"Si investe troppo poco nei vivai". "No, in Serie A ci sono troppi stranieri". "No no, il problema è che non ci sono soldi a sufficienza". Il dibattito sulla crisi del calcio italiano, porta sempre ad una di queste conclusioni, ma spesso viene ignorata un’altra possibile causa del problema. E se fossero gli allenatori a non essere all’altezza?
Fabio Capello, Carlo Ancelotti, Luciano Spalletti e Roberto Mancini vantano palmares che, se fusi in uno (tenendo conto soltanto dei titoli vinti con club italiani) recitano così: 10 Scudetti, 3 Champions League, 7 Coppe Italia, 8 Supercoppe Italiane, 3 Supercoppe Europee, 2 Mondiali per Club. Un totale di 33 trofei per quattro allenatori che, adesso, si ritrovano ad allenare all’estero, rispettivamente la Nazionale Inglese, il Chelsea, lo Zenit San Pietroburgo ed il Manchester City.
Questa fuga di cervelli può essere ritenuta una delle concause delle difficoltà mostrate dal calcio italiano, in particolar modo all’estero. Gigi Del Neri, Vincenzo Montella, Leonardo e Massimiliano Allegri: gli allenatori di Juventus, Roma, Inter e Milan - le quattro grandi storiche del nostro passato recente - mettono insieme uno sconcertante ‘zeru tituli’, se si eccettua qualche campionato vinto in Serie C da Allegri e Del Neri. Poco, davvero troppo poco.
E così viene fuori che i tecnici più titolati tra i 20 alla guida dei club italiani siano quello del Bologna, Alberto Malesani, vincitore di una Coppa Uefa, una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana ai tempi del Parma e quello del Catania, Diego Simeone, che ha portato a casa due titoli in Argentina.
A poter vantare qualcosa nel proprio palmares, inoltre, ci sono il mister dell'Udinese Francesco Guidolin, che alzò al cielo una storica Coppa Italia ai tempi del Vicenza, il tecnico del Palermo Delio Rossi, vincitore di una Coppa Italia alla guida della Lazio, e quello del Genoa, Davide Ballardini che, sempre con la squadra biancoceleste, ha conquistato la susseguente Supercoppa Italiana.
E’ vero che al Barcellona si sono affidati, ottenendo brillanti risultati, a Pep Guardiola quando ancora non aveva nemmeno una panchina alle spalle, ma il tecnico blaugrana sembra rappresentare un’eccezione piuttosto che la regola.
E, Guardiola a parte, se le grandi d’Europa fanno affidamento su Sir Alex Ferguson, JosèMourinho, Arséne Wenger, Carlo Ancelotti e così via, significa che l’esperienza ed il curriculum vitae hanno il loro peso.
E allora le big italiane, ancor prima di investire sul calciomercato, si sbrighino ad affidarsi ad allenatori di primissima fascia, perché i numeri parlano chiaro: senza tecnici affermati, non si vince nulla. (Goal.com)
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2 commenti:
Volevo staccare un pò dai soliti discorsi sull'Inter.
Mi pare che già qualche mese fa avevamo affrontato questo discorso ma l'ho voluto nuovamente riproporre.
Questo è uno dei tanti segnali che il calcio è alla frutta.
Lo stiamo ripetendo fino alla nausea: bisogna cambiare rotta con urgenza.
Possibile che l'abbiamo capito tutti tranne i nostri dirigenti?
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