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martedì 18 maggio 2010

DIARIO DI UNA INDIMENTICABILE DOMENICA TRICOLORE


Dovrebbero istituire una sorta di “festa del tifoso”. Per esempio, vinci lo scudetto? Il giorno dopo può scegliere di non andare a lavorare (o a scuola). Ci pensavo stamattina mentre andavo a lavorare e con un misto di rabbia e frustrazione riflettevo sul fatto che era già martedì mattina e io non avevo ancora scritto un post sullo scudetto e non avevo ancora comprato la bandiera nuova. Bandiera che ho comprato solo stasera al ritorno dal lavoro e ho attaccato al balcone mezzora fa dopo che anche il mio vicino di casa si era preoccupato del fatto che non avessi ancora esposto il vessillo neroazzurro.
Per non parlare del fatto che solo oggi nella pausa pranzo sono riuscito a leggere i quotidiani sportivi di ieri e che solo adesso finalmente posso scrivere qualcosa su questo trionfo e, come promesso, partiamo dal raccontarvi la mia domenica.
Al risveglio ero in gran forma e la mattina è passata tranquilla senza particolari ansie e preoccupazioni.
Finché verso le 13 e 30 sono andato in crisi, non sapevo che fare, non capivo più nulla. Alla fine ho pensato di andare a vedere la partita in compagnia per scaricare la tensione. Ma ero in trance, ho infilato una tshirt nerazzurra, ho preso e conservato 3 volte la maglia di Materazzi, ho aperto tre volte il mio angolo bar prima di decidermi a prendere la bottiglia di spumante per festeggiare e nella frenesia sono uscito di casa senza giubbotto (e fuori pioveva).
Arrivo a destinazione. Tutti quasi schierati. Fischio d’inizio si parte. La tensione si sente, si commenta di più, ci sono più imprecazioni, urla smorzate. L’Inter attacca, sfiora il gol. Intervallo. C’è ansia e preoccupazione. “Se hai 6-7 occasioni da rete e non la butti dentro è preoccupante”. Si riparte, dopo qualche minuto guardo mio cugino e sfiduciato dico “la vedo nera, non ce la faremo”. Ma ci pensa Milito. Gooollll. Un urlo liberatorio che scarica tutta la tensione e la rabbia. Non è finita soffriamo ancora come cani. Finché al fischio finale altra esplosione di gioia con abbracci, urla. Seguiamo la premiazione, accompagniamo con un boato la coppa sollevata al cielo da capitan Zanetti e poi via a fare la sfilata. Scendo in città con due cugini. La radio a tutto volume suona musica nerazzurra (Pazza Inter, Urlando contro il cielo, Cuore nerazzurro, We are the Champions) e noi cantiamo a squarciagola.
In città è festa grande. Sventolii di bandiere, cori per tutti (Mourinho, Zanetti, Moratti, Eto’o per finire a Totti e zingaro Zlatan). I botti chiudono la festa.
Si torna a casa. Una doccia ci vuole proprio. Appena esco dal box doccia mi guardo allo specchio e completamente nudo inizio a saltellare e a canticchiare felice “Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi”.
E’ l’ultima immagine di una domenica straordinaria, bellissima da vivere, difficile da raccontare. Perché vincere ti dà una sensazione stupenda, quasi paradisiaca. Sensazioni irripetibili e difficili da tradurre a parole. Sensazioni che (non me ne vogliano gli altri) possono capire solo chi ha sofferto per le sconfitte e gli anni di amarezze.
Vincere è sempre bello ma farlo dopo anni bui è qualcosa di superlativo. Forza Inter.


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6 commenti:

Matrix ha detto...

E' stata una domenica speciale. E' stato emozionante leggere il tuo racconto perchè mi sono rivisto nella mai di domenica tricolore. Nello spumante spruzzato addosso agli amici, negli abbracci, nelle urla, nella bandiere sventolate all'impazzita.
Una domenica INDIMENTICABILE !!!

Winnie ha detto...

Certe emozioni non si possono descrivere. E' uno scudetto bellissimo perchè sofferto.
E ora speriamo di vivere sabato un'altra intensa emozione.

Vincenzo ha detto...

Certo che quell'immagine finale un pò hot.... ahaha!

Entius ha detto...

Sembra hot ma in realtà è molto comica, quasi fantozziana. Anche perchè considera che non ho un fisico perfetto.

MaxNerazzurro ha detto...

L'immagine di uno che nudo saltella davanti allo specchio e canta "i campioni siamo noi" mi fa tenerezza. C'è tutta la gioia fanciullesca per una vittoria. Come un bambino a cui hanno appena regalato il giocattolo che sognava...

Entius ha detto...

Bello questo paragone col fanciullo. In effetti è così che mi sentivo: Un bambino felice.