Acquistati con la fama di campioni in grado di fare la differenza e finiti presto nel dimenticatoio. Sono tanti i bidoni arrivati in Italia preceduti e/o seguiti da grandi titoli di giornali e grandi aspettative dei propri tifosi e andati via senza troppo rimpianti. Elencarli tutti è impossibile, proveremo a ricordarne qualcuno.
IBRAHIM BA
Luogo di Nascita: Dakar (Senegal)
Data di Nascita: 12/01/1973
Ruolo: Ala destra
Squadra: Milan - Perugia
“Ibou” Ba, come veniva soprannominato, è molto più di un “Bidone”, è una vera leggenda vivente: basti ricordare la sua pettinatura biondo ossigenato, che permetteva di riconoscerlo in campo molto più che per le sue giocate. Nasce in Senegal, ma si trasferisce ancora piccolo in Francia con la famiglia e cresce calcisticamente con la maglia del Le Havre, che lo fa esordire nella massima divisione francese a 19 anni. Ala dal fisico asciutto e dallo scatto felino, in cinque stagioni rifornisce costantemente i compagni con cross e assist che arrivano abbondanti dalla corsia destra. Nel 1996 passa quindi al Bordeaux, diventando protagonista di una stagione da incorniciare, che gli spalanca le porte della Nazionale francese. Questo exploit gli vale anche la chiamata del Milan, forte del ritorno in panca di Fabio Capello dopo l’esperienza al Real Madrid, in quello che sarà uno dei periodi più neri della storia del club.
L’esordio è da applausi: gioca in maniera strepitosa alla prima gara stagionale a San Siro contro la Lazio, dove segna il suo primo gol (che sarà poi anche l’ultimo) con la maglia rossonera. Dopo un avvio più che convincente, durante il quale firma numerosi assist mostrando ottime capacità di corsa sulla fascia e inserimento per il cross, si perde nella nebbia di Milano. Prende parte, come tutta la squadra, ad una stagione fallimentare, che si conclude con l’addio di Capello e l’esclusione dai rossoneri, per il secondo anno consecutivo, dalle Coppe europee.
L’anno seguente vince lo Scudetto, ma non gioca da titolare. Con Zaccheroni in panchina la musica cambia: l’ex tecnico dell’Udinese si porta con sé il fido Thomas Helveg, che occupa stabilmente la fascia destra nel 3-4-3 del mister di Cesenatico, lasciando le briciole al francese. Capisce che è tempo di cambiare aria, ma le offerte latitano: alla fine il Milan, pur di liberarsene, decide di cederlo in prestito e la spunta il Perugia.
A fine stagione in Umbria non lo vogliono più, e così torna al Milan, dove c’è ancora Zaccheroni, e trascorre la stagione 2000/01 tra panchina e tribuna. L’anno seguente viene messo nella lista dei cedibili: si fa avanti il Marsiglia, che lo ottiene in prestito, ma dopo solo 6 mesi e 9 presenze anche lì si convincono che è meglio perderlo che trovarlo. Milanello lo riaccoglie e Ancelotti, divenuto allenatore al posto di Terim, lo snobba completamente. Nel 2003 sarà ceduto a titolo definitivo al Bolton, in Inghilterra, dove Ba si propone allo scopo di rilanciarsi. Impresa assai ardua. Infatti, anche in Premier League capisce che non è cosa e quindi accetta al volo l’offerta degli svedesi del Djurgarden: il tempo di capire che pure la Scandinavia non fa per lui e quindi decide di lasciar perdere. Seguirà un provino (fallito) con gli inglesi del Derby County, Serie B inglese.
Dopo due fugaci apparizioni in Turchia e in Svezia, il Milan decide di recuperare il giocatore e lo ingaggia. Motivo? Porta una fortuna sfacciata. C’era ad Atene, quando il Milan ha conquistato la Champions, e c’era a Yokohama, dove ha vinto la Coppa Intercontinentale. Altro che centrocampista: il vecchio Ibou ha un futuro come portafortuna. Al di fuori dal campo giocato, ovviamente.
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2 commenti:
Ibou Ba. Non era poi così scarso. E' passato di peggio dalle parti rossonere...
Lascia stare Michele, di essere scarso era scarso. C'è stato di peggio ma c'è stato anche di meglio.
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