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martedì 8 ottobre 2013

I CORI DI SFOTTO' NON SONO DISCRIMINAZIONE RAZZIALE

Ho già affrontato altre mille volte l’argomento “razzismo da stadio” e ogni volta la mia conclusione è uguale: si fa troppa confusione tra ciò che è (o potrebbe essere) razzista e ciò che razzista non è.
In quest’ottica, incredibile ma vero, sono d’accordo con Galliani e i tifosi rossoneri che hanno protestato contro “Obbligo di disputare una gara a porte chiuse ed ammenda di € 50.000,00: alla Soc. Milan per avere alcune centinaia di suoi sostenitori, alcuni minuti prima dell’inizio della gara, al 6° ed al 43° del secondo tempo, intonato un insultante coro espressivo di discriminazione territoriale nei confronti dei sostenitori di altra società”.
Premessa importante, sono io il primo a condannare pesantemente quando i tifosi ultras superano certi limiti (vedi caso Evacuo) o il loro tifo sfocia nell’inciviltà. Se ci fosse un referendum per l’abolizione dei gruppi organizzati degli Ultras quasi certamente voterei a favore.

Ma non si deve fare confusione tra il razzismo e lo sfottò. Tra la libertà di prendere in giro il tifoso avversario e l’offesa nei confronti dell’avversario, sia esso tifoso, giocatore o dirigente.
E “noi non siamo napoletani” tutto mi sembra tranne un coro razzista, anzi, scusate, una “discriminazione territoriale”. Come continuo a ribadire che un “buuu” non è mai razzista e che magari è più offensivo tirare in ballo la mamma defunta di Materazzi che dire “non esistono negri italiani”.

Non è un caso che i tifosi del Napoli domenica scorsa abbiano esposto provocatoriamente uno striscione “Napoli colera” per esprimere la loro solidarietà ai tifosi rossoneri. Un modo per far intendere che non si sentono né offesi né discriminati da cori e striscioni a loro indirizzati. Solidarietà arrivata oggi anche dagli Ultras nerazzurri.
I cori e gli striscioni fanno parte della coreografia calcistica, sono parte integrante del tifo. Se proprio si vuole combattere il razzismo bisognerebbe usare altri mezzi e prendere altre decisioni.
Sia chiaro, non sto giustificando assolutamente gli Ultras. Il fatto che uno degli esponenti di spicco del tifo rossonero abbia dichiarato che quei cori di domenica scorsa siano stati in un certo senso “voluti” mi pare di per sé un ottimo motivo per far giocare a porte chiuse.
Ma allo stesso tempo ci fa capire ancora una volta di più come le società siano “ostaggio” dei propri tifosi. Oddio, ostaggio fino ad un certo punto. Le società di calcio sono come dei commercianti che pagano il pizzo, sanno chi sono i loro strozzini. Oggi società conosce i propri tifosi. Quelli che fanno i presunti cori razzisti o che scrivono comunicati intimidatori sono gli stessi che fanno le coreografie da stadio, che popolano le sedi di allenamento a inizio stagione, che affrontano trasferte anche improbe e che non lasciano mai senza sostegno nei momenti più difficili squadre e società.
Ops, stiamo entrando in un altro campo, magari affronteremo in un’altra occasione l’argomento. Qui stasera mi preme semplicemente sottolineare come i tifosi abbiano il diritto di poter intonare cori di sfottò senza che questi vengano scambiati per discriminazione razziale. Stiamo parlando di cori che esistito da tempo e che in tutti questi anni non sono mai stati scambiati per offese o disciriminazione.

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1 commento:

Tifosi_si_nasce ha detto...

continuo a non capire la polemica...