Eroe. Così è stato definito Simone Farina, calciatore del Gubbio che ha rinunciato a 200mila euro per combinare una partita di Coppa Italia.
Eroe? In fondo il terzino del Gubbio cosa ha fatto di straordinario? Nulla, ha fatto semplicemente quello che un onesto cittadino avrebbe dovuto fare. E’ come parcheggiare negli appositi spazi ed essere acclamato come un eroe per non aver parcheggiato in doppia fila.
Ma purtroppo il problema sta proprio qua. Ormai siamo così abituati all’illecito che quando qualcuno fa qualcosa di “normale” viene spontaneo definirlo “eroe”.
A me la definizione non piace. Simone Farina non è un eroe, Simone Farina è semplicemente un uomo coraggioso che ha fatto valere la sua onestà. Quanto guadagna un terzino del Gubbio? 40mila euro annui, forse qualcosina in più. Quei 200mila euro gli avrebbero fatto comodo, altroché se gli avrebbero fatto comodo. Eppure lui li ha rifiutati (un calciatore che rinuncia a dei soldi sembra quasi fantascienza)
E lui non si è limitato a dire “no, grazie” come molti suoi colleghi (mi piace pensare che ci siano altri Simone Farina disposti a rinunciare ai soldi in nome dell’onestà) ma ha denunciato il fatto. Un piccolo gesto di lealtà e sportività che meriterebbe una standing ovation. Tipo che alla ripresa del campionato prima di ogni partita si faccia un minuto di applausi per questo giocatore che fino a pochi giorni fa conoscevano in pochi.
La convocazione in azzurro che Prandelli gli regalerà a febbraio è una piccola ricompensa. E’ un piccolo gesto (sarebbe bello se il cittì azzurro lo facesse giocare) ma è un modo per dimostrare che l’onestà paga sempre, che il calcio è uno sport in cui si gioca 11 contro 11 e vince chi segna più volte nella porta dell’avversario. E se ti vendi la partita sei una testa di cxxxo.
L’anti-Farina in tutta questa vicenda è Cristiano Doni. Una carriera dignitosa (562 presenze e 153 gol tra Serie A, serie B, serie C e Liga), una maglia azzurra indossata sette volte, un Mondiale disputato (con due presenze), un discreto conto in banca, una tifoseria che lo adorava. Per lui dire di no sarebbe stato più facile, molto più facile. Poteva scegliere di essere un uomo coraggioso che dice “no, grazie” o uno stronzo che si vende le partite. Ha scelto la seconda opzione.
E la cosa mi fa girare parecchio gli attributi. Perché se lo stronzo in questione fosse un anonimo terzino del Gubbio, mi farebbe schifo ma in fondo (molto molto in fondo) un pochino lo giustificherei. Ma quando certe cose le fanno dei campioni più o meno affermati non le tollero nel modo più assoluto.
Per fortuna non esistono solo i Cristiano Doni, esistono anche i Simone Farina. E spero tanto che questo ragazzo fra qualche mese non finisca nel dimenticatoio. Il calcio ha bisogno di lui, ha bisogno di uomini coraggiosi che antepongono la lealtà e l’onestà agli interessi economici. E che con le loro scelte difendono la credibilità di questo sport. Viva Farina, abbasso Doni.
Eroe? In fondo il terzino del Gubbio cosa ha fatto di straordinario? Nulla, ha fatto semplicemente quello che un onesto cittadino avrebbe dovuto fare. E’ come parcheggiare negli appositi spazi ed essere acclamato come un eroe per non aver parcheggiato in doppia fila.
Ma purtroppo il problema sta proprio qua. Ormai siamo così abituati all’illecito che quando qualcuno fa qualcosa di “normale” viene spontaneo definirlo “eroe”.
A me la definizione non piace. Simone Farina non è un eroe, Simone Farina è semplicemente un uomo coraggioso che ha fatto valere la sua onestà. Quanto guadagna un terzino del Gubbio? 40mila euro annui, forse qualcosina in più. Quei 200mila euro gli avrebbero fatto comodo, altroché se gli avrebbero fatto comodo. Eppure lui li ha rifiutati (un calciatore che rinuncia a dei soldi sembra quasi fantascienza)
E lui non si è limitato a dire “no, grazie” come molti suoi colleghi (mi piace pensare che ci siano altri Simone Farina disposti a rinunciare ai soldi in nome dell’onestà) ma ha denunciato il fatto. Un piccolo gesto di lealtà e sportività che meriterebbe una standing ovation. Tipo che alla ripresa del campionato prima di ogni partita si faccia un minuto di applausi per questo giocatore che fino a pochi giorni fa conoscevano in pochi.
La convocazione in azzurro che Prandelli gli regalerà a febbraio è una piccola ricompensa. E’ un piccolo gesto (sarebbe bello se il cittì azzurro lo facesse giocare) ma è un modo per dimostrare che l’onestà paga sempre, che il calcio è uno sport in cui si gioca 11 contro 11 e vince chi segna più volte nella porta dell’avversario. E se ti vendi la partita sei una testa di cxxxo.
L’anti-Farina in tutta questa vicenda è Cristiano Doni. Una carriera dignitosa (562 presenze e 153 gol tra Serie A, serie B, serie C e Liga), una maglia azzurra indossata sette volte, un Mondiale disputato (con due presenze), un discreto conto in banca, una tifoseria che lo adorava. Per lui dire di no sarebbe stato più facile, molto più facile. Poteva scegliere di essere un uomo coraggioso che dice “no, grazie” o uno stronzo che si vende le partite. Ha scelto la seconda opzione.
E la cosa mi fa girare parecchio gli attributi. Perché se lo stronzo in questione fosse un anonimo terzino del Gubbio, mi farebbe schifo ma in fondo (molto molto in fondo) un pochino lo giustificherei. Ma quando certe cose le fanno dei campioni più o meno affermati non le tollero nel modo più assoluto.
Per fortuna non esistono solo i Cristiano Doni, esistono anche i Simone Farina. E spero tanto che questo ragazzo fra qualche mese non finisca nel dimenticatoio. Il calcio ha bisogno di lui, ha bisogno di uomini coraggiosi che antepongono la lealtà e l’onestà agli interessi economici. E che con le loro scelte difendono la credibilità di questo sport. Viva Farina, abbasso Doni.
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2 commenti:
E' vero, Farina ha fatto un gesto di coraggio, non di eroismo.
In ogni caso, essercene di Simone Farina...
Attenzione, l'inchiesta sta arrivando in Serie A e anche lì ne vedremo delle belle. Già si fanno i nomi di Buffon, Cannavaro e Gattuso come scommettitori incalliti.
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