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giovedì 29 aprile 2010

LA MIA SERATA INSEGUENDO LA FINALE

I segni premonitori, do sempre molta importanza ai segni premonitori. La pioggia improvvisa arrivata ieri pomeriggio, il fatto che i computer al lavoro diano problemi. Uhm… non è un buon segno. Dovrei staccare alle 19 ma per i problemi di cui sopra esco alle 19 e 40. Corsa fino a casa (c’è più traffico del solito, altro segno negativo), cena veloce, mi vesto comodo e via a seguire la partita con il resto della comitiva. L’appuntamento è a casa di mio zio alle 20 e 30, arrivo con cinque minuti di ritardo. Gli altri sono già seduti ma per fortuna mi siedo dovrei avrei voluto. Saluto frettolosamente tutti (realizzo solo successivamente su chi c’è compreso un’amica di mio cugino che non conosco e che ho salutato con lo stesso calore degli altri). Soliti rituali che precedono la gara e poi mi accomodo. Il primo tempo scorre tranquillo. Concordo con chi dice che i primi 20 minuti saranno decisivi. L’espulsione di Motta? Dai, il giocatore ha fatto la stupidata, però l’arbitro deve anche saper gestire la gara. Messi si rende pericoloso, tranquilli c’è Julione. Gli altri parlano, commentano, imprecano. Io sono abbastanza silenzioso. Intervallo. Sono teso. Resistere altri 45 minuti in 10 sarà dura. Si riparte. Cresce l'ansia e la tensione e più i minuti passano e più inizio a sfogare la tensione con applausi, urli, incitamenti. Gol di Piquè. Cala il silenzio e all’improvviso mi ritrovo a urlare “Calma ragazzi, calma. Sono solo 7 minuti, cazzo, solo 7 minuti”. Ma saranno 10 minuti (recupero compreso) di sofferenza pura. Manca un minuto, 30 secondi… 20 secondi… dai, dai, dai, 10 secondi… fischia!! fischia!! Triplice fischio. Esplode la gioia. Mi ritrovo al centro della stanza abbracciato stretto con un amico, saltiamo impazziti mentre urliamo come matti e tutti gli altri fanno capannello su di noi. Siamo in finale, siamo in finale. Inizio ad abbracciare tutti, pacche sulle spalle, strette di mano. Gioia, quintali di gioia, vagonate di gioia. Rimaniamo in 6-7. E mio zio come sempre ci invita al solito giro di sambuca per fare festa. Ancora commenti, abbracci, incitamenti. Uno, due, tre brindisi. Serata straordinaria. Torno a casa. Sembro reduce da una partita di calcetto, mi tuffo sotto la doccia, poi mi piazzo davanti al pc per scrivere ma le emozioni sono ancora troppo fresche per riuscirle a esprimerle a parole. Scrivo, cancello, riscrivo. Alla fine scrivo quello che mi viene, di getto. E’ stata una bellissima serata. Troppo bella perché riesca a raccontarla.
Ho dormito poco e male, l’adrenalina a mille, le emozioni ancora da smaltire. Stamattina guardandomi allo specchio mi sono fatto paura da solo. Sembravo uno zombie. Ma uno zombie felice per una finale di Champions League raggiunta dopo 38 anni. Andiamo a Madrid, il cuore nerazzurro batte sempre più forte.
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2 commenti:

Matrix ha detto...

Buonasera popolo nerazzurro festante. Scusate se non mi sono fatto sentire prima.
Ragazzi, io quasi stento a crederci. Siamo davvero in finale di Champions League dopo 38 anni? Ditemi che è vero, che non siamo su "Scherzi a parte".
Serata indimenticabile. E non è ancora finita. Maggio si preannuncia foriero di emozioni e vittorie. E noi vogliamo viverle tutte queste emozioni, dalla prima all'ultima, tutto di un fiato, senza respiro.

Nerazzurro ha detto...

Da Interisti.org:
Le minacce prima della partita, gli slogan omicidi, i petardi notturni davanti all'albergo, gli idranti per disturbare i festeggiamenti. C'è chi non sa vincere, chi non sa perdere e chi non sa neanche partecipare.