha stravolto il mondo del calcio mettendo il potere nelle mani di calciatori e procuratori.
Al mondo del calcio può chiedere davvero poco mentre i calciatori dovrebbero idolatrarlo come un Dio.