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mercoledì 8 ottobre 2014

DAL MONDIALE AI DEBITI, LA MALINCONICA PARABOLA DI BREHME

Ho sempre pensato che i campioni dell’infanzia sono quelli che poi ti porterai dietro per tutta la vita, a prescindere. Un po’ come certi primi amori che non si dimenticano mai.
E come se si inconsciamente nascesse un legame con quei giocatori che in qualche modo, per un motivo o per un altro, ti fanno amare il calcio e fanno sbocciare in te questa passione. Spesso a prescindere dalla maglia che indossano (io interista, per esempio, ho sempre avuto un debole per Marco Van Basten e lo considero uno dei più grandi attaccanti che abbia avuto la fortuna di veder giocare).
Banale sottolineare che porto nel cuore la mia “prima” Inter, quella che vinse lo scudetto dei record per intenderci. Da Walterone Zenga a Serena passando per Zio Bergomi, il tiro tedesco, Nicolino Berti, Alessandro Bianchi, Riccardo Ferri, e tutti gli altri.
Ecco perché quando ho letto la notizia della preoccupante situazione economica di Andreas Brehme mi sono intristito un po’. Il terzino tedesco è sommerso dai debiti, deve 200 milioni di euro al fisco e sulla sua casa pende un’ipoteca di 400 milioni.

A raccontare pubblicamente il dramma dell’ex terzino, oggi cinquantaquattrenne, è stato Franz Beckenbauer, commissario tecnico della Germania che nel 1990 si laureò campione del mondo proprio grazie ad un rigore realizzato da Brehme, che in un’intervista ha chiesto alla federazione calcistica tedesca di aiutare uno degli atleti che ha dato tanto allo sport teutonico “Tutti noi abbiamo la responsabilità di venire in aiuto di Andreas Brehme. Ha dato tanto al calcio tedesco e grazie a un suo gol abbiamo vinto la nostra terza Coppa del Mondo. Il calcio teutonico deve ora restituirgli quello che ci ha dato”.

La richiesta per il momento è stata raccolta solo dall’ex giocatore tedesco Olivier Straube che ha offerto a Brehme un posto nella sua impresa di pulizia. Da campione del mondo a pulire i cessi, dalle stelle alle stalle. Ma sempre meglio di niente.
Per chi come me si è avvicinato al calcio e all’Inter tra fine anni 80 e inizio anni 90 Andreas Brehme rimarrà uno dei migliori terzini sinistri che ricorderemo in assoluto (nella mia personale classifica è secondo solo a Maldini). Le sue sgroppate sulla fascia mancina, i suoi cross, le sue giocate, rimarrà tutto impresso nella mente. Dopo di lui quella fascia sinistra nerazzurra non ha mai trovato un degno erede. Sporadicamente qualche buon giocatore ma “un terzino alla Brehme” (come lo definirebbe mio zio) non l’abbiamo mai più trovato.
Anche se è vero che “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”, dispiace comunque per la triste fine che ha fatto (tranquilli, vi risparmio la solita litania sul fatto che si fa fatica a capire come possa un calciatore ricco e famoso sperperare tutto il suo patrimonio e tutte le discussioni ad esse collegate). Sebbene spesso immaginiamo i calciatori come dei supereroi, in realtà sono essere umani come tutti. E come qualsiasi essere umano hanno pregi, difetti, debolezze.
Mi auguro che pur ripartendo dal basso Andy Brehme possa risollevarsi e quantomeno condurre una vita normale. Per noi rimarrà sempre quel terzino biondo che faceva su e giù sulla fascia mancina con addosso la maglia nerazzurra numero tre…

2 commenti:

Brother ha detto...

Dispiace sì, ma vorrei capire come fa un giocatore che ha avuto una carriera gloriosa e che quindi ha guadagnato tantissimo a sperperare tutti i suoi soldi ed accumulare debiti così pesanti.

Winnie ha detto...

Mi riallaccio alle tue parole "Chi é causa del suo mal pianga se stesso".