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mercoledì 16 maggio 2012

ARRIVEDERCI PAOLO, PROTAGONISTA DIETRO LE QUINTE

In ogni grande spettacolo si applaudo gli attori principali e il regista. Sono loro i protagonisti. Raramente qualcuno si ricorda di applaudire chi lavora dietro le quinte, chi fa il suo dovere ma lo fa al riparo dalle grandi platee.
Ecco Paolo Orlandoni era un po’ come un tecnico delle luci (o qualsiasi altro ruolo che preferite) nella Grande Inter che ha vinto tanto negli ultimi anni (eccezion fatta per l’ultima sciagurata stagione). Gli applausi, le standing ovation, i clamori erano tutti per le prime donne, per Eto’o, per Milito, per Mourinho, per Sneijder. A lui rimane la consapevolezza di aver dato il suo prezioso contributo dietro le quinte affinché lo spettacolo riuscisse alla grande.
Arriva all’Inter a 15 anni. E’ il 1987. In prima squadra ci sono Zenga, Bergomi e Riccardo Ferri, Passarella e Baresi, Matteoli, Altobelli e Serena: dalle giovanili guarderà lo Scudetto dei Record di Trapattoni per poi raggiungere in prima squadra Brehme, Matthaus, Klinsmann e Nicola Berti. Ci resterà una sola stagione -è il 1990/91- per poi iniziare un personalissimo giro d’Italia che lo porterà prima nelle categorie inferiori e poi, nel 1999, in Serie A con Reggina, Bologna, Lazio e Piacenza.
Nel 2005 ritorna a casa. Colleziona 6 gettoni in sette stagioni ma non è questo l’importante. L’importante è che metta la sua esperienza al servizio della squadra. Fa da guardia del corpo silenziosa a Julio Cesar, Toldo e Castellazzi. Lui è il grande consigliere e il grande motivatore, quella presenza indispensabile in qualsiasi gruppo.
Dopo Walter Zenga è stato l’unico portiere uscito dalla Primavera nerazzurra a giocare nell’Inter. La sua carriera non è minimamente paragonabile a quella di Walter Zenga ma nel suo piccolo è comunque parte della storia dell’Inter. Senza contare che il suo palmares è più ricco di quello dell’Uomo Ragno nerazzurro.
Dalla prossima stagione Orlandoni non farà più parte della rosa nerazzurra. All’età di 40 anni ha deciso di appendere i guanti al chiodo. Sarebbe stato bello se domenica scorsa Stramaccioni lo avesse schierato dal primo minuto per dargli il giusto e meritato tributo dopo una carriera tutto sommato positiva. Non lo ha fatto ma poco importa.
Orlandoni rimarrà comunque uno di noi. Uno coi colori nerazzurri tatuati sul cuore. Per questo e per altri mille motivi merita un lungo e caloroso applauso, di quelli che in genere si regalano alle grandi stelle al termine dello spettacolo. Ciao Paolo.

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3 commenti:

Nicola ha detto...

E' vero, quasi sempre si parla dei grandi protagonisti e ci dimentichiamo di chi sta dietro le quinte. Dei terzi portieri, per esempio. Non giocano mai eppure sono sempre là.

Anonimo ha detto...

Bella la vita del terzo portiere. Non fanno niente, a fine mese incassano comunque lo stipendio .e vincono trofei senza alcun sforzo.

fcoraz ha detto...

Speriamo sia l'occasione per vedere all'Inter un portiere con meno di 30 anni.