Una settimana fa eravamo una squadra allo sbando, senza né arte ne parte, con un allenatore che non capiva più nulla, una rosa ormai alla frutta, una dirigenza da mandare via a pedate, la qualificazione Champions un miraggio, il Milan ci aveva agganciato.
Tempo una settimana e non siamo più una squadra allo sbando, l’allenatore dimostra di capirci qualcosa, la rosa può ancora dare molto, il terzo posto che vale la qualificazione Champions è ad un solo punto e il Milan è nuovamente dietro.
Questi repentini cambi di opinione lasciano il tempo che trovano e sono attendibili come le promesse elettorali di Berlusconi. Nel calcio non si crea e non si inventa nulla dall’oggi al domani. Ecco perché prima di esprimere giudizi e parlare di rinascita sarà bene aspettare qualche altra gara.
Nel frattempo ripartiamo dalle certezze che ci ha dato la vittoria di ieri sera. A partire da Cassano. Una settimana fa aveva suonato la carica come farebbe un leader invitando la squadra a darsi una scossa per invertire il momento negativo. Ieri è passato dalla parole ai fatti trascinando con le sue giocate la squadra.
E’ questo che dovrebbe fare un leader nei momenti di difficoltà, caricarsi la squadra sulle spalle e trascinarla fuori dalla palude. Nonostante Cassano non mi abbia mai entusiasmato particolarmente (né quando vestiva altre maglie, né ora che è nerazzurro), devo ammettere che il suo atteggiamento in questo momento di difficoltà mi è piaciuto molto.
Ma la vittoria di ieri sera passa anche dal ritorno di alcuni senatori. E’ bastato che rientrasse Milito perché la squadra cambiasse volto. Una situazione cha ha i suoi pro e i suoi contro. Da un lato abbia la nostra arma decisiva, dall’altro questa arma decisiva ha 34 anni, è a fine carriera e ormai non regge una stagione intera con la conseguenza, come è capitato, di trovarci in enorme difficoltà nel momento in cui viene a mancare.
Servirebbe un Milito più giovane di 4-5 anni. Che poi, se ti guardi attorno, ti rendi conto che farebbe comodo anche un Cambiasso più giovane, uno Stankovic con meno anni e meno acciacchi, un Samuel di qualche anno fa, uno Zanetti 36enne. Insomma ci servirebbero i nostri giocatori ma con qualche anno in meno.
Come già scrivevo ieri sera, a mio avviso non è una cosa positiva il fatto che dipendiamo da giocatori comunque avanti con gli anni, che hanno un rendimento part-time, che hanno qualche acciacco e qualche infortunio in più causati dall’età. Servirebbero i giovani, servirebbero forze fresche. Servirebbero. Ma, come più volte hanno fatto notare molti, non è mica facile trovare un altro Milito, un altro Stankovic, un altro Cambiasso, un altro Zanetti.
In attesa di trovare chi li sostituirà andiamo avanti con gli originali. E il loro ritorno è arrivato al momento opportuno. Nelle prossime due settimane ci giochiamo molto di questa stagione. La doppia sfida col Cluj in Europa League e soprattutto le due sfide contro Fiorentina e Milan, dirette concorrenti per la corsa al terzo posto. Quattro sfide per capire di che pasta siamo fatti, dove possiamo andare, che primavera possiamo e dobbiamo aspettarci.
Nonostante sia un grandissimo estimatore dei giovani e, come ben saprete, ripeto continuamente che bisognerebbe puntare di più sulle nuove leve, il fatto che nelle prossime due settimane potremo contare sui nostri senatori mi fa stare un po’ più tranquillo. Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. E per certe partite l’esperienza di un giocatore navigato può essere importante e fondamentale.
E allora avanti così, dritti verso il paradiso. Almeno fino a quando basterà una sconfitta per ricascare nel limbo dell’inferno. Ah, che gran bel gioco questo gioco del calcio…
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2 commenti:
E' vero, dovremmo puntare sui giovani e mettere da parte la vecchia guardia, ma sti "vecchietti" sono ancora capaci di fare la differenza. Al contrario delle nuove leve.
Se non giocano mai o se giocano 20 minuti finali quando stiamo perdendo é chiaro che le nuove leve non faranno mai la differenza. Diamogli fiducia e facciamoli giocare e poi ne riparliamo.
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