E’ stata una domenica strana, malinconicamente vuota. Senza calcio, con il lutto nel cuore. Sarebbe stata una di quelle domeniche che riempi come sempre con le partite, i commenti, le critiche, le polemiche. Poi è arrivata la morte e niente di tutto ciò ha fatto parte di questa domenica. Doveva essere una domenica di silenzio, di riflessione, di lutto per un ragazzo morto a 25 anni su un campo di calcio.
Doveva. Perché lo show must go off non è valso per tutti. Ed è stato spiacevole fare zapping oggi pomeriggio e vedere che da più parti si è parlato del nulla. Un breve ricordo di Morosini e poi via alle polemiche, l’ambulanza arrivata in ritardo, la macchina che ostruiva il passaggio, il perenne quesito riguardo l’efficienza dei controlli medici in Italia.
E a nulla sono servite le parole del medico che per prima ha soccorso Morosini e che ha sostenuto che il giocatore era già morto sul campo e quei tre minuti di ritardo dell’ambulanza non avrebbero cambiato il corso delle cose.
Sono una persona fatalista, credo nel destino e nel fatto che se una cosa deve succedere succederà. Era destino che ieri pomeriggio Morosini doveva morire sul campo. E non sarebbe stata un’ambulanza o un defibrillatore a cambiare il destino.
Se non era giunta la sua ora, il centrocampista bergamasco si sarebbe salvato nonostante il ritardo. O magari un attacco influenzale o un infortunio gli avrebbe impedito di scendere in campo o uscire dopo pochi minuti. Invece no, il destino ieri pomeriggio aveva deciso che Piermario doveva raggiungere i suoi familiari e così è stato.
Mi sarebbe piaciuto oggi pomeriggio che qualche trasmissione sportiva avesse evitato gli inutili blablabla e polemiche varie e avesse dedicato spazio solo a Morosini. Mi sarebbe piaciuto vedere spezzoni delle sue 149 gare disputate, rivedere l’unico gol della sua carriera, risentire sue eventuali interviste, ascoltare il ricordo di amici e compagni.
Sarebbe stato il modo più giusto per ricordarlo in questa domenica di silenzio e riflessione. Alle polemiche sui soccorsi e sui controlli medici avremmo dedicato ampio spazio da domani in poi.
E credo anche che giocare oggi sarebbe stato il modo più bello per onorarlo e per ricordarlo. Probabilmente è stato giusto fermarsi. Con che spirito si sarebbe giocato? Con quale gioia avrebbero esultato dopo un gol?
Ma scendere in campo in questa triste domenica di lutto sarebbe stato il tributo più giusto ad un ragazzo che amava il calcio, che aveva realizzato il suo sogno e che sul campo di calcio ha lasciato la sua vita.
Sarebbe stato bello assistere ad una sana giornata di campionato dove lo sport avrebbe prevalso su polemiche per un rigore dato o non dato, dove ognuno avrebbe reso omaggio al ricordo di Morosini onorando i 90 minuti di una partita di calcio.
Sono convinto che anche a lui sarebbe piaciuto essere ricordato giocando e non fermandosi.
Fra una settimana, quando si ripartirà, Piermario Morosini, morto a 25 anni su un campo di calcio sarà già un ricordo ed una triste emozione ormai superata. Non è giusto, Morosini (e in generale un ragazzo che perde la vita a 25 anni) non lo merita.
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8 commenti:
Sono daccordo. Giocare sarebbe stato il modo migliore per onorare la memoria di "Moro".
Stamattina in una trasmissione televisiva Luigi Di Bartolomeo, che se ho ben capito è un giocatore delle categorie inferiori, raccontava che qualche anno fa fu vittima di un arresto cardiaco come Morosini e l’ambulanza ritardò ben otto minuti. Essendo categorie inferiori non c’era medici specialisti né strumenti di primo soccorso adeguati. Eppure alla fine si è salvato.
Adesso criminalizzeranno l’agente di Polizia Municipale che ha lasciato la macchina in divieto di sosta, probabilmente verrà anche licenziato. Ma la verità è che quasi certamente Morosini non si sarebbe salvato comunque.
Anche io sono del parere che sarebbe stato più giusto giocare. Un bel modo per onorare la memoria di questo ragazzo.
Mettiamo da parte la tristezza senza però dimenticare. Una domenica difficile da dimenticare dove, a parer mio, è stato giusto interrompere ogni attività calcistica.
Vorrei invitarvi a leggere sul mio "Quelli che l'Inter..."
una bella intervista in esclusiva a Vid Belec. Vi aspetto
www.pianetasamp.blogspot.com
Personalmente credo che invece sia stato giusto fermarsi, intendiamoci chi sostiene che invece giocando si sarebbe onorata la sua memoria non dice una bestialità anzi, ma ritengo che di fronte a certe tragedie una "pausa" di riflessione sia doverosa, ricordiamoci che il calcio e lo sport in genere sono manifestazioni di spettacolo, di gioia sia per chi le pratica che per chi vi assiste...ciao!
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