12 aprile 1970, 50 anni fa. Gli orologi allo Stadio Amsicora di Cagliari segnano le 17.12, quando l’arbitro De Robbio fischia il finale di partita. Il Cagliari per la prima volta nella sua storia è campione d’Italia. Sono passati cinquant’anni e da allora non c’è più stata in Sardegna un’impresa calcistica del genere. Gigi Riva con un gol di testa, su punizione di Brugnera, aveva già fatto capire nel primo tempo che questa con il Bari, con due giornate d’anticipo, poteva essere la partita decisiva. E così fu (Gori firmò il 2-0 definitivo).
Una storia di riscatto, per una terra che in quegli anni non era ancora il paradiso per la vacanze dei vip, ma un luogo ancora troppo lontano dal “Continente”, quasi una frontiera: in quegli anni l’espressione “ti mando in Sardegna” suonava come una minaccia, una punizione. Lo scudetto del Cagliari ruppe lo stereotipo di un’Isola fatta di pastori e banditi, buia e arcaica.
Gli eroi del Settanta costrinsero tutta Italia a fare i conti con Cagliari e la Sardegna, di cui i rossoblù diventarono la bandiera e il motivo d’orgoglio, sia nell’Isola che fra gli emigrati in giro per il resto dello Stivale. Juventus e Inter dovettero inchinarsi a Gigi Riva, capocannoniere di quel campionato con ventuno gol, e ai suoi compagni, che costituirono qualche mese più tardi l’ossatura della Nazionale di Valcareggi, finalista del Mondiale in Messico e piegati in finale soltanto dal Brasile di Pelé. I loro nomi sono entrati nel mito: Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nené, Gori, Greatti, Riva, questi gli undici titolari guidati dall’allenatore Manlio Scopigno, detto “il filosofo”, ma non vanno dimenticati i vari Brugnera, Poli, Mancin o Reginato, che diedero una mano preziosa per la conquista del tricolore.
Il Cagliari era una squadra fortissima e di scudetti avrebbe potuto anche vincerne altri: Gigi Riva non a caso era alla sua terza stagione da mattatore capocannoniere.
Ma non vinse solo per Riva quello scudetto il Cagliari. Vinse anche e soprattutto per una delle più straordinarie difese mai viste, con Albertosi in porta e Cera libero dietro Martiradonna, Niccolai e Zignoli. 11 gol presi in 30 giornate: 0,37 a ogni partita, un record eccezionale. E poi Domenghini a centrocampo e Gori a far coppia con Rombo di Tuono là davanti.
La storia del Cagliari campione nacque molte stagioni prima, nella 1964/1965, con la prima stagione del club in Serie A: mai una squadra sarda si era spinta fino in massima serie e ancora oggi il club rossoblù è l’unico ad esserci riuscito. Di stagione in stagione, il Cagliari iniziò a chiudere la stagione sempre più in alto in classifica, fino al secondo posto nella stagione 1968/1969.
E la stagione giusta è stata quella che ha portato, nel giugno 1970, al Mondiale messicano. E proprio quella stagione il Cagliari fece l’impresa: 45 punti conquistati (su 60 totali), 17 vittorie, 11 pareggi, due sconfitte, 42 gol realizzati e 11 subiti. Cera e soci vinsero più partite di tutti (17), persero meno partite di tutti (2) con una differenza reti di ben +31.
Il Cagliari rimase in testa alla classifica dalla quinta giornata, vinse il titolo di campione d’inverno e non fallì l’appuntamento con la storia quel 12 aprile.
Altre formazioni hanno vinto inaspettatamente lo scudetto (il Verona, la Sampdoria, in parte il Napoli), ma l’Impresa del Cagliari rimane unica e a distanza di 50 anni rimane l’orgoglio più grande per una regione come la Sardegna.
6 commenti:
Quel Cagliari aveva alcun giocatori davvero forti. Non solo bomber Riva (uno dei pochi attaccanti della storia del calcio capaci di fare la differenza), ma anche Albertosi, Cera, Domenghini, giusto per fare qualche nome.
Non scordiamoci di Manlio Scopigno. Un vero maestro in panchina.
Come più volte ammesso dagli stessi giocatori, prima che compagni di squadra erano amici. E creare un gruppo compatto di amici è fondamentale nelle grandi vittorie.
Fosse capitato oggi non gli avrebbero permesso di vincerlo. Troppi interessi intorno alle big per lasciare che il campionato finisse in Sardegna.
@Ciaskito. Guarda che all'epoca Moratti senior aveva già lasciato l'Inter e aveva interessi commerciali in Sardegna. Ieri come oggi non basta avere il Riva di turno per portare a casa lo scudetto.
Lo dimostra anche lo scudetto rubato all'Inter nel 1998 (ci tengo a precisare che non sono tifoso dell'Inter) nonostante un Ronaldo strepitoso.
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