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giovedì 23 marzo 2017

LEGA PRO: E' EMERGENZA VIOLENZA

PUNTO CNotizie dalla Lega Pro
La violenza. Gli attestati di solidarietà non “guariscono” le ferite. Quelle rimangono nel cuore, nella mente e nel fisico. L’aggressione perpetrata ai danni dei giocatori del Catanzaro, nel post partita di Melfi, è inqualificabile. Premeditata. Per questo ancor più condannabile. In Lega Pro auto distrutte, minacce a calciatori ed alle loro famiglie rappresentano situazioni che si ripetono ciclicamente dall’inizio della stagione.
Gli attestati di solidarietà non “riparano” una falla, della società civile, che le Istituzioni non riescono a “tamponare”. Rimangono semplici parole. A Melfi ci sono state delle responsabilità che debbono essere individuate. Non si arriva con tanta facilità in un settore riservato ai soli addetti ed ai tesserati se non per “leggerezza” (distrazione) di qualche soggetto preposto al controllo dei varchi.
La violenza, nel calcio, appare da tempo come un “danno” incurabile. Non vi è modo di porre rimedio. Gli attestati di solidarietà sono (vogliono essere) una panacea. Un rimedio universale. Il tentativo, come accade in agricoltura, di chiudere le stalle quando i buoi sono ormai scappati. Poi, nella sostanza, non cambia mai nulla.
Ultimamente ad Ancona, in occasione del derby casalingo perso contro il Fano, la Società (peraltro latente) ha dovuto soggiacere alla richiesta della consegna (effettuata dal magazziniere) delle maglie a una frangia della tifoseria. In precedenza l’allenatore ed alcuni calciatori erano stati pesantemente contestati. Tutti tacciati di scarso rendimento. Il tutto è passato quasi inosservato. Di altri esempi se ne potrebbero citare a iosa.
In altri Paesi la violenza nel calcio è stata aspramente combattuta e debellata. Adottando provvedimenti restrittivi, anche immediati. Scoraggiando le manifestazioni inconsulte anche dei più esagitati. Dalle nostre parti si fa sempre e soltanto molto parlare. Intanto i “buoi”, come abbiamo sopra accennato, continuano a “scappare”. (TUTTOLEGAPRO)

La violenza. Quindici minuti di ritardo sull’inizio delle partite nell’ultimo turno di Lega Pro. Voleva essere un segnale “educativo” a tutto il sistema. Un monito, principalmente, a quelle frange di pseudo tifosi (esagitati) che usano la violenza, sotto qualsiasi forma di espressione, nei confronti dei calciatori, dei loro famigliari, delle loro auto. Senza dubbio un messaggio della associazione calciatori per manifestare la propria presenza. Nella sostanza un nulla di fatto. Ovvio che occorrano leggi dello Stato più stringenti e norme sportive più severe. In ogni caso insegnamenti comportamentali ed educativi. Per tutti. Anche per i calciatori ed i dirigenti. Si, perché il quarto d’ora di ritardo perde ogni valore quando si manda in “scena” quella grande “azzuffata” in campo , tra giocatori. Nel pre partita di Foggia - Lecce. Davanti a 20 mila spettatori presenti sugli spalti ed alle telecamere che diffondono le immagini in tutt’Italia. Poi si è voluto minimizzare, logicamente.
Si dovrebbe anche commentare quel comunicato stampa del Taranto che domenica scorsa, per una sconfitta, ha accusato i propri calciatori, con poca coerenza, di scarso impegno. Nel pomeriggio di mercoledì alcuni scalmanati hanno invaso il campo di allenamento, allo Iacovone, contestando violentemente. E’ volato più di uno schiaffo. La situazione si è fatta veramente critica.
Il tutto porta a una sola conclusione. Se quelli sono i messaggi inviati dagli attori, non ci si può certamente attendere nulla di tanto diverso e positivo nelle reazioni di alcuni “desaparecidos” (perché non si può parlare di tifosi). Soggetti peraltro spesso fuori dal controllo della società civile e del mondo. (TUTTOLEGAPRO)

3 commenti:

Pakos ha detto...

Vorrei far notare che questa esplosione di violenza non è certo una cosa nuova. Nelle categorie inferiori capita spesso di assistere ad episodi del genere. E in tutti questi anni chi doveva fare qualcosa che ha fatto? Nulla. Il tifo è un pretesto per dare libero sfogo alla violenza, ma nessuno vuole arginare il fenomeno.

Nerazzurro ha detto...

Il calcio è in mano ai tifosi. E spesso questi non sono altri che delinquenti camuffati da ultras.
Se persino gli Agnelli che in Italia hanno il loro peso (non stiamo parlando di imprenditori da quattro soldi) e che sono al comando della società di calcio più forte, si devono piegare al volere dei delinquenti della Curva, cosa possono fare i dirigenti della Lega Pro?

Pakos ha detto...

Ma infatti io mi aspettavo una dura presa di posizione da parte dei vertici politici o magari della istituzioni. I dirigenti spesso preferiscono la via più breve e semplice, ovvero diventare succubi di questa gentaglia. A partire da Agnelli che intratteneva rapporti con la malavita calabrese e ora vuole convincerci del contrario.