La ripresa del calcio è ancora nella sua fase più accesa della discussione. Non è chiaro se campionati e coppe – al netto di chi ha già deciso di fermarsi definitivamente – potranno riprendere per la stagione 2019/20.
La certezza è che anche in caso di ripartenza, le squadre dovranno fare a meno per un po’ di tempo del loro pubblico. «Bastano solo pochi contagiati in una folla di 60 mila persone perché ci sia il rischio che accada qualcosa di molto grave» ha spiegato al Times l’epidemiologo americano Zach Binney, secondo il quale gli stadi potrebbero rimanere inagibili per un anno o più.
Nonostante manchi ancora parecchio tempo, il ritorno allo stadio non potrà configurarsi nella maniera che tutti conosciamo. Diversi club – scrive Il Corriere della Sera – stanno già iniziando a riflettere sul futuro, e una previsione arriva da Mark Fenwick, architetto che si occupa della costruzione di tre degli otto impianti del Mondiale di Qatar 2022.
«Controlli, distanziamento, automatizzazione», le parole chiave secondo Fenwick. Fra i punti fermi ci sono «la riduzione della capienza per aumentare lo spazio fra gli spettatori» e «il ricorso alla tecnologia no-touch». Gli impianti dovranno essere il più possibile automatizzati.
La cosa fondamentale sarà abbattere la possibilità di contatti. A partire dall’ingresso allo stadio, che andrà scaglionato, come l’uscita, con orari prestabiliti per evitare assembramenti. I tifosi andranno sottoposti al controllo della temperatura corporea per fermare le persone a rischio. C’è il progetto di scanner facciali per evitare di dover ricorrere alle perquisizioni da parte degli addetti.
Un controllo che potrebbe avvenire tramite documento d’identità, qualora le mascherine fossero ancora necessarie. Anche internamente le cose cambieranno. Si dovrà incentivare l’uso degli acquisti via smartphone, in modo da evitare scambio di banconote. Un’app potrebbe permettere di evitare assembramenti e file ai bar, con la creazione di un sistema di localizzazione e avviso del cliente.
Anche il tifo potrebbe cambiare, con gli appassionati “costretti” a sedersi per seguire le gare: «Non per una questione di sicurezza ma perché sarà l’unico modo per occupare uno spazio ben definito e distante. In una prima fase è immaginabile un’occupazione dei posti a scacchiera, un po’ come si farà sui treni e in metro», spiega al Corriere Stefano Perrone, consulente della Lega di serie A per la gestione degli stadi.
Un ultimo punto, fondamentale, riguarderà i servizi igienici. Dovranno essere puliti, autopulenti e con dispenser di sapone automatici. Chissà che la pandemia non si riveli un acceleratore di un rinnovamento infrastrutturale per il calcio italiano, anche se bisognerà capire in quanti potranno mettersi all’opera in tempo di crisi.
Fonte: CALCIO E FINANZA
2 commenti:
Se e quando potremo tornare allo stadio, lo dovremo fare in modo totalmente diverso rispetto a come l'abbiamo fatto fino a pochi mesi fa.
Cambieranno molte abitudini. Come del resto stanno già cambiando adesso.
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