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lunedì 26 giugno 2017

IL MOTIVATORE DI MOURINHO


José Mourinho Felix è morto, il mondo del calcio lo ha appreso dalla foto postata su Instagram dallo José Mourinho più famoso, suo figlio. Figlio d’arte particolarissimo, nemmeno paragonabile come giocatore al padre mentre come allenatore ha poi di sicuro recuperato il distacco. Mourinho senior è stato un ottimo portiere di Vitoria Setubal e Belenenses (con anche una presenza nella nazionale portoghese, il 25 giugno 1972, esattamente 45 anni prima della sua morte e davanti agli occhi del suo bambino di 9: c.t. era José Augusto, l’ex grande ala del Benfica di Eusebio), mentre Mourinho junior non si è mai illuso di guadagnarsi da vivere come centrocampista di modesto dinamismo. Come allenatore Felix è stato apprezzatissimo in patria, con quattro promozioni dalla Segunda Liga alla massima serie, ma non ha mai avuto un’occasione in un grande club. Allenatore di categoria: anche in portoghese ci sarà un’espressione simile.

Mourinho junior dal padre non ha imparato soltanto le basi del calcio, ma anche l’atteggiamento da evitare se si vuol fare carriera, come ha spiegato in una recente intervista a BT Sport: “Papà era un bravo allenatore, che ha sempre fatto bene ovunque abbia lavorato. Ma ho sempre pensato che avrebbe fatto molto di più se avesse avuto quel poco di più di fiducia e di ambizione. Guardandolo pensavo che avrei dovuto fare meglio di lui”. In altre parole, proporsi con umiltà porta gli altri a sottovalutarti. Certo che senza José senior oggi Mourinho non allenerebbe il Manchester United e probabilmente nemmeno sarebbe arrivato all’Uniāo de Leiria: “Quando ho iniziato ad allenare era quasi obbligatorio essere un ex giocatore di buon livello, mentre oggi la situazione è leggermente cambiata. Io ero sì un ex giocatore, ma di basso livello. Al contrario di altri, però, grazie a mio padre io avevo respirato calcio fin dalla nascita. Ed è stata la mia forza. Poi sono andato avanti, prendendo qualcosa da tutti gli ambienti in cui ho lavorato, ma senza di lui non sarebbe iniziato niente”. Fra l’altro nella sua breve carriera semiprofessionistica il giovane José è stato anche per qualche mese allenato dal vecchio, al Rio Ave.
Lo stesso padre che al compimento dei 24 anni gli consigliò di lasciar perdere, per terminare la scuola di educazione fisica e poi iscriversi a un corso per allenatori, mantenendosi per puro orgoglio (famiglia benestante, soprattutto dal ramo della madre Maria Julia) con supplenze in scuole medie e istituti tecnici. Mentre cresceva il desiderio di rivalsa, anche per conto di José senior che lo ha sempre sostenuto nel sogno quasi impossibile di allenare un grande club senza essere stato un vero calciatore. Da Dondinho-Pelé a mille altri casi, non proprio una storia inedita. Ma questo non toglie che il successo sia ancora più bello e meritato, quando lo si è a lungo sognato.

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1 commento:

Brother ha detto...

Ma il migliore è sempre il figlio. :-)