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venerdì 16 novembre 2012

LA GUERRA DEGLI ANTO', TRA MORALITA' E QUAQUARAQUA'

In principio fu Cassano, uno che quando parla spesso lo fa senza filtri, senza autocensurarsi. Pensa una cosa e la dice con la schiettezza di un bambino di sei anni. E così in un’intervista da Fabio Fazio dice "La Juventus l'ho rifiutata tre volte. Lì vogliono solo soldatini, che vanno sempre dritti. Io sono uno che spesso esco dai binari".
Affermazione che fa indignare il popolo bianconero e Bonucci, sentitosi chiamato in causa, giustamente risponde su twitter “Professionisti non soldatini”. Tutto finito? Macché.
Antonio Conte nella chat con i tifosi risponde indirettamente "Ci sono soldatini alla Juve? No, qui ci sono professionisti seri e impeccabili. (…) Se dietro l'uomo c'è solo un chiacchierone allora preferiamo lasciare questo giocatore agli altri".
Branca, dirigente nerazzurro, coglie la palla al balzo. “Lo ringraziamo di lasciarci certi tipi di giocatori”. Ma la miccia è stata accesa e Cassano non si fa pregare, in un'intervista a Sport Mediaset, risponde secco al tecnico pugliese: "Quaquaraquà non sono io, ma lui che è stato squalificato per omessa denuncia. Ho fatto tante cassanate nella mia carriera e per questo sono stato squalificato. Se lui viene a parlare di moralità a me è finito il mondo. Lui che è stato squalificato per omessa denuncia".

E arriviamo a quella che per il momento è l’ultima puntata. Conte, tramite il sito ufficiale della squadra bianconera, risponde a Fantantonio "Leggo con stupore le dichiarazioni rilasciate oggi dal signor Cassano, a seguito delle quali mi trovo costretto a fare alcune precisazioni. In primo non ho mai proferito il termine moralità, della quale, tra l'altro, sono molto dotato, nonostante la squalifica per omessa denuncia sulla quale ho già espresso le mie opinioni in passato. Alla domanda su come vengano effettuate le scelte dei giocatori della Juventus, ho fatto riferimento all'uomo, inteso come interprete del ruolo di calciatore in maniera professionalmente ineccepibile. Vale a dire: l'impegno, il rispetto delle regole, il rispetto dei ruoli, l'attaccamento al bene comune della squadra. Mi sembra che il signor Cassano nella propria carriera abbia più volte dimostrato sul campo e fuori dal campo, vedi imitazioni di Capello al Real Madrid, o le corna mostrate all'arbitro Rosetti ed altri episodi, di non avere i requisiti richiesti dal sottoscritto. Inoltre altri aneddoti in tal senso ce li ha raccontati lui stesso nella sua biografia, ad esempio a pag. 109. Ritengo pertanto di non dover aggiungere altro, fermo restando che quando uso determinati termini, ne valuto appieno il significato letterale".
Cosa potrei aggiungere a ciò che hanno già detto già i due contendenti? Poco o niente. La carriera di entrambi parlano da sole. Quella di Cassano è un mix di doti calcistiche eccezionali e scarsa professionalità che gli hanno impedito di diventare un fuoriclasse come Totti o Del Piero. Né ha combinato di tutti i colori dovunque sia andato, il più delle volte superando i limiti. Niente a che vedere con l’integerrimo Antonio Conte. Carriera impeccabile da giocatore nella Juventus di Lippi (come dite? Era anche la Juve di Agricola e del famoso epo? Vabbè, questo non ha importanza) a cui è seguita una carriera impeccabile da allenatore di Atalanta, Bari e Siena (prima della consacrazione sulla panchina juventina) dove fu erroneamente e ingiustamente implicato nella vicenda del calcioscomesse. Non a caso ne è uscito pulito (non vorrete farmi credere che uno che patteggia 6 mesi di squalifica sia davvero colpevole?).
Moralità, quaquaraquà, professionalità. Lascio a voi giudicare chi dei due può vantare questi requisiti. Io qualche idea me la sono fatta…

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2 commenti:

Brother ha detto...

Quaquaraquà lo sono un pò tutti e due. Direi che Conte è più professionale (spero che anche tu sia daccordo, Entius) mentre sulla moralità... parlano le carriere, come hai tu stesso detto.
Ciao

Pakos ha detto...

A me sembra che nel complesso la vicenda sia abbastanza sciocca con due professionisti che si battibeccano come bimbi dell'asilo.
Ridicoli, semplicemente ridicoli.