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martedì 29 aprile 2014

PRENDERE ESEMPIO DA DANI ALVES E DAL VILLAREAL

Quando trionfa l’ignoranza, essere sconfitti è un onore, diceva qualcuno. A meno che non rispondi all’ignorante di turno con arguzia ed intelligenza. E’ il caso di Dani Alves, terzino brasiliano del Barcellona che durante Villareal-Barcellona di domenica scorsa si è visto lanciare in campo una banana proprio mentre si accingeva a battere un calcio d’angolo. Il giocatore blaugrana, con notevole noncuranza, ha raccolto la banana dal terreno di gioco, l’ha sbucciata e ne ha mangiato un pezzo prima di battere il corner.
Un gesto che denota intelligenza e lucidità. Niente a che vedere con quei bimbetti viziati convinti che il razzismo si combatte abbandonando il campo o facendo sospendere la partita (rigorosamente un’amichevole, guai a farlo in una partita ufficiale). Per carità, non voglio dire che il razzismo si combatte mangiando banane, ma mettere in ridicolo l’ignoranza mi pare un’idea niente male.
Non a caso il gesto ha subito riscosso l’approvazione di molti sportivi, calciatori e allenatori che tra ieri e oggi stanno facendo a gara per farsi immortalare con una banana in mano. Un modo per esprimere solidarietà al giocatore brasiliano (e, diciamocela tutta, anche un modo per farsi un po’ di pubblicità).

Ma al gesto di Dani Alves ne è seguito un altro altrettanto importante. Il Villareal ha individuato ed espulso a vita l’autore del lancio della banana, come lo stesso club ha affermato tramite un comunicato "Grazie alla sicurezza e all'inestimabile collaborazione della esemplare tifoseria amarilla il club ha identificato l'autore del gesto e ha deciso di ritirargli l'abbonamento e proibirgli per sempre l'accesso al Madrigal.
Sì, avete letto bene “collaborazione della esemplare tifoseria amarilla”. Niente telecamere e sofisticate tecnologie, niente biglietti nominali, niente tessere del tifoso, il colpevole è stato semplicemente individuato con la collaborazione dei tifosi che erano lì vicino. Ed è stato espulso a vita, una sorta di Daspo vita natural durante senza se e senza ma.
Probabilmente la decisione del Villareal, passata inspiegabilmente in secondo piano, è sicuramente una soluzione ben più concreta ed efficace per combattere la discriminazione razziale. Un tifoso così noi non lo vogliamo. Questa la dura presa di posizione del Villareal che dovrebbe essere imitata e presa ad esempio.
Ok la solidarietà a colpi di selfie con la banana, ma poi bisogna passare ai fatti concreti (“fatti non pugnette” diceva un comico qualche anno fa) e quello del Villareal è sicuramente un modello da seguire.
Non in Italia, ovviamente. Qui stiamo ancora a discutere se uno sfottò è o non è discriminazione territoriale. I tifosi? Guai ai toccarli, la squadra ha bisogno del sostegno del pubblico. Anche perché molte squadre sono ostaggio delle tifoserie e una dura presa di posizione come quella del club spagnolo qui potrebbe avere pesanti ripercussioni. Vi immaginate cosa succederebbe se una squadra di serie A decidesse di individuare ed espellere a vita dallo stadio quei 10-15 deficienti che inneggiano cori razzisti o espongono striscioni che di sportivo hanno ben poco (penso, per esempio, ai striscioni che ogni tanto spuntano sulle vittime dell’Heysel o di Superga)? A parte che attualmente si farebbe fatica anche ad immaginare chi tra i dirigenti avrebbe le palle per una presa di posizione così dura quindi direi che il problema neanche si pone.
Avanti così, dunque. A lamentarci del razzismo e a fare buoni propositi che si perderanno per strada. E con qualche squalifica si risolve tutto.


2 commenti:

Carlo Sandri ha detto...

Condivido dalla prima all'ultima parola.
E Dani Alves è stato veramente un genio :D , soprattutto per la non-chalance con cui ha fatto il gesto. Se si fosse fermato, o si fosse rivolto verso la curva per farlo, non avrebbe avuto lo stesso effetto: così invece è perfetto!

Theseus ha detto...

Bel gesto di Dani Alves, soprattutto, come faceva notare Carlo Sandri, per la nonchalance con cui lo fa.
Ma credo che la presa di posizione del Villareal sia più importante e dovrebbe servire da esempio per tutti. Per combattere l'inciviltà che regna negli spalti ci vuole pugno duro e decisioni drastiche come quelle del club spagnolo.