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giovedì 4 maggio 2017

BERGAMINI, CASO RIAPERTO “NON FU SUICIDIO”

"Non è ipotizzabile come un suicidio". Con queste parole, rilasciate dal Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciola, si riapre il caso riguardante Donato "Denis" Bergamini. Quello che ha coinvolto il 18 novembre 1989 il calciatore che militava nel Cosenza è un giallo mai chiarito: Bergamini fu trovato morto steso sulla Statale Jonica 106 al chilometro 401, vicino a Cosenza. Ma l'ipotesi di suicidio non ha mai convinto del tutto, con la famiglia che per tutti questi anni ha chiesto ad alta voce giustizia. Facciola ha poi continuato ai microfoni di RaiSport: "'Procederemo con la riesumazione del cadavere di Denis Bergamini perché vogliamo approfondire con le tecniche di cui oggi si dispone tutti i possibili aspetti di quello che non è un suicidio, non è ipotizzabile come un suicidio".
Sono tanti i dubbi riguardo la versione rilasciata alla fine degli anni '80: quello più importante riguarda la mancanza di segni sul suo corpo, compatibili al trascinamento di Bergamini per quasi sessanta metri, sotto le ruote del pesantissimo camion guidato da Pisano.




Sul perché il giovane sarebbe stato ucciso, Facciola, intervistato da RaiSport e annunciando agli stessi microfoni la riapertura del caso, risponde che emerge "un mix di questioni sentimentali e di questioni legate ad altre tematiche. Il discorso droga è presente fin dai primi atti dell'indagine. La storia giudiziaria più o meno recente ci consegna Padovano (Michele, anch'egli giocatore del Cosenza, ndr), come un amico stretto di Bergamini. I due erano molto legati e avevano una conoscenza di rapporti e di situazioni diversa da quella di altri. Bergamini non era legato solo a Padovano ma anche ad altri, tra cui l'ex portiere Simoni e comunque c'erano anche altri soggetti".
Il procuratore, che parla di omicidio in concorso, racconta due episodi: "Il giorno del funerale sul pullman dei calciatori c'era anche la fidanzata di Bergamini con una busta che conteneva i vestiti di Denis. Questa busta se la passarono, per un fatto affettivo, i calciatori poi però sparì. Gli abiti di Bergamini non ci sono più. Subito dopo il funerale, Padovano accompagnò la fidanzata di Bergamini a casa, fu invitato a salire con insistenza. Lui andò sopra e trovò una festa. C'erano delle paste, il giorno del funerale stavano festeggiando…".
L'allora fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, e Raffaele Pisano (l'investitore) sono ora indagati per omicidio, con l'aggravante della premeditazione: a loro sono state notificate due informazioni di garanzia. Forse questa volta, un caso che ha sempre destato una marea di dubbi e perplessità (già l'autopsia del '90 smontava l'ipotesi di suicidio) potrebbe svoltare.

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4 commenti:

Ciaskito ha detto...

Come tutte le vicende italiane, anche questa finirà con un nulla di fatto. Non pretenderete mica che dopo 30 anni venga fuori la verità?

Pakos ha detto...

E invece io credo che proprio il fatto che dopo 30 anni ancora il caso sia aperto si possa arrivare alla verità.

Matrix ha detto...

Io mi chiedo come sia possibile che dopo 28 anni il caso sia ancora aperto. E' evidente che non è un suicidio, è evidente che l'ex fidanzata e il camionista sono coinvolti, è evidente che sia stato ucciso. Semmai c'è da capire solo il movente.

Entius ha detto...

Mi pare evidente che carabinieri e polizia abbiano avuto troppa fretta di chiudere il caso. Mi sembra evidente che nella squadra (giocatori, allenatore, staff) qualcuno sapesse.