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giovedì 22 aprile 2010

BALOTELLI, BOSSI E LA SACRALITA' DELLA MAGLIA

GianAntonio Stella sul Corriere della Sera di oggi scrive un interessante articolo. Ve ne ripropongo alcuni passaggi. L’articolo intero lo potete trovare qui.
«Orso» Balotelli e Renzo «Trota» Bossi hanno un sacco di cose in comune: sono giovani, si atteggiano a bulli, amano le macchine sportive, hanno un passato scolastico così così e sono finiti insieme sulle prime pagine, lo stesso giorno, per avere ripudiato due maglie. Il primo nerazzurra, il secondo azzurra. […] La cosa più insopportabile dei giovani, ammiccava auto-ironico Salvador Dalì, è di non farne più parte. Occorre aver pazienza, coi ragazzi. E non è un caso che le parole più sagge sul diciannovenne fuoriclasse le abbia dette ieri Xavier Zanetti. Che prima di diventare il capitano dell'Inter e un totem del calcio planetario, fu lui pure un giovanotto con un certo temperamento. Al punto che tanti anni fa, come ricorda una foto ormai ingiallita nel 1997, durante la finale di coppa Uefa Inter- Schalke 04 arrivò a togliersi la maglietta dell'Inter in segno di rivolta contro l'allenatore di allora, l’inglese Roy Hodgson. E meno male che lo tratteneva, cingendolo per le braccia, il compagno di squadra Ciriaco Sforza. Sennò… 
Il fatto è che, per tanti tifosi di calcio, «tradire la maglia» è un gesto più orrendo che ripudiare i propri natali […], ripudiare la propria religione […] o ripudiare il proprio nome […]. Spiegava ieri Sandro Mazzola che la divisa «non è una cosa sacra ma quasi». Narra la leggenda che Roberto Baggio, nella sua villa sui colli, ne abbia conservate a decine, a centinaia, a migliaia. […] 
Per un tifoso, riassumeva anni fa sulla Gazzetta Marco Pastonesi, la maglia è un’icona: «C'è chi le bacia, chi le colleziona, chi le incornicia, che le ruba, chi le compra, chi le scambia ma solo per poterne avere un'altra. La maglia è una dichiarazione d'amore. Ma anche di odio. Dipende dal destinatario: se te la sfili, la impugni e la lanci al pubblico è amore, se te la sfili, la impugni e la lanci all’allenatore è odio». Per questo, dicono le cronache, il serbo Dejan Stankovic, che sa come purtroppo la «sacralità» delle maglie sia stata centrale perfino nel divampare delle rivalità etniche jugoslave […], si è subito precipitato a raccogliere quella di Balotelli e «per nasconderla se l'è infilata nei pantaloncini». Per poi commentare: «Mario è ancora un bambino». L’aveva già combinata grossa, agli occhi degli ultras interisti, accettando lo scherzo della maglietta milanista che gli avevano fatto quelli di «Striscia la notizia». Non era il caso di ingigantire ulteriormente il caso. 
Riuscirà Mario «Orso» Balotelli a vincere certe asprezze del suo carattere e ricucire con i «suoi» tifosi che l’altra sera sono arrivati a urlargli insulti di ogni genere ma su tutti «sporco milanista»? Si vedrà. E anche da questo, forse, si capirà se passerà dal ruolo di ragazzone scontroso dallo straripante talento a quello di campione. È quello che sperano quanti in questi mesi si sono schierati senza mai incertezze al suo fianco contro quei teppisti razzisti che dovrebbero essere buttati fuori da tutti gli stadi. […] Eppure, anche il culto della maglia può essere violato. Lo fece, anni fa, un portiere dal nome strambo, Astutillo Malgioglio. Che aveva un cuore grande e dedicava il tempo libero ai bambini disabili. Certi tifosi non glielo perdonavano. «Dopo due anni in giallorosso, passai alla Lazio, in serie B. Fu una stagione tormentata in cui vissi l'episodio più triste della mia carriera. In casa col Vicenza perdemmo 4-3 e il pubblico si scatenò. Fischi continui a ogni mio intervento, fino a quando comparve uno striscione in curva: "Tornatene dai tuoi mostri". A fine partita mi sfilai la maglia, la calpestai, ci sputai sopra e la tirai ai tifosi. Sono un uomo anch’io. La società chiese la mia radiazione. Dello striscione invece non parlò nessuno». Saputa la cosa, lo chiamò Giovanni Trapattoni: «Non è giusto che uno come te lasci il calcio». Firmò in bianco e restò all’Inter cinque anni. Vincendo, in panchina, anche uno scudetto. Mai tanto meritato.

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3 commenti:

Riccardo ha detto...

Bello l'aneddoto finale. Ricordo Astutillo Malgioglio ma non sapevo questa storia.

Nerazzurro ha detto...

Che poi, se vogliamo dirla tutta, Renzo Bossi non ha detto un'assurdità. In molti non tiferanno Italia ai prossimi Mondiali.

Entius ha detto...

Nerazzurro, io credo che le polemiche siano state innescate dal fatto che abbia detto "Non tifo Italia perchè il tricolore è un simbolo di cinquant'anni fa". Se avesse detto "Non tifo Italia perchè Lpppi mi sta sui maroni" avrebbe sicuramente raccolto più consensi.