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mercoledì 18 luglio 2012

IL SOGNO DI IBRA (e il ricordo di Facchetti)

"E' stato reso possibile l'impossibile: è un altro sogno che si avvera, non volevo altro. Adesso voglio divertirmi a vincere coppe". (Zlatan Ibrahimovic)
Dunque, ricapitolando. Amava l’Ajax, era felice di giocare nella Juventus, tifava Inter fin da bambino, ha baciato la maglia del Barcellona, il suo obiettivo era il Milan ed ora ha scoperto di aver sempre sognato il Paris Saint Germain.
Ecco il prototipo del calciatore moderno: Zlatan Ibrahimovic. Il giocatore che funziona tipo jukebox di una volta, inserisci la monetina e canta la canzoncina che vuoi tu.
Uno che un anno fa avrebbe sputato in faccia a chi gli proponeva di andare al Psg, e ora ha scoperto di essere innamorato di questa squadra. Uno che a secondo della situazione non ci pensa due volte a dichiarare amore eterno alla maglia che indossa e che con altrettanta facilità cambia idea in nome di un ingaggio più ricco (e una speranza fin qui vana di vincere la Champions League).
Ma di giocatori-jukebox ce ne stanno a bizzeffe. Basti pensare a Lucio che qualche giorno fa, juventino da pochi giorni, orgogliosamente dichiara di essere daccordo con il suo presidente sul fatto che gli scudetti bianconeri sarebbero 30.
O a tutti quelli che ogni anno tra luglio e agosto dicono “sono felice di essere arrivato qui. E’ un sogno che si realizza”. E poi magari dopo un anno sputano veleno sulla propria squadra. Burattini in mano a presidenti e procuratori, pronti a dire tutto e il contrario di tutto per quattro soldi.

"Sono sempre stato del parere che se si deve essere un esempio per gli altri ci si deve anche comportare bene. Quando andavo all'oratorio non bastava essere bravi per giocare in squadra, ci si doveva sempre comportare bene. Poi diventa un'abitudine". (Giacinto Facchetti).
Per una banale casualità le dichiarazioni di Ibrahimovic arrivano nel giorno in cui quel grandissimo uomo che era Giacinto Facchetti avrebbe compiuto 70 anni. Un calciatore che per modi e professionalità era agli antipodi dello svedese. In un mondo dove ci sono sempre più Ibra e sempre meno Cipe, uno come Facchetti manca sempre più. Potrei tessere le lodi dell’uomo Facchetti prima che del calciatore Facchetti. Ma credo che non sia necessario. La storia, la sua storia, parla per lui (nonostante alcune fantomatiche relazioni di procuratori con manie di protagonismo). Ciao Cipe. Sei sempre nei nostri cuori.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

riguardo a Ibra e Lucio: ma che devono dire alla presentazione della nuova squadra : Il psg fa schifo? la juve ha 20 scudetti?
Leggo ogni tanto i tuoi post e penso che quando parli della tua squadra (a livello tecnico e di mercato) sei abbastanza obbiettivo, ma quando ti avventuri in altri argomenti lasci molto a desiderare.
Riguardo a Facchetti: e' ormai assodato che certi suoi comportamenti non erano propri "corretti" e ligi alle regole della giustizia sportiva (rapporti con Nucini -vietati dal regolamento pena la retrocessione- le varie intercettazioni dove chiede per esempio di migliorare lo score con tale arbitro e passare da 4-4-4 a 5-4-4- e da qui la relazione di Palazzi che non mi sembra proprio fantomatica), ma cio', almeno per me non vuol dire che era delinquente, era entrato in un sistema e un modo di fare borderline. Sarebbe il caso di smetterla di beatificarlo e iniziare a trattarlo come un uomo con tutto cio' che comporta ovvero con le sue virtu' ed i suoi "vizi".
Sarebbe il primo passo per provare a chiudere un periodo (post 2006) che lascia tante ombre che purtroppo non verranno mai cancellate del tutto, perche' da quello che e' uscito, nonostante tutte le condanne che ci sono state, la colpevolezza della Juve, almeno nelle pene comminate a livello sportivo, non e' per niente chiara chiara, ne' palese.
Saluti Rosario

Anonimo ha detto...
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