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lunedì 14 luglio 2014

SOLIDITA' E QUALITA': IL TRIONFO DEI PIU' FORTI

Campione del mondo con pieno merito. La Germania ha dimostrato di essere la squadra più completa del Mondiale brasiliano. Non esiste un reparto che non sia all’altezza di un collettivo che rappresenta attualmente il top a livello internazionale. Quello espresso dalla Germania è stato il gioco migliore e più convincente di tutto il torneo. Solidità difensiva, cinismo offensivo e tanta qualità in mezzo.
Con la forza del suo gruppo, la Germania si è trasformata in un nuvolone denso, capace di oscurare le stelle altrui. Il primo a pagare è stato Cristiano Ronaldo, che oltre alle precarie condizioni fisiche ha subìto gli effetti del poker tedesco in apertura di Mondiale. Poi, dopo il rischio con l’Algeria, la Germania ha sculacciato Pogba e Benzema. Per la semifinale Neymar era già k.o., ma quella col Brasile è stata una mattanza sportiva. Infine, la delusione inflitta a Messi, affondato come tutto il Sudamerica. Che in questo Mondiale sembrava invincibile e che, invece, si è dovuto inchinare all’affidabilità tedesca.

Affidabilità che non è arrivata ieri ma parte da ben lontano. Un dato. Nelle ultime dieci edizioni dei Mondiali i tedeschi hanno vinto due titoli (1990, 2014), ma hanno anche chiuso per tre volte secondi (1982, 1986, 2002) e due volte terzi (2006, 2010). Dalla tripletta di Conceição che la eliminò ai gironi di Euro 2000, la Germania si è arresa due volte in finale e tre in semifinale.
E quando vai sempre in fondo alle competizioni, non può esserci sempre una papera di Kahn o un sinistro di Grosso a sbarrarti la strada. Prima o poi il tuo momento arriva, è la legge dei grandi numeri.
Nella rosa dei 23 tedeschi non c’è un Messi, ma c’è una serie interminabile di potenziali match-winner.
Dietro al monumento Klose, miglior cannoniere mondiale di ogni epoca, è cresciuta la nidiata dei Kroos, Schürrle, Özil, Gotze. Così può capitare che sbuchino dalla panchina Schurlle e Götze e confezionino il gol che decida la finale Mondiale. E qui in Brasile non c’è stato spazio per Draxler, giovanotto che ha già mostrato anche in Champions League il suo valore. Per non parlare di Reus, uno dei giocatori più talentuosi della nazionale teutonica, costretto a guardare i Mondiali da casa per un infortunio.
Il tutto sotto la sapiente guida di Joachiw Loew. Un lavoro iniziato otto anni fa, una volta assunto l’incarico dopo l’addio di Jurgen Klinsmann, di cui era il secondo, al Mondiale del 2006. Da subito ha imposto una coerenza ed una trasparenza, di metodo e di scelta. A cui si aggiunge la capacità di saper correggere la partita strada facendo, e di saper trovare la soluzione ad ogni problema tattico. Non è un caso se questa Germania, anche nelle versioni sperimentali, perde pochissimo, anche in amichevole, visto che nelle 112 gare da cittì ha vinto 77 volte contro i 20 pareggi e le 15 sconfitte.
Potremmo restare qui ad elogiare per ore il modello tedesco. La capacità di creare delle basi solide, di formare una nazionale che fosse anche squadra e non solo l’insieme dei migliori giocatori che il calcio tedesco possa esprimere. La capacità di capire dove si era sbagliato e cosa bisognava fare per poter ripartire.
Tutto quello, insomma, che dovremmo fare anche in Italia, ma che siamo ben distanti dal riuscire a realizzarlo.


4 commenti:

Tifosi_si_nasce ha detto...

Troppo grande la Germania, troppo grande, c'è poco da dire...

Mark della Nord ha detto...

D'accordo sul fatto che ha vinto la squadra migliore ma non va dimenticato che prima del gol decisivo dei tedeschi l'Argentina si era incredibilmente divorata 3 gol con Iguain, Messi e Palacio, arrivati soli davanti a Neuer.
Ne avessero realizzato soltanto uno non so come sarebbe finita considerata la difesa praticamente impenetrabile della squadra di Sabella.
E lo dice uno a cui l'Argentina non sta molto simpatica.

El Cabezon ha detto...

www.pianetasamp.blogspot.com

@ Mark della Nord non ti fossilizzare solo sulla finale, l'abbiamo visto tutti che l'Argentina ha avuto le migliori occasioni ( anche se ricordo il palo di Hummels... ), qui c'è da elogiare il movimento tedesco nel suo insieme e non sulla singola partita, una nazione che dopo un periodo difficile è riuscita a ripartire alla grande come testimoniano le tre ( o addirittura quattro?) semifinali consecutive tra Mondiali ed Europei, poi è chiaro che quando arrivi in fondo per trionfare ci vuole un pizzico di buonasorte...ciao!

Mark della Nord ha detto...

@Andrea
Infatti io ho premesso che ha vinto la squadra migliore.