Francesco Toldo, il Presidente di InterCampus Carlotta Moratti, l'ambasciatore italiano all'Onu Cesare Maria Ragaglini, Massimo Moratti e Luis Figo. |
Più del Triplete, più dei cinque scudetti vinti, più di ogni altra cosa. Inter Campus dovrebbe essere il più grande motivo d’orgoglio di tifare per i colori nerazzurri. Inter Campus, per chi non sapesse di cosa si tratta, è un progetto della società nerazzurra che opera da anni in paesi svantaggiati e attraverso i suoi programmi ha potuto aiutare i bambini di queste zone ad integrarsi nelle proprie comunità, offrendo una rete di sostegno scolastico e sanitario. Il tutto è stato possibile semplicemente insegnando ai bambini a giocare a calcio e creando delle partnership di assistenza e sviluppo con organizzazioni locali non governative.
Ormai Inter Campus è una realtà consolidata da 15 anni. Una realtà passata inosservata a molti (diciamoci la verità anche a noi tifosi interisti) ma non all’ONU (no dico, l’ONU) che ha invitato una delegazione nerazzurra a presentare i programmi di Inter Campus nella sua sede centrale.
Il freddo Palazzo di Vetro, di solito sfondo per i programmi politici degli uomini più importanti della terra, ha ospitato un’idea, il sogno realizzato di una squadra di calcio.
Tutto è cominciato in una favelas brasiliana: “Non potevamo chiudere gli occhi di fronte alla possibilità di poter ridare il sorriso a dei bambini, di fargli sentire che appartenevano al mondo”, ha esordito Massimo Moratti nel suo discorso. E attualmente sono 25 i Paesi interessati dal progetto.
Angola, Argentina, Bolivia, Bosnia, Brasile, Bulgaria, Cambogia, Camerun, Cina, Colombia, Congo, Cuba, Iran, Israele, Libano, Marocco, Messico, Palestina, Paraguay, Polonia, Romania, Tunisia, Uganda, Ungheria, Venezuela: lo staff di Inter Campus è arrivato in posti lontani ed esposti a tante problematiche tra le quali la guerra, quella vera. Gli allenatori nerazzurri insegnano alla gente del posto a prendersi cura dei bambini di strada e insieme gli riconsegnano il loro diritto ad essere piccoli, a divertirsi, a dimenticare per un po’ le tragedie che caratterizzano la loro vita. Ad occuparsi di tutto e coordinare le varie attività è Carlotta Moratti, figlia del presidente nerazzurro.
“Non è beneficenza, è solidarietà sociale”. Come l’ha definita ieri Francesco Toldo, pure lui a New York come ambasciatore insieme a Luis Figo.
Un esempio positivo di responsabilità sociale. Una strada difficile da intraprendere, senza fini di scouting, priva di qualsiasi ritorno economico.
E nell’era dei giocatori miliardari che girano in Porsche e dei sceicchi che spendono fior di quattrini per assicurarsi i migliori giocatori, è bello sapere che qualcuno impieghi tempo e soprattutto denaro per aiutare i bambini meno fortunati e ridare loro un sorriso. Anche per questo noi siamo l’Inter, anche per questo siamo orgogliosi di tifare per questi colori.
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2 commenti:
Un progetto molto interessante che andrebbe pubblicizzato di più. Ma la solidarietà non fa notizia, meglio parlare di Sneijder ed errori arbitrali.
In Europa ci sono squadre che per disponibilità economica e popolarità (penso al Real Madrid o al Manchester United) avrebbero potuto dar vita ad un progetto del genere. E invece non l'hanno fatto.
Onore e merito a Moratti e all'Inter.
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