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venerdì 20 maggio 2016

TRA RICORDI, SOCIAL E MERCATO: GIANLUCA DI MARZIO SI RACCONTA

Fonte: Gianlucadimarzio.com
Il calciomercato ai tempi dei social: ricerca e diffusione della notizia”. L’argomento è abbastanza interessante, ma non di quelli che pensi “ci devo andare assolutamente”. A meno che non sia il titolo di un incontro tra Gianluca Di Marzio, giornalista Sky, e gli studenti dell’Università della Calabria. A quel punto ecco che diventa un appuntamento imperdibile (per la serie “non posso perdermelo per niente al mondo”).
E così martedì scorso mi sono recato all’Unical per seguire l’evento. Mi ero promesso di arrivare in largo anticipo per sistemarmi nelle prime file, ma alla fine riesco a fare tardi e ad arrivare all’ultimo minuto. Ovviamente l’Aula Magna dell’Ateneo calabrese, dove si terrà l’incontro, è strapiena (si parla di circa 700-800 spettatori) e l’idea di trovare posto nelle prime file rimane un sogno. Trovo un posto libero a metà sala, mi accomodo, tiro fuori il taccuino e inizio a prendere appunti.
Accolto da un boato fa il suo ingresso Di Marzio e si inizia. Dopo il rettore dell’Unical (il cui sogno è che il Cus possa un giorno battere la Juventus) e il direttore sportivo del Cosenza Calcio Mario Meluso (cosentino doc con un passato in Serie A alla Lazio e alla Cremonese), tocca al giornalista Sky prendere la parola.

E subito parte con i ricordi. I trascorsi a Cosenza (suo padre fu allenatore del club rossoblu sul finire degli anni ’80 e lui ha un rapporto speciale con Cosenza e il Cosenza), la bolgia dello stadio San Vito all’urlo “Lupi Lupi” (“quell’urlo faceva tremare lo stadio, non ho mai più risentito una cosa del genere”), il ricordo del mitico bomber Gigi Marulla (il figlio Kevin è tra gli organizzatori dell’evento), l’amicizia con i vari Bergamini, Galeazzi (non “Bisteccone” Giampiero, ma Sergio, ala destra del Cosenza in quegli anni), le improponibili camicie a fiori e i capelli lunghi di Michele Padovano da prendere a modello (“mia moglie mi ha conosciuto vestito così”), il racconto della trasferta di Monopoli quando il Cosenza conquistò la matematica promozione in Serie B. Mentre parla il mio sguardo cade sulla platea e mi accorgo, con un pizzico d’orgoglio, che faccio parte di quelli che, tra i presenti, possono dire di aver vissuto quegli anni dal vivo e non attraverso i racconti degli altri.

Messi da parte i ricordi, Di Marzio inizia a discutere del tema dell’incontro. Spiega come tramite i social ormai tutti possono diventare parte attiva del calciomercato, racconta di quando un lavapiatti italiano gli diede la dritta su Tevez, comunicandogli che nel ristorante inglese in cui lavorava si erano incontrati i dirigenti della Juventus e il procuratore del giocatore argentino. O di quando seppe prima di tutti che Mancini aveva già firmato per l’Inter, ma lui voleva aspettare conferma dai dirigenti nerazzurri prima di comunicarlo (mentre il padre Gianni insisteva perché desse subito la notizia). Ammette che attraverso i social la sua fama di esperto di calciomercato (anche se lui preferisce definirsi “cronista di mercato”) ha superato i confini nazionali (ha numerosi estimatori in Turchia, dove lo chiamano “zio” in segno di affetto e stima, e in Inghilterra) e confessa di essere spesso collegato su Twitter per rispondere ai messaggi dei suoi followers.
Fonte: Gianlucadimarzio.com

L’attenzione poi si sposta sulle domande del pubblico, incentrate ovviamente sul mercato. Conferma l’arrivo di Banega all’Inter (più difficile Yaya Touré, che Mancini vorrebbe, ma l’Inter no), non gli risulta che Pjanic sia vicinissimo alla Juventus, ci aggiorna sulla trattativa Milan-cinesi (“la mia sensazione è che Berlusconi non voglia vendere”), analizza le differenze del calcio italiano con quello straniero, dà consigli ai ragazzi su come introdursi nel mondo del giornalismo, e c’è spazio anche per qualche altro aneddoto, come quando gli rifilarono una bufala clamorosa sul ritorno di Vieri alla Juventus (“io e Bonan annunciammo l’affare la sera e il giorno dopo alle 13 il Milan ufficializzò Vieri”).

Il tempo scorre via veloce e il dovere mi chiama: devo andare a lavoro. Mi alzo e mi avvio verso l’uscita. Mestamente. E’ tardi, non riuscirò nemmeno a pranzare. Ma ne è valsa la pena. Non capita tutti i giorni di ascoltare dal vivo un giornalista sportivo di fama. E capita ancora più raramente di rimanerne estasiato dalla sua disponibilità e cortesia. Unico rammarico: non aver avuto l’opportunità di stringergli la mano.

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1 commento:

Mattia ha detto...

Mi sembra di capire che è stato un incontro parecchio interessante. Immagino la soddisfazione nell'essere presente e seguire passo passo i suoi racconti.