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domenica 4 dicembre 2016

FOOTBALL LEAKS, GLI OSCURI AFFARI DEL MONDO DEL CALCIO

Si chiama Football Leaks l’ultima bomba esplosa che rischia di far tremare tutto il calcio Europeo. 
Un'inchiesta nata grazie ad una segnalazione anonima, con una lunghissima serie di documenti consegnata nella redazione del quotidiano tedesco der Spiegel e condivisa con il network di testate internazionali Eic di cui fa parte il quotidiano L'Espresso e che rischia di cambiare completamente la percezione che tutti hanno del calcio globale.

È un mondo popolato di sigle anonime, contratti e conti bancari. Scorre denaro a fiumi, tra holding olandesi e società caraibiche. Otto hard disk contenenti 1,9 terabyte di dati. La più grande fuga di notizie nella storia dello sport. Documenti che mostrano senza filtri i meccanismi - leciti e illeciti - attraverso cui lo sport più popolare al mondo è stato trasformato in una delle industrie più avide e spericolate. Con giocatori trattati come titoli finanziari. Decine di milioni di euro nascosti nei più riservati paradisi fiscali, da Jersey a Madeira, da Panama alle British Virgin Islands.

Ovviamente a far parte dell'inchiesta c'è anche il Calcio Italiano, con il coinvolgimento di 6 grandi club come Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli e Torino oltre che calciatori del calibro di Paulo Dybala, Juan Manuel Iturbe e perfino Gonzalo Higuain, uno dai cui nel 2014 probabilmente tutto è partito.
Per capire cosa c’entri Gonzalo Higuain bisogna partire da una società il cui nome richiama una paradisiaca isola greca, Paros. Questa società – la Paros Consulting ltd – è però registrata in un altro paradiso, di natura fiscale, le British Virgin Islands. Nel settembre di due anni fa, la Convergence Capital Partners, società olandese con sede ad Amsterdam, paga la Paros su un conto aperto nel principato del Leichtstein per “servizi prestati in riferimento al Real Madrid e al giocatore G. Higuain”. Quelle due società – racconta L’Espresso – ricorrono in decine di transazioni contenute dei Football Leaks. In buona parte riconducibili a un gruppo di intermediari argentini, tra i quali figura Marcelo Simonian, colui che curò il passaggio di Javier Pastore al Palermo nel 2010. Lo schema di queste operazioni è sempre identico: le squadre versano i soldi a una società olandese che da qui prendono il volo verso i Caraibi.
Complesso anche il caso di Iturbe. Quando approdò in Europa, al Porto, nel 2011 Iturbe era ancora minorenne. Arrivò dal Cerro Porteno, che ne possedeva davvero solo il 25%. Il resto del suo cartellino era della Pencil Hill Limited, che cedette davvero al Porto solo il 35% del giocatore e stipulò un accordo con il club che gli permetterà poi di ricevere il 40 per cento sui trasferimenti futuri. Ma non finisce qui, perché lo stesso Porto – subito dopo l’acquisto – cedette a sua volta il 15% di Iturbe alla Soccer Invest Fund. Iturbe aveva quindi tre proprietari. Che gioirono quando il ragazzo passò al Verona e poi alla Roma, rispettivamente per 15 e 20 milioni di euro. Finita qui? No, perché il contratto stipulato da Verona e Roma per la cessione di Iturbe, prevedeva che una società neozelandese, la Lastcard, ricevesse 1 milione più Iva e che avrà anche il 20 per cento sul prossimo trasferimento di Iturbe. Il rappresentante della Lastcard è proprio Mascardi. E la società, alcuni mesi dopo, ha trasferito i suoi diritti alla Delta Limited, registrata a Panama.
Nell’inchiesta c’è anche Mourinho. Gli avvocati dello Special One avrebbero ingannato il fisco spagnolo dichiarando 1 milione di euro in spese fittizie sostenute da una società a nome del tecnico portoghese di stanza nelle Isole Vergini britanniche per pagare meno tasse. Inoltre dai documenti dell'inchiesta emerge come Mourinho avrebbe nascosto in Nuova Zelanda usando la moglie i proventi dai diritti di immagine quando era allenatore del Real Madrid.
E Cristiano Ronaldo? Avrebbe trasferito oltre 70 milioni di euro nei conti bancari della Tollin, una società registrata nelle British Virgin Islands, paradiso fiscale nei Caraibi. Altri 74 milioni, versati su un conto svizzero, sono stati incassati dal fuoriclasse portoghese a fine 2014, quando ha ceduto fino al 2020 i diritti sulla propria immagine, all’uomo d’affari di Singapore Peter Lim, patron del Valencia. Su questi redditi, frutto in gran parte di contratti pubblicitari, Ronaldo ha pagato tasse per un totale di pochi milioni.
Coinvolto anche Fabio Capello. Avrebbe "negoziato un compenso di 75mila dollari, più hotel a cinque stelle e voli in business class, per prendere parte nel 2013 all'evento "Leo Messi & Friends tour" che prevedeva tre partite a Lima, Chicago e Los Angeles con incassi a fini benefici gestiti dalla Fondazione del numero 10 argentino.
Ma questi sono solo alcuni casi. Ce n’è per tutti e sembrerebbe che l’inchiesta si stia allargando a macchia d’olio.

2 commenti:

Stefano ha detto...

Finirà con un nulla di fatto. Come sempre.

Salvatore ha detto...

Leggevo da qualche parte che un magistrato spagnolo ha impedito la pubblicazione dell'inchiesta. Quindi figuriamoci...