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lunedì 23 aprile 2012

GENOVA, SE IL CALCIO SI PIEGA AL VOLERE DEI FALSI TIFOSI

"Fra una settimana, quando si ripartirà, Piermario Morosini, morto a 25 anni su un campo di calcio sarà già un ricordo ed una triste emozione ormai superata."
No, non sono stato profetico. Semplicemente dopo più di 20 anni da appassionato di calcio ho iniziato a capire come vanno a finire certe situazioni e soprattutto a capire che le disgrazie si dimenticano presto e alla prima occasione si torna alla solita vita.
A distanza di una settimana dalla commozione e dal dolore per la morte di un ragazzo eccoci tornato al peggio del calcio.
Quello che è successo ieri pomeriggio a Genova con i tifosi rossoblu che hanno impedito lo svolgimento della gara per 50 minuti circa è inqualificabile. Come spesso è inqualificabile tutto ciò che fanno i soliti 20-30 deficienti che si spacciano per ultrà. E’ triste ammetterlo ma ormai il calcio è vittima di questi pseudo-tifosi che sono convinti che siano loro a decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato. E del resto l’atteggiamento delle società e dei giocatori non fa che avvalorare la loro convinzione.
Quando ieri pomeriggio comodamente sul divano ho visto i giocatori del Genoa sfilarsi ad uno ad uno le maglie e Marco Rossi raccoglierle e quasi consegnargliele avrei voluto essere lì in mezzo in campo per poter sputare ad uno ad uno negli occhi dei calciatori rossoblu.

La maglia è una cosa seria. I giocatori, i presidenti, gli allenatori, passano, lei no. La maglia rimane sempre, nonostante i vari restyling, nonostante gli sponsor, nonostante le mode. Quei colori (che siano rosso e blu, nero e azzurro, bianco e celeste) rappresentano un’identità, una fede, un amore incondizionato, una scelta assoluta. Ecco perché non è assolutamente accettabile che qualcuno (che sia il Balotelli che la butta a terra o il Marco Rossi che semplicemente se la sfila) faccia gesti che ne violi la sacralità.
Bene ha fatto Sculli a non mollare, anche se subito dopo ha cancellato il bel gesto andando lì sotto a discutere con quei delinquenti che si spacciavano per tifosi rossoblu. E’ proprio questa la cosa più sbagliata che si fa nei confronti di questa gentaglia: discutere, patteggiare. Non si discute e non si patteggia con dei delinquenti che fanno solo i gradassi e l’amore per la squadra e la maglia è l’ultimo dei loro pensieri.
Ma quello che ieri pomeriggio si è visto a Genova era una fiera dell’assurdo. Assolutamente negativo l’atteggiamento dei giocatori rossoblu, ma è pur vero che la scelta di accettare le richieste era dettata anche da un'altra situazione altrettanto paradossale. Le forze dell’ordine dov’erano? In questi casi non dovrebbero garantire l’ordine pubblico? In che modo pensavano di garantirlo? Facile censurare l’atteggiamento della squadra rossoblu ma loro che stavano facendo di concreto?
Da più parti ho letto e sentito che una situazione del genere non si era mai verificata. Ma dove vivono tutti questi? Ma si sono già scordati di Ivan il Terribile o di quando tifosi romanisti fecero sospendere un derby per la presunta morte di un bambino?
Massì, continuiamo così, continuiamo a scandalizzarci ogni volta come se fosse la prima, continuiamo a far credere a questa gentaglia di essere i padroni del calcio, e soprattutto continuiamo a considerarli tifosi.
Poi però non infastiditevi quando vi dicono che il calcio italiano è allo sbando, quando vi fanno notare che gli stadi non sono a misura di famiglia, quando fanno l’impietoso paragone con gli stadi di tutta Europa.

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3 commenti:

Mattia ha detto...

Quello che è successo a Genova è assolutamente vergognoso.
In particolare è vergognoso che un club prestigioso e storico si pieghi alle volontà di quattro coglioni.

Salvatore ha detto...

E' vero, non è la prima volta che succedono certe cose ma è la prima volta che il calcio accetta di scendere a compromessi con questi delinquenti da quattro lire.

Lady Marianne ha detto...

VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA!!!!!