ARTICOLI RECENTI

lunedì 4 febbraio 2013

NON CI RESTA CHE PIANGERE. OPPURE RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE

Ecco, partirei da questa immagine. Da Stramaccioni a fine gara che guarda la partita, con la faccia spenta, lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi lucidi. E chissà quanti e quali pensieri passano nella sua testa. Magari si sta chiedendo chi gliel’ha fatto fare, magari sta pensando a quali errori ha fatto.
Ecco, l’immagine di Stramaccioni è l’immagine dei tifosi nerazzurri. Anche io (e probabilmente anche molti di voi) ieri pomeriggio ero nello stesso stato d’animo, con lo sguardo deluso e la sensazione di vuoto intorno. Il mercato ci aveva dato nuovi stimoli, nuova grinta, nuove speranze. La brutta prestazione di ieri pomeriggio ha travolto e cancellato tutto. Nell’articolo di presentazione alla gara avevo parlato della sfida dell’andata come il punto più basso della nostra stagione. La pessima sconfitta di ieri l’ha superata di gran lunga.

Non è perché l’ultima in classifica correva più di noi, non è perché lo sconosciuto Emeghara e il giovane Sestu sembravano due fuoriclasse, non è perché abbiamo preso tre gol che nemmeno al Torneo aziendale li prendevi. No, quello che mi fa arrabbiare, anzi incazzare, è che sembravamo una squadra molle, floscia. I nostri ragazzi non correvano, non pressavano, non ci mettevano cuore e grinta.
Dov’è finita quella squadra che spesso regalava un tempo alle avversarie ma poi il secondo tempo sembrava un treno? Dov’è finita quella squadra che se era in svantaggio prendeva d’assedio la porta avversaria fino ad ottenere il risultato o almeno usciva dal campo sconfitta ma a testa alta? E’ questo che mi fa rabbia. Questo senso di vuoto, di nulla, di una squadra vuota come una piscina senza acqua.

Si può perdere. Il calcio è fatto di vittorie ma anche di sconfitte. E ci può stare che perdi. Perché becchi la giornata storta, perché sei condannata dagli episodi (due rigori negati e una traversa, per esempio), perché i tuoi ragazzi non giocano come dovrebbero. Quello che non ci può stare mai è che perdi senza aver lottato, senza aver dato il massimo. Quello che è mancato ieri è stato il giocatore d’esperienza che si prendesse la squadra sulle spalle e la trascinasse, che suonasse la carica, che urlasse ai compagni “cazzo, noi siamo l’Inter, facciamogli vedere cosa siamo capaci di fare”.
Non abbiamo giocato da Inter. La prestazione di ieri si può riassumere in queste poche parole. Poi, se vogliamo, possiamo stare qui ore a discutere sui nuovi innesti che non sono all’altezza, sulla mancanza di un’attaccante decente, sulle assenze di gente fondamentale per questa Inter come Milito e Samuel, sul fatto che Zanetti ha 40 anni e non corre più come dovrebbe, su Schelotto che abbiamo già bocciato dopo 45 minuti, su Chivu che andava spedito in Turchia, su Stramaccioni che non capisce più nulla e che andrebbe esonerato al più presto, su Branca che continua a fare danni invece di essere licenziato in tronco, di Moratti che non vuole togliere più un euro, dei cinesi che dovevano arrivare e non sono più arrivati.
Strama, ti vogliamo vedere così !!!
Stamattina appena sono arrivato in ufficio, col mio collega avevamo poca voglia di parlare di Inter, muovevamo una critica e subito dicevamo “vabbè, c’è poco da dire”. Eravamo delusi e sfiduciati. Tant’è che l’argomento Inter che il lunedì mattina richiede almeno un’ora di discussione stamattina è stato liquidato in cinque minuti.
Poi nella pausa pranzo, di punto in bianco è scoppiato la scintilla. E’ bastato notare che col Chievo mancheranno Chivu e Guarin e subito abbiamo iniziato ad ipotizzare schemi, formazioni, moduli. “Zanetti lo piazziamo qui”, “E se mettiamo Alvarez sulla fascia sinistra?” “Facciamo il 4-4-2, modulo classico e il più semplice quando si è in difficoltà”, “Ma se rientra Milito è meglio il 4-2-3-1”.
Ecco, è questo lo spirito che mi piacerebbe vedere. Basta disfattismi, basta piagnistei, basta critiche. Rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo. Il terzo posto è lì a tre punti. Riprendiamo a pedalare, riprendiamo a giocare da vera Inter, riprendiamo a mettere in campo cuore, grinta e palle. Piangersi addosso non serve a niente. E’ il momento di togliere fuori l’orgoglio. E dobbiamo farlo tutti, da Moratti all’ultimo dei tifosi. Perché noi siamo l’Inter. E vogliamo dimostrarlo a tutti.

Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!

1 commento:

Winnie ha detto...

In un momento così delicato cascano a pennello le parole di Cassano che ieri ha suonato la carica come dovrebbe fare un leader (ogni riferimento a Cambiasso e Zanetti non é puramente casuale). Era fondamentale che ci fosse qualcuno che dicesse qualcosa da interista. Grande Fantantonio.