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venerdì 6 gennaio 2023

ANCORA UN LUTTO NEL CALCIO, CI HA LASCIATO GIANLUCA VIALLI

Quello che si prova, non si può spiegare qui. Hai una sorpresa che neanche te lo immagini…”. Le parole di Vasco Rossi vengono in aiuto per spiegare il mio stato d’animo in questa malinconica giornata dell’Epifania segnata dalla triste, tristissima notizia della morte di Gianluca Vialli che ci ha lasciati stamattina all’età di 58 anni dopo una lunga lotta contro un tumore al pancreas. 
Lo so, stava male da molto tempo e nel mese di dicembre le sue condizioni di salute erano peggiorate repentinamente. Sotto sotto eravamo coscienti che prima o poi questa bruttissima notizia sarebbe arrivata. Ma credo che non ci si fa mai l’abitudine all’idea che una persona debba morire, sia esso un parente, un familiare, un amico o semplicemente un personaggio pubblico a cui sei particolarmente legato. 
Non ero particolarmente legato a Vialli, ma ho iniziato a seguire il calcio tra fine anni ’80 e inizio anni ’90 nello stesso periodo in cui lui era uno dei giocatori più in auge. Era tra gli attaccanti italiani più forti, era il bomber della Nazionale e con Mancini formava una formidabile coppia d’attaccanti che stava portando la Sampdoria in alto sia in Italia che in Europa. 
Sono sempre stato del parere che i giocatori che ti folgorano nella tua infanzia o comunque quando inizi a seguire il calcio, poi ti restano nel cuore. E inevitabilmente Vialli fa parte del mio elenco. Non a caso quando penso al Vialli giocatore mi viene in mente con la maglia blucerchiata o della Nazionale e con i capelli ricci. 
L’attaccante che fece vivere una stagione d’oro alla Sampdoria, che vinse uno scudetto incredibile (l’ultimo scudetto vinto da una squadra che non fosse della ristretta cerchia delle big) e che l’anno successivo sfiorò addirittura la Coppa Campioni, sfumata solo nei supplementari della finale contro il Barcellona. 
Vialli per me è anche l’attaccante azzurro che ad Italia ’90 deluse le aspettative. La nostra punta di diamante che, complice anche l’incredibile esplosione di Totò Schillaci, non rese come avrebbe dovuto e che non fu capace di replicare le buone cose che aveva fatto fino a quel momento in maglia azzurra. 
Certo, c’è anche il Vialli bianconero che vinse uno scudetto e alzò al cielo la Champions League nel 1995, c’è il Vialli che emigrò al Chelsea e che lo guidò, prima da giocatore e poi da allenatore, alla conquista di trofei. C’è il Vialli commentatore sportivo e infine c’è il Vialli che fece parte della spedizione azzurra che vinse l’Europeo nel 2021. Quell’abbraccio a Roberto Mancini, vero, sincero, fraterno, rimane e rimarrà nella storia del calcio azzurro. 
E poi c’è il Vialli che ha lottato fino alla fine come un leone. Quello stesso Vialli che ci ha lasciati stamattina. “La morte non esiste, figlia. La gente muore solo quando viene dimenticata.” Scriveva Isabel Allende. E se è così, allora Gianluca Vialli non verrà mai dimenticato. 

Nato a Cremona il 9 luglio 1964, Gianluca inizia la carriera nelle giovanili del Pizzighettone prima di trasferirsi nella squadra della sua città. Nasce come ala e poi si trasforma in attaccante di movimento. Debutta nella Cremonese che poi contribuisce, sotto la guida di Emiliano Mondonico, a portare in serie A nel 1984 (23 gol in 105 presenze in maglia grigiorossa). Proprio quell'anno passa alla Sampdoria di Mantovani, diventandone un simbolo. 
Al primo anno conquista la Coppa Italia (che quando lascerà Genova vincerà altre due volte), poi, con l'arrivo di Boskov e la straordinaria intesa in campo e fuori con Roberto Mancini, arriveranno anche la coppa delle Coppe nel 1990 e, soprattutto, lo storico scudetto dell'anno dopo a cui si aggiunge la Supercoppa italiana. Nel 1992 sfiora l'impresa leggendaria di portare la coppa dei Campioni in blucerchiato, fermata dalla punizione di Ronald Koeman a un passo dai calci di rigore nella finale di Wembley con il Barcellona. E' la sua ultima partita con la Samp (141 gol in 328 partite) prima di trasferirsi alla Juventus. 
Un paio d'anni in chiaroscuro, allietati dalla Coppa Uefa del 1993, prima della doppietta scudetto-Champions League sotto la guida di Lippi (oltre a una coppa Italia e una Supercoppa). 
Dopo la Juve (53 gol in 145 gare) decide per l'avventura in Inghilterra, al Chelsea, nel 1996. Al primo colpo vince la coppa d'Inghilterra, poi nel doppio ruolo di allenatore e giocatore, conquista coppa di Lega, coppa delle Coppe e Supercoppa europea, sfruttando al meglio un grande Gianfranco Zola. 
A tutto questo va aggiunta l'esperienza in Nazionale, prima nella splendida Under 21 di Azeglio Vicini, poi in quella maggiore con cui partecipa a un Europeo, nel 1988, e a due Mondiali, nel 1986 e nel 1990, quando forse subisce la peggiore delusione della carriera non riuscendo a incidere a Italia '90, soppiantato dalle notti magiche di Totò Schillaci. Lascia nel 1992 dopo 16 gol in 59 presenze. 
Lasciato il calcio giocato, da allenatore riesce a portare il Chelsea, per la prima volta nella sua storia, a un posto in Champions League, prima di vincere FA Cup e Charity Shield. Sembra l'inizio di una grande carriera ma l'esperienza al Watford in First Division, conclusa con l'esonero, sarà la sua ultima in panchina. 
Dopo si dedica al ruolo di opinionista, a varie attività benefiche e alla stesura di due libri. Nel 2019 torna ad avere un ruolo attivo nel calcio entrando nei ranghi della Federazione come capo delegazione della Nazionale italiana, toccando l'apice nell'Europeo del 2021 vinto dagli azzurri guidati dal suo grande amico Mancini.
  
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5 commenti:

Theseus ha detto...

Mi dispiace moltissimo. Credo che l'incipit dell'articolo descriva perfettamente lo stato d'animo di molti di noi.

Simone ha detto...

Non ci sono parole per esprimere il dolore per una morte così. É vero, lo sapevamo, forse eravamo pure preparati, ma si spera sempre che succeda domani e non oggi.

Brother ha detto...

Come calciatore non mi è mai stato particolarmente simpatico. L'ho in parte rivalutato come opinionista. Sempre obiettivo e non "leccaculo" come certi suoi colleghi.

AndreaM ha detto...

Mi dispiace tanto per l'uomo Vialli, ma vorrei ricordarvi che lui faceva parte della famosa Juventus dopata degli anni 90. Questi sono gli effetti della cura Agricola. Inutile girarci attorno.

Collettivo Contro i Ladri di Scudetti ha detto...

Dispiace molto per Vialli, ma forse Andrea non ha tutti i torti. Sebbene la sua ipotesi mi sembra un tantino azzardata.