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venerdì 29 maggio 2009

C'ERA UNA VOLTA LA SERIE A...

Umberto Pappini sulle colonne del blog "IoStoConMancini" ha scritto un'interessante articolo in cui ricorda come era la serie A qualche tempo fa.
Oggi ho fatto un post per provocarvi essendo abbastanza vecchio per ricordare com’era il nostro calcio non troppo tempo fa.
Vediamo chi sarà d’accordo e chi mi insulterà… Archiviata l’ennesima finale di Champions senza l’Inter protagonista, occorre ricordare che il gio
vane Guardiola è entrato di diritto nell’illustre club dei grandi del calcio che hanno vinto la Coppa da giocatori e da allenatori.
Con Cruijff, Ancelotti, Rijkaard, Miguel Munoz e il mitico Trap, c’è posto anche per Pep nell’olimpo del calcio.
Tra questi grandi campioni ne prendo due in particolare, Ancelotti e Rijkaard protagonisti di una serie A che ai tempi era il punto più alto raggiungibile per la carriera di club di un calciatore.
Della squadra in cui giocavano è rimasto ben poco, ora c’è una raccolta di figurine a cui manca solo Stanley Matthews per completare la collezione di palloni d’oro di 50 anni fa.
Il loro giocatore più forte sarà probabilmente protagonista di un clamoroso trasferimento, replica della farsa di quest’inverno di cui il tinto Biscardi si vanterà per secoli di aver dato lo “sgup”.
La perdità di Kakà
sarebbe drammatica per il livello del nostro campionato ormai ai minimi storici, campionato tendenzialmente snobbato dai grandi campioni che preferiscono Inghilterra, Spagna e persino Germania.
La storia della serie A campionato più difficile del mondo non regge più, le alchimie tattiche dei nostri comunque bravi allenatori, vengono regolarmente svilite dalle prestazioni europee dei team italiani, ormai specializzati nel buscare scoppole e goleade da squadre ucraine, slovacche, svizzere, greche, turche e cipriote.
In questo contesto noi abbiamo una squadra straordinaria che dopo 4 scudetti consecutivi si trova però in seconda fascia nel ranking europeo, grazie anche al disastroso cammino in Champions conclusosi purtroppo con un’eliminazione senza storia. (io tengo all’Inter non al Venezia, pertanto un’eliminazione “migliore” di quella dello scorso anno è un concetto che mi fa davvero pena).
Dietro di noi c’è grande modestia soprattutto nelle squadre di medio livello, a mio avviso solo Fiorentina, Genoa e Udinese a cui va tributato l’onore di una grande Coppa Uefa, tengono alto, a livello di qualità della rosa, il nome della nostra serie A.
Con una scelta assolutamente casuale, visto che la stagione attuale è la 2008-2009, proviamo a vedere cosa accadeva 10 e 20 anni fa.
Facciamo un salto
indietro nel tempo di 20 anni, l’Inter vince uno scudetto fantastico con una squadra il cui ricordo perdurerà imperituro.
Al secondo posto c’è il Napoli, non quello di Hamsik e del Pocho Lavezzi che tanti di noi vorrebbero all’Inter, ma è il Napoli di Maradona e di Careca. Lo stesso Napoli che il 17 maggio 1989 alzerà al cielo la Coppa Uefa dopo aver pareggiato con uno spettacolare 3 a 3 contro lo Stoccarda di Jurgen Klinsmann.
L’Inter in Uefa viene eliminata agli ottavi dal Bayern ma chi di voi non ricorda la cavalcata di Berti senza provare un brivido di emozione?
A 12 punti dall’Inter arriva il Milan di Sacchi, squadra che schierava una serie di campioni incredibili e che aveva come finalizzatore della manovra uno dei centravanti più forti della storia del calcio.
A fine stagione in bacheca rossonera ci sarà la Coppa Campioni seguita poi dalla Supercoppa Europea e dalla Coppa Intercontinentale.
La Coppa delle Coppe vede protagonista un’altra forza del campionato, la Samp di Mancini, Vialli e Cerezo.
Una grandissima squadra che viene sconfitta in finale dall’incubo Barcellona ma che presto vincerà il campionato. Una squadra che nulla a che vedere con quella di Palombo, Cassano e Padalino che si è fatta eliminare dal Metalist schierando le riserve in una prestazione senza dignità.

20 anni fa giocare in serie A era il sogno di ogni campione e le formazioni che lottavano in campionato cercavano di ingaggiare i migliori giocatori disponibili sul mercato estero.
Alle spalle di queste grandi protagoniste del panorama europeo c’era per esempio la Fiorentina con Roby Baggio, Dunga e Glenn Hysen, granitico libero con quasi 70 presenze nella nazionale svedese.
Non dimentichiamo poi i guizzi del cotonato Caniggia con la maglia del Verona e il Torino che retrocedeva pur avendo un centravanti che ha totalizzato circa 60 presenze con la maglia verdeoro.
Spostiamoci avanti di 10 anni, la serie A è ancora un piacevole palcoscenico per grandi giocatori.
La Champions la vince il Manchester, ma il calcio italiano è sempre protagonista.
La Lazio che ha una squadra fortissima con Mancini, Vieri, Salas, Almeyda, Nedved e Stankovic, si aggiudica la Copp
a Coppe contro un già sfigatissimo Cuper. Qualche mese dopo un gol del matador piegherà i Red Devils campioni d’Europa e anche la Supercoppa sarà biancoceleste.
Il Parma con la classe di Veron, Crespo e Chiesa travolge il Marsiglia nella finale di Uefa giocata a Mosca.
E le altre squadre?
Pensate al Bologna che ora si destreggia con Adailton e Mudingay, 10 anni fa giocava in Uefa con Signori, Andersson e Klas Ingesson, la Fiorentina che quest’anno ha sofferto per l’ingombrante presenza del Pazzo Pazzini, dirottava Oliveira sulla fascia destra in funzione di tornante perché in attacco giocavano Edmundo e Batistuta.
Il Cagliari che ha giocato metà campionato con il Bati Larrivey, poteva schierare il gigantesco Mboma famoso per aver sfondato la porta della Francia al Parco dei Principi con forse la più bella rovesciata mai vista in una partita di calcio.
La classifica marcatori la vinceva Marcio Amoroso dell’Udinese che l’anno prima insieme a Bierhoff e Poggi aveva entusiasmato gli amanti del calcio con lo spettacolare gioco della macchina da gol friulana.
Quali sono i motivi per cui una volta il Torino si giocava alla pari la finale di Uefa contro l’Ajax? Cosa ci faceva il Cagliari in semifinale? Perché l’Atalanta pur giocando in serie B emozionava l’Italia con uno straordinario cammino in Coppa Coppe?
Forse perché la serie A una volta non aveva rivali nel mondo?
Perché adesso le squadre italiane impegnate in Coppa Uefa escono al primo turno contro gli avversari più improbabili? Perché per le italiane gli ottavi di Champions sono in realtà una gara a chi esce prendendo meno gol?
Perché ormai nel mondo la serie A ha lo stesso appeal di Marisa Laurito in pigiama?
Di certo perché il potere economico delle altre grandi europee è per noi incontrastabile, di certo perché da noi la cultura sportiva è una cosa sconosciuta.
Da loro stadi pieni per gli 82esimi della coppa di lega, da noi stadi vuoti nelle partite di Champions. Da loro coppe nazionali che valgono come uno scudetto, da noi una coppetta considerata una cagata. Da loro squadre che escono dal campo tra le lacrime e gli applausi dei tifosi dopo partite malamente perse che significano retrocessione, da noi gente che ti mena se vinci una partita.
Da loro una Champions dedicata a Paolo Maldini, da noi i fischi il giorno dell’addio.
Poi non lamentatevi se in un pub di Londra o in un bar di Madrid vi prendono per il culo appena scoprono che siete italiani.


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1 commento:

Winnie ha detto...

Analisi più che perfetta. Il nostro calcio è allo sbando. Molto dipende anche dall'atteggiamento "europeo" delle nostre squadre. Il fatto di essere sistematicamente eliminate da squadre minori come Metalist non aiuta certo.