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giovedì 30 gennaio 2014

GENOVA SI RIBELLA E LA FEDERAZIONE RISCHIA L'AUTOGOL

Il grottesco balletto intorno all’orario di Genoa-Sampdoria ha ricordato una volta di più che il calcio senza tifosi veri non può esistere. Nemmeno nella sua versione televisiva, non fosse altro che per motivi coreografico-spettacolari. Il prossimo turno di serie A è toccato al derby di Genova il discutibile onore di essere collocato la domenica alle 12 e 30, orario ideale per il mercato asiatico: come è noto, la Cina è piena di Palombo fan club o di cultori di Gilardino (o meglio: chi scrive di default ‘due miliardi di telespettatori’ pensa questo). Scelta che non è piaciuta ai tifosi delle due squadre, non solo alle curve, al punto che si sono moltiplicati gli appelli per una clamorosa protesta che punterebbe ad un Marassi semivuoto in occasione della partita più importante dell’anno, per lanciare un segnale alla Lega, ai rispettivi presidenti di club e in generale ad un mondo del calcio che si è ormai rassegnato a questa deriva pantofolaia e da ‘entertainment’, quando il calcio è tutto tranne che uno spettacolo (ce ne vengono in mente cento migliori). Non è certo la prima partita importante che si gioca alle 12 e 30, ma il momento di questa protesta non è stato scelto a caso.
La stagione 2013-14 è stata infatti quella della demonizzazione definitiva del tifo da stadio (…) Non è un mistero il fatto che alcune tifoserie organizzate stiano pensando di autosciogliersi a fine stagione, come da disegno di Lega Calcio e dei principali partiti, obnubilati dal ‘modello inglese’. Il problema vero è che in molte realtà (non certo a Genova, comunque) senza la tifoseria organizzata negli stadi sembrerebbe di giocare a porte chiuse. (…) Un calcio che si è consegnato nelle mani delle televisioni pensa quindi di poter fare a meno del pubblico vero, quello che ha costruito il suo successo e che viveva la partita come un rito intoccabile. (…) Speriamo che la ribellione di Genova, pacifica nei modi ma dura nei contenuti, serva almeno a far riflettere chi in Lega sta pensando a nuovi prodotti da vendere: da quello del sabato a quello della domenica alle 18, sorvolando sull’ipotesi del Monday Night (altra scopiazzatura da poveracci) con in campo obbligatoriamente una squadra di nome. Di sicuro scuoterà qualche coscienza intorpidita dal telecomando.” (blog.guerinsportivo.it)
Questo articolo (di cui ho riportato solo alcuni passi e che vi consiglio vivamente di leggere per intero) di Stefano Olivari (giornalista che seguo con passione e interesse perché spesso scrive cose su cui sono pienamente d’accordo) sostiene una cosa più che corretta: il calcio deve essere restituito ai tifosi dello stadio. Checchè se ne dica, sono loro che fanno la vera differenza durante una qualsiasi partita di calcio (e mi pare che le dichiarazioni di Mazzarri domenica pomeriggio andassero in questa direzione).
Questo maldestro tentativo di uniformarci al “modello inglese” rischia di apparire ridicolo. E probabilmente lo è se non ci rendiamo conto che il segreto del successo della Premier League non sta nel match dell’ora di pranzo o nel Monday Night, ma nelle strutture, negli stadi a misura di famiglia, nell’assenza di barriere, nei rettangoli di gioco che sono campi di calcio e non sembrano campi di patate.
Questo però non deve farci perdere di vista un altro aspetto. Questa decisione di spostare la gara al lunedì sera (mi pare che manchi solo l’ufficialità) su pressione delle due tifoserie dimostrano ancora una volta che in qualche modo le società rimangono pur sempre ostaggio dei propri sostenitori. Parliamoci chiaro, non stiamo parlando di gare a porte chiuse o sanzioni varie. Qui si tratta semplicemente di anticipare di poco l’orario in cui recarsi allo stadio. Se sei veramente tifoso di una squadra non dovrebbe essere un problema andare due ore e mezza prima allo stadio per seguire il derby (attenzione, stiamo parlando di un derby, non di una partita qualsiasi). Assecondare quindi il capriccio (perché in fondo di questo si tratta) delle due curve è un ulteriore autogol da parte della nostra Federazione, che dimostra una volta di più come siamo lontani anni luce dal modello inglese.

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3 commenti:

Ciaskito ha detto...

Magari gli stessi tifosi vanno allo stadio a gennaio, di sera, con 5 gradi sotto zero. Però "domenica alle 12.30, no, non è proprio possibile. Scioperiamo".
Ma vaaaaa

Simone ha detto...

Ti contraddici da solo. Prima dici che bisogna restituire il calcio ai tifosi poi sostieni che sono le tifoserie a comandare. Insomma chi comanda nel calcio?

Entius ha detto...

Facciamo un po' d'ordine. Ho scritto che andrebbe restituito il calcio ai tifosi dello stadio, ovvero alle famiglie con bimbi piccoli, alla gente comune, non solo ai tifosi delle Curve che impongono le loro decisioni.