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mercoledì 14 marzo 2012

DAL TRAMONTO (di un'era) ALL'ALBA (di nuovi successi)

Sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Sapevamo che nulla dura in eterno e che questo ciclo vincente prima o poi sarebbe giunto alla fine. La Grande Inter tramontò dopo che in quattro giorni perse la finale di Coppa Campioni con Celtic e lo scudetto con la sciagurata partita di Mantova (una sorta di 5 maggio degli anni’ 60). L’Inter del Triplete (mi piace ricordarla così) è giunta alla fine dopo essere eliminata dal Marsiglia, capace di beffarci dopo il 90esimo sia all’andata che al ritorno. In fondo siamo alla frutta e superare il turno voleva dire rimandare i titoli di coda di un mese. Magari ai quarti ci sarebbe capitato il Barcellona e ci avrebbe fatto a fettine sotterrandoci sotto una valanga di gol. No, meglio fermarci qui. Meglio chiude il sipario contro un Marsiglia che non avrebbe meritato il passaggio del turno e che si ritrova ai quarti anche grazie ad una buona dose di fortuna.

Fortuna marsigliese. E anche sfortuna nostra. Oggi continua a rimbalzarmi in testa l’idea che se nei primi minuti fosse entrato il tiro di Sneijder o di Milito staremmo qui a commentare un’altra partita. Ma quel tiro con è entrato, triste presagio del fatto che la serata non sarebbe finita in modo gioioso. Siamo stati sfortunati. Anche se appellarsi alla sfortuna (o ad un arbitraggio non proprio impeccabile) serve davvero a poco.
Anche ieri sera abbiamo avuto la sensazione, anzi direi la certezza, di essere giunti al capolinea, di non averne più. Ci abbiamo messo orgoglio, coraggio, spinta emotiva. Ma non è bastato. Mancava la fame di vittorie, la forza fisica dei giocatori più esperti. Mancava il muro difensivo, mancava la luce in mezzo al campo, mancava la lucidità sotto porta.
Ed è sceso il sipario sull’Inter del Triplete. Doveva prima o poi succedere ed è successo. Non è il caso di fare drammi. Ora resettiamo tutto e ripartiamo. Con un nuovo allenatore, con una nuova rosa e soprattutto con un nuovo progetto. Un progetto. E’ questo che tutti i tifosi chiedono. Non importa se per qualche anno non saremo competitivi, non importa se dovrà passare un po’ di tempo prima di sollevare al cielo un trofeo. L’importante è avere un progetto e seguirlo senza se e senza ma.
Abituarci a fare da comparsa non sarà semplice ma a cavallo tra anni ’90 e inizio millennio ci è capitato di farlo e ce ne siamo fatti una ragione. Ci riusciremo anche adesso che siamo reduci da sette anni di trionfi (sette anni, capito generazione di Filippi che andate allo stadio ad esporre striscioni del cazzo?).
Ci abitueremo ad accontentarci di una vittoria nel derby, ci abitueremo a lottare per l’Europa League, ci abitueremo a vedere la nostra maglia senza coccarde e stemmi vari. Ci abitueremo perché sappiamo che prima o poi torneremo a vincere.
Tra il tramonto (dell’Inter del Triplete) e una nuova alba (di successi) c’è sempre la notte. E ciò che mi preoccupa è il non sapere quanto sarà lunga questa notte. Vorremmo che il nuovo giorno arrivasse subito ma sappiamo che potrebbe non essere così. E spesso le tenebre della notte possono essere più lunghe del previsto. Risorgeremo come il sole. Prima o poi. Già, ma prima o poi?



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3 commenti:

El Cabezon ha detto...

www.pianetasamp.blogspot.com

Mah...che una tifoseria esigente come quella nerazzura possa accettare per qualche anno di non essere competitivi la vedo pressochè impossibile, già dall'anno prossimo, come il vostro blasone v'impone, dovrete essere pronti a lottare per i massimi traguardi...ciao!

Entius ha detto...

Dubito che già l'anno prossimo torneremo ad essere competitivi. Credo che passeranno un paio di anni prima di tornare a lottare per grandi traguardi.

El Cabezon ha detto...

www.pianetasamp.blogspot.com

Bè, se l'anno prossimo teoricamente non foste impegnati nelle coppe europee ecco che un Inter che possa lottare per lo scudetto o quantomeno per un piazzamento in Champions sarebbe pressochè un obbligo...ciao!