"Così quella mattina, forse la più importante della mia vita, mi misi l'abito nuovo e presi il treno per Milano. Dovevo recarmi in via Larga, vicino al Teatro Lirico, per firmare il cartellino dell'Inter. Mi muovevo come un sonnambulo. I minuti, su quel treno, non passavano mai. I minuti di attesa in via Larga erano come secoli. Finalmente mi misero una penna in mano e un cartellino davanti agli occhi. Firmai: Giacinto Facchetti. Poi uscii di gran corsa, giù per le scale, con il cuore che mi batteva forte. Ero dell'Inter! Ero uno dell'Inter!" (tratto da "Se no che gente saremmo", di Gianfelice Facchetti, Longanesi 2011)
Il Cipe non ha mai smesso di essere uno dell'Inter, neppure oggi, che sono passati dodici anni da quel giorno infausto. A Firenze, qualche giorno dopo, Esteban Cambiasso incarnò idealmente ogni tifoso nerazzurro, nell'indicare il cielo dopo un gol segnato.
E idealmente ancora lì guardiamo tutti noi ogni giorno, col mento leggermente sollevato, a testa alta, ricordandoci di chi è stato Giacinto, in mezzo e sopra a tutti noi, etica, correttezza, umanità.
Chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare sa che era esempio di correttezza e lealtà, ma solo chi ha avuto la fortuna di conoscerlo sa che uomo è stato Giacinto Facchetti. 4/9/2006 R.I.P 🙏 pic.twitter.com/mkwzunmi1M— Maurizio Pistocchi (@pisto_gol) 4 settembre 2018
Sono già passati 12 anni, ma resti sempre un esempio per tutti.⁰#Facchetti ⁰#SerieATIM pic.twitter.com/jfgx0ath3b— Lega Serie A (@SerieA) 4 settembre 2018
📆 Dal #4settembre di dodici anni fa non c'è più. Ma Giacinto #Facchetti è sempre qui, nel cuore dei veri interisti ⚫️🔵 pic.twitter.com/jEQ74N0NcY— passioneinter.com (@passione_inter) 4 settembre 2018
1 commento:
Grande Giacinto. Sempre nei nostri cuori.
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