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giovedì 19 settembre 2024

L'EROE DI UN'INDIMENTICABILE ESTATE ITALIANA

Un mese. Come quei sfuggenti amori estivi che durano troppo poco eppure sono intensi, travolgenti, indimenticabili. Quegli amori che passano, come tutti gli amori che passano, ma lasciano un ricordo indelebile, che ti accompagna tutta la vita. 
Un mese. Tanto durò il grande amore tra Salvatore “Totò” Schillaci e l’Italia intera. Da quando una sera di giugno, con un colpo di testa, segnò il suo primo gol azzurro e un intero popolo esplose di gioia. Era il 9 giugno 1990, l’Italia esordiva nel suo Mondiale contro l’Austria. Ma il pallone non ne voleva sapere di entrare in campo. 
E allora, quando mancava un quarto d’ora alla fine, il commissario tecnico azzurro Azeglio Vicini decise di mandare in campo questo piccoletto che arrivava da Palermo e che l’anno prima era stato acquistato dalla Juventus. Lui, Totò, ci mise 4 minuti a raccogliere un perfetto cross di Vialli e di testa spedì la palla in fondo al sacco. 
Fu l’inizio di un amore intenso, travolgente. Tutta l’Italia si innamorò di Totò Schillaci e lui ricambiò diventando protagonista di quelle che Edoardo Bennato e Gianna Nannini avevano definito “notti magiche, inseguendo un gol, sotto il cielo di un’estate italiana”. Un bellissimo sogno che travolse tutti, senza distinzione, grandi e piccini, uomini e donne, tutti dentro quelle serate magiche, fantastiche, indimenticabili. 
Il nostro caro Totò rimase all’asciutto con gli Stati Uniti, ma poi segnò con la Cecoslovacchia, con l’Uruguay agli ottavi, con l’Irlanda ai quarti, con l’Argentina in semifinale. E poi di colpo il sogno azzurro si spense. La chioma bionda di Caniggia approfittò di un’uscita avventata di Zenga, l’Argentina pareggiò. E ai rigori Maradona e compagni ebbero la meglio. 
L’Italia si dovette accontentare della finale per il terzo posto. E anche lì, contro l’Inghilterra, Schillaci mise il suo sigillo, il sesto della manifestazione, che gli permise di vincere la classifica cannonieri. 
Il sogno azzurro si spense in quella semifinale contro l’Argentina, e forse in quelle magiche serate di metà luglio si spense anche la stella di Salvatore “detto Totò” Schillaci da Palermo. 
La sua vena realizzativa non fu più così prolifica, alla Juventus raccolse pochi frutti, all’Inter ancora meno. Ritrovò i “suoi” gol in Giappone, lontano dai grandi riflettori. 
Totò Schillaci probabilmente non era un grande attaccante. Forse non lo è mai stato. Pensi ai grandi bomber azzurri e fai fatica a metterlo nei primi 10, 20, forse anche 30 posti. Però in quel mese era diventato il Re Mida del gol. Ogni pallone che toccava finiva in rete. Se entrando in campo dagli spogliatoi, accidentalmente un pallone gli fosse caduto addosso, sono sicuro che avrebbe assunto una strana traiettoria e sarebbe finito in rete. Rappresentava una favola, la favola che tutti noi sogniamo. Il ragazzo del Sud che per uno strano incrocio del destino si ritrova in Nazionale. E gioca i Mondiali. E diventa il protagonista, meglio, l’eroe di una Nazione intera che sogna di conquistare il Mondiale. 
La sua stella brillò una sola estate? Poco importa. Bastarono quelle poche settimane perché quell’amore tanto breve e intenso rimanesse nel cuore di tutti gli italiani. Come tutti i grandi amori che finiscono e lasciano bellissimi ricordi indelebili ed indimenticabili. L’Italia ha continuato ad amare e sempre amerà Salvatore “detto Totò” Schillaci da Palermo, “il gran visir di tutti i terun” che per un mese, più di trent’anni fa, rese magiche le nostri notti sotto il cielo di un’estate italiana.
ENTIUS. Giornalista mancato, tifoso nerazzurro, blogger per passione. Appassionato di calcio da quando i Mondiali di Italia ’90 gli cambiarono la vita. Ha deciso che scriverà un libro prima o poi.


3 commenti:

Brother ha detto...

Per tutte le emozioni che ci ha regalato sarà impossibile dimenticare uno come Totò Schillaci. E pazienza se la carriera poi non è stata all'altezza di quel mese. A noi basta aver sognato intensamente di vincere un Mondiale in casa grazie a lui.

Winnie ha detto...

Uno di quei giocatori che ci ha fatto sognare e amare la Nazionale come pochi. Un campione amato trasversalmente a prescindere dal colore della maglia.

Matrix ha detto...

Il fatto che in qualche modo ci immedesimassimo in lui ha fatto sì che lo amassimo più di quanto si potesse immaginare. Era uno del popolo che ce l'aveva fatta e che era diventato l'eroe nazionale. Come si fa a non amare uno così?