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sabato 2 maggio 2020

UN’ALTRA PRIMAVERA CHE RACCONTEREMO


Qualche giorno fa rileggevo questo articolo dove raccontavo che “non basterebbero tutte le parole del mondo per spiegare l’emozione di essere arrivati al 26 aprile ed essere in corsa su tutti i fronti ma allo stesso tempo l’inconscio timore (e terrore) che possa finire tutto in una bolla di sapone.”, dove dicevo che “No, le emozioni e le sensazioni non si possono raccontare. Puoi tentare di farle rivivere, di emozionare con le tue parole ma non sarà mai la stessa cosa.” E dove alla fine senza ombra di dubbio affermavo che “Sto vivendo la più bella primavera nerazzurra della mia vita. Comunque vada sarà stata bellissima ed indimenticabile. Comunque vada sarà bello raccontarla un giorno ai miei figli.” La primavera in questione è ovviamente quella del Triplete e in effetti fu una primavera indimenticabile, da raccontare ai posteri.

Riflettendoci, a mente fredda, mi sono reso conto che a modo suo anche questa che stiamo vivendo sarà una primavera da raccontare. Certo, con meno entusiasmo e meno coinvolgimento. Stavolta purtroppo non ci sono partite da seguire, non ci sono “l’ansia del pre partita, i rituali scaramantici sempre uguali, i pomeriggi e le sere passate in piedi per seguire le gesta dei miei eroi, il rigoroso e concentrato silenzio mentre i minuti scorrevano lenti”, né tanto meno avremo da raccontare “dei salti di gioia, delle urla, dei gesti di felicità ma anche dei momenti di apprensione, dei sguardi verso il vuoto, di quel misto fatto di rabbia e delusione.
No, raccontando questa primavera a chi verrà dopo di noi, parleremo della preoccupazione di un virus arrivato dalla Cina, del fatto che da un giorno all’altro ci siamo ritrovati tutti chiusi in casa, delle notizie sui contagi, delle storie raccontate al telegiornale, delle immagini di camion militari che portano via bare.
E per quanto riguarda il calcio racconteremo dei weekend impegnati a fare altro, dell’attesa che tutto potesse riprendere, della speranza che si potesse riprendere al più presto, dell’incertezza se e quando si sarebbe potuto riprendere, di un Governo intenzionato ad andarci con i piedi di piombo, delle ipotesi su come regolarsi se la situazione di emergenza avrebbe portato ad una chiusura definitiva, di uno scudetto da non assegnare o da far disputare in stile playoff, delle dieci, cento, mille dichiarazioni di questo calciatore o di quel dirigente su come, quando e perché bisognava riprendere o chiudere qui la stagione.
Quella primavera, come ben sapete, finì con un “happy end”. L’Inter vinse tutto ciò che c’era da vincere, passammo un mese di maggio memorabile e ancora oggi, a distanza di 10 anni, quando noi nrazzurri ne parliamo ci vengono i lucciconi agli occhi.
Ecco, mi chiedo come andrà a finire questa primavera. Ci sarà anche stavolta un “happy end”? Torneremo a gioire, ad incazzarci, ad esultare per una “stupida” partita di calcio? Entreremo in quella fantastica, e se vogliamo banalmente assurda, dimensione in cui la priorità su tutto sarà rappresentato da un pallone che corre in mezzo ad un campo di calcio mentre 22 ragazzotti in pantaloncini lo inseguono?
Come direbbe qualcuno, ai posteri l’ardua sentenza. E a noi non ci resta che aspettare. Con la malinconica certezza che nel bene o nel male questa è e resterà un’altra primavera che racconteremo.

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6 commenti:

Lady Marianne ha detto...

Una primavera che ricorderemo e racconteremo. Pur senza nessun entusiasmo.

Simone ha detto...

Calcisticamente c'è poco da raccontare. Tanta attesa e nulla più.

Winnie ha detto...

Hai fatto un paragone che non sta proprio in piedi. Quella primavera fu eccezionale, fantastica, indimenticabile, questa è solo una primavera di merda.

Entius ha detto...

@Winnie. Punti di vista. A suo modo anche questa sarà una primavera che racconteremo alle generazioni future.

Brother ha detto...

La racconteremo perché è la primavera del decennale del Triplete. Giusto?

Entius ha detto...

@Brother. Ovviamente.... :-)