12-12-12. Qualcuno sostiene che debba essere una data poco felice, altri sostengono che secondo i Maya questa data è il preludio a quello che succederà fra 9 giorni. Insomma, a quanto pare questa data non dovrebbe portare bene.
E a pensarci bene anche nel calcio il 12 è un numero che nel suo piccolo è poco fortunato. Tranne qualche eccezione, il 12 è il numero del portiere di riserva. Gran brutto mestiere quello del portiere di riserva. Se ne sta comodamente seduto in panchina e aspetta che il titolare abbia un raffreddore, una squalifica, un mal di testa, un’unghia incarnita per poter entrare in campo. Sta lì e aspetta. Aspetta che succeda qualcosa ma non è detto che qualcosa succeda. E allora sta seduto per giorni, mesi, anni, come in un limbo.
C’è la chioccia. Il portiere avanti con gli anni, quello che ha già dato e che spende gli ultimi anni di carriera a guardare la partita dalla panchina aspettando che arrivi il suo momento. O il momento di appendere i guantoni al chiodo.
C’è il giovane. Il ragazzo che è ancora agli inizi e sa che verrà il suo momento e quando arriverà cercherà di darsi da fare per dimostrare le sue doti. Se è in gamba riuscirà a strappare una maglia da titolare. In caso contrario l’anno dopo c’è la speranza di cambiare squadra e diventare titolare. O fare da riserva ad un altro portiere.
E infine c’è quello che per età e doti tecniche è alla pari col titolare. Si giocano una maglia da titolare ad armi pari, qualche volta è un duello tra nobili dove lo sconfitto si fa onestamente da parte, speso è un duello all’ultimo sangue. Senza esclusione di colpi.
Molti sono portieri di riserva precari, ovvero che l’hanno fatto o lo fanno per un periodo limitato della propria carriera. Alcuni invece hanno fatto del portiere di riserva un vero e proprio mestiere. Come Giulio Nuciari, che detiene il record di panchine in Serie A per un portiere (333, con solo 17 presenze). Oppure Raffaele Di Fusco, storico secondo portiere del Napoli scudettato o il coraggioso Alberto Jimmy Fontana, una vita da riserva nel Toro e perfino un libro sull'argomento ("Il portiere di riserva", scritto con l'aiuto del giornalista Marco Mathieu).
Ci sono poi quelli che meritano una citazione per il semplice fatto di aver fatto da riserva ad un portiere che non saltava mai una gara. Pensiamo ai quattro che hanno accompagnato Zoff nella sua chilometrica carriera: Pacifico Cuman (al Napoli), Piloni, Alessandrelli e Bodini (tutti e tre alla Juventus). Oppure a quelli che hanno avuto la sfortuna (o la fortuna) di fare da riserva a Pagliuca, un altro che giocava sempre. Dal 1994 al 1998 non saltò una gara con la maglia dell’Inter e a Mondini Landucci e Mazzantini non rimase altro che scaldare la panchina, lo stesso fecero Coppola, Manninger e Ferron al Bologna quando sempre lo stesso Pagliuca giocò tutte le gare dal 2000 al 2004.
Ma in tutta questa selva di portieri di riserva spicca lui, il mio preferito: Astutillo Malgioglio. Con quei baffoni e quell’aria da secondo portiere, Malgioglio è stato il portiere di riserva dell’Inter dal 1986 al 1991 giocando appena 12 gare. E il fatto di essere stato il numero 12 negli anni in cui iniziavo a tifare Inter ha influito a farlo diventare nel mio immaginario l’emblema di questo ruolo. Il ruolo meno ambito da tutti ma forse quello che più rappresenta la vita. A che non è mai capitato di stare lì seduto ad aspettare che succeda qualcosa e che venga il proprio turno?
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5 commenti:
Bravo, il giusto tributo ad un ruolo poco considerato ma ugualmente importante.
Il portiere di riserva deve essere sempre pronto, sempre attento e concentrato perché se tocca a lui deve farsi trovare preparato.
Vabbè, diciamo che oggi il ruolo del portiere di riserva è meno "rigido". Tra impegni di Coppa Italia, turnover, e partite meno importanti si riesce sempre a racimolare qualche presenza.
Un tempo invece il turnover non esisteva, gli impegni erano molti di meno e il secondo portiere passava stagioni intere in panchina.
Ma la si potrebbe guardare anche da un'altra prospettiva. Il secondo portiere se ne sta comodamente seduto in panchina, gioca di tanto in tanto e a fine mese si prende il suo bel stipenduccio. Tutto sommato non è male vista così. E se il "nostro" numero 12 è uno che si accontenta gli va benissimo fare questa vita.
Bé prospettiva decisamente interessante. Non credo però che i portieri di riserva siano così daccordo...
La storia dei portieri di riserva é fatta anche di molti che partendo dalla panchina sono diventati portieri inamovibili. Mi viene in mente Buffon a Parma o De Sanctis ai tempi del Pescara.
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